Le braccia muscolose del più grande non facevano altro che stringere possessivamente il corpo caldo dell'altro al suo, le gambe di Federico erano saldamente allacciate sul bacino del maggiore mentre questo non faceva altro che catturare ancora e ancora le sue labbra, in una sequela di baci che stava mandando entrambi fuori di testa, nell'ascensore di vetro il solo rumore udibile era lo schioccare delle loro lingue, i mugolii sommessi e le dolci parole che si sussurravano tra un bacio e l'altro.
Le mani di Federico, ben presto, finirono tra i folti capelli mori del maggiore, perfettamente tirati all'indietro, e iniziarono a giocherellare con questi rovinando, così, la perfetta acconciatura del ragazzo, Benjamin interruppe per un momento quel bacio che li stava unendo e sorrise al più piccolo.
-"Federico, Federico, Federico." Cantilenò e sistemò meglio le gambe del ragazzo sul suo bacino. "Tu mi farai impazzire." Aggiunse e soffiò sulle labbra umide del minore.
Prima che il più piccolo potesse rispondere l'ascensore trillò e, dopo soli pochi istanti, le porte si aprirono.
-"Andiamo nel tuo ufficio?"
-"Andiamo nel nostro ufficio."La porta dell'ufficio del più grande si spalancò, due giovani aggrovigliati su loro stessi entrarono nella stanza ampia, il più grande continuava a reggere il corpo del biondo mentre questo non faceva altro che sorridere per la sua goffaggine, con un calcio Federico richiuse la porta alle loro spalle e tirò leggermente i capelli mori del maggiore, di risposta questo mugolò qualcosa che, il più piccolo, non riuscì a capire.
Con soli pochi passi Benjamin raggiunse la sua scrivania, con una sola mano sgomberò una parte di questa e fece accomodare Federico su questa parte.
-"Prima ti ho detto che mi farai impazzire." Iniziò a parlare Benjamin con il respiro affannato. "Mi correggo, mi hai già fatto impazzire." Aggiunse.
Federico, felice come non mai, si morse il labbro e tirò l'altro per la cravatta per portarlo più vicino a lui.
-"Ora tocca a te farmi impazzire."I giorni si susseguivano l'uno dopo l'altro, giornate di sole si alternavano a quelle di pioggia che costringevano gran parte degli abitanti newyorkesi a restare a casa, in quella città però la vita non mancava mai, ogni angolo brulicava di felicità e voglia di vivere, a prescindere dal meteo, e tra la gente che voleva davvero vivere c'erano due ragazzi che si erano appena trovati ma che non avevano alcuna intenzione di lasciarsi andare.
Benjamin e Federico non facevano altro che passare ogni loro momento insieme, che fosse a lavoro o non, per loro ogni motivo era buono per poter stare insieme, poca importanza aveva dove fossero o che ora fosse, quando i loro occhi si incrociavano il mondo intero spariva e loro tornavano ad essere felici.Erano passate diverse settimane da quando i due ragazzi avevano deciso di dare una possibilità a quel sentimento che li univa, era ormai metà marzo, e le cose tra di loro non sarebbero potute andare meglio, in ufficio per loro era abbastanza difficile trattenersi dallo stringersi continuamente ma sapevano che era la cosa giusta da fare, volevano avere ancora un po' di tempo prima che terzi incomodi si intromettessero tra di loro.
Anche quel giorno, come facevano sempre d'altronde, i due ragazzi stavano lavorando anche se erano molto frequenti le pause che si concedevano per potersi beare della presenza dell'altro, come in quello stesso momento.
-"È ora di pranzo." Disse Benjamin e sfiorò le labbra del minore, seduto sulle sue gambe, con un dito.
-"Sì, lo so." Rispose il biondo e poggiò la testa sul petto dell'altro. "Vuoi che vada a prendere qualcosa?" Chiese.
-"Neanche morto mi separerei da te per farti andare a prendere il pranzo." Replicò il più grande e prese le mani del biondo tra le sue. "Proprio per questo motivo andremo a pranzo fuori, insieme." Aggiunse.
Gli occhi di Federico si illuminarono e un sorriso raggiante si stampò sul suo volto.
-"Insieme?" Ripeté e allacciò le braccia al collo del maggiore.
-"Insieme." Annuì il moro. "Ti piace come idea?" Aggiunse e sfiorò la punta del naso del minore con la sua.
-"Mi piace se è una tua idea." Rispose il più piccolo e annullò le distanze tra di loro ancora una volta.
Il rumore leggero della maniglia che si abbassava giunse alle orecchie del minore che, di scatto, si allontanò dal viso del più grande e, rischiando di cadere, si alzò dalle gambe di Benjamin nello stesso istante in cui una cascata di capelli lunghi e il ticchettio dei tacchi di Vanessa entrasse nella stanza.
-"Benjamin?" La voce, ormai diventata familiare anche al minore, arrivò alle orecchie dei due e Federico non poté evitare di fare una smorfia annoiata. "Ti disturbo?" Chiese e chiuse la porta alle sue spalle.
-"Che cosa c'è, Vanessa?" Chiese il moro e cercò di ricomporsi. "Stavo sistemando dei documenti." Aggiunse e rivolse uno sguardo ai documenti che aveva messo da parte per concentrarsi sul minore.
-"È ora di pranzo, nel caso non l'avessi notato." Disse Vanessa. "E stavo pensando che potremmo andare da qualche parte insieme, magari al ristorante qui vicino." Continuò e si avvicinò alla scrivania.
-"No, non possiamo." Replicò seccamente il più grande. "Devo andare a pranzo con Federico." Aggiunse e indicò il ragazzo al suo fianco.
Lo sguardo della ragazza slittò sul biondo e assottigliò gli occhi per guardarlo meglio.
-"Oh, ciao Federico, non ti avevo visto." Rispose e il minore si limitò a salutarla con una mano. "Potrei venire anch'io, se per voi va bene."
-"No, Vanessa, dobbiamo parlare di lavoro." Disse Benjamin e si alzò dalla sua sedia. "Sarà per la prossima volta."-"Benjamin credi che Vanessa si sia arrabbiata?" Chiese Federico mentre uscivano dall'azienda del maggiore.
-"Poco mi importa in realtà." Rispose il moro e fece spallucce.
-"Ti prego, rispondimi." Replicò il più piccolo mentre lo affiancava per raggiungere la limousine dove Tyler li attendeva.
-"Non credo si sia arrabbiata, sa che per me il lavoro è molto importante." Disse Benjamin e raggiunse la macchina. "Ciao Tyler, puoi portarci al ristorante di cui ti ho inviato l'indirizzo?" Chiese.
-"Certo, salite pure." Rispose l'uomo e aprì la portiera ad entrambi.
-"Ciao Tyler." Lo salutò il biondo e l'uomo gli sorrise, prima di salire nella limousine. "Benjamin tu però non devi lavorare." Aggiunse rivolto verso il moro.
-"Lei però non lo sa." Replicò il più grande. "Federico, ascoltami, non mi importa di che cosa pensa Vanessa, è solo una ragazza che lavora per me, non può costringermi ad andare a pranzo con lei.
Rilassati." Continuò e gli poggiò una mano sulla spalla.
-"In passato però c'è stato qualcosa tra di voi." Disse Federico. "Deve pur contare qualcosa per te." Aggiunse.
Benjamin scosse la testa e lo attirò a lui.
-"Federico lei per me non conta niente, come ti ho già detto in passato era solo divertimento." Iniziò a parlare mentre la macchina iniziò a muoversi tra le strade di New York, fortunatamente in quel momento poco affollata. "Per me conta solo ciò che mi unisce a te, per me sei importante solo tu.
Smettila di pensare a Vanessa o chiunque altra, ora ci sei tu nella mia vita e, te lo giuro, non desidero nessun altro.
Sei unico per me, Federico." Concluse e fece unire le loro labbra, ignorò il sorriso compiaciuto stampato sul volto di Tyler, si limitò a dimostrare al più piccolo quanto quelle parole fossero sincere, quanto lui lo necessitasse nella sua vita.
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...