Tanti erano i segni che ricoprivano il collo del più piccolo, segni che gli erano stati lasciati dal suo fidanzato come prova di quanto geloso questo fosse e, allo stesso tempo, quanto tenesse a lui e quanto volesse proteggerlo da ogni pericolo del mondo.
Usciti da quel camerino Federico era totalmente scombinato, i capelli biondi andavano in una direzione totalmente casuale, gli abiti sgualciti, le guance arrossate, uno stupido sorriso stampato sul volto accaldato e, per finire, la prova concreta di ciò che era successo all'interno di quel camerino, la lunga scia di succhiotti, fatta dal più grande, che partiva dalla mascella del biondo e scompariva oltre il bordo della maglia azzurra di questo; Benjamin, invece, sembrava molto più tranquillo dell'altro, un sorriso soddisfatto non accennava a scomparire, le labbra gonfie e i capelli arruffati, per via delle mani del più piccolo che non facevano altro che giocherellare ossessivamente con i suoi capelli, nonostante però il suo aspetto non era per niente agitato, anzi, sorrise trionfante quando raggiunse la cassa per pagare l'abito che aveva regalato al minore e quando il commesso sgranò gli occhi alla vista della pelle macchiata di Federico.
-"Ricordati che lui è mio." Aveva detto Benjamin prima di prendere il sacchetto e la mano del suo fidanzato, per poi uscire dal negozio.I due ragazzi avevano passato nel negozio più tempo di quanto pensassero, la loro pausa in camerino aveva rubato loro più tempo di quanto volessero ma il solo poter stare insieme aveva fatto dimenticato loro la cognizione del tempo, usciti dal negozio Benjamin e Federico andarono in un pub poco distante dall'azienda dell'altro, dove dopo pranzo si sarebbero dovuti recare, e ordinarono qualcosa di veloce, più interessati a conversare che a mangiare, il più piccolo si era imposto di pagare per entrambi, per poter compensare, anche se in minima parte, al regalo che il maggiore gli aveva fatto questo aveva sorriso davanti alla sua testardaggine, la stesso che lo aveva fatto innamorare.
-"Amore sei pronto?" Gli aveva chiesto Benjamin all'uscita del locale.
-"Certo." Annuì il biondo e lo affiancò. "Andiamo in azienda?" Chiese.
-"Sì." Rispose il più grande e gli prese la mano. "Se però preferisci andare prima da qualche parte, basta che me lo dici e io ti ci porto." Aggiunse e gli regalò un sorriso mentre, insieme, si dirigevano verso la macchina del più grande.
-"Oh, davvero?" Chiese, sorridente, Federico e si appoggiò al braccio del maggiore. "Sei ai miei ordini?" Continuò a chiedere e rivolse uno sguardo divertito al ragazzo al suo fianco.
Il moro si lasciò andare ad una breve, e sincera, risata prima di fermarsi nel bel mezzo del parcheggio, poco distante dalla sua automobile, e piazzarsi davanti al minore che continuava a sorridere.
-"Sono totalmente ai tuoi ordini, fiorellino." Disse e scostò i capelli dal viso dell'altro.
-"Allora ti ordino di baciarmi." Replicò il più piccolo e fece un passo verso di lui.
Benjamin gli cinse il bacino con un braccio e lo attirò a sé.
-"Questo non serve neanche che tu me lo chieda." Sussurrò prima di far unire le loro labbra, non curanti degli sguardi indiscreti di qualche passante.Con il sorriso stampato sul volto, i due giovani innamorati, entrarono nell'azienda del più grande e tra una chiacchiera e una risata, Benjamin e Federico, non si erano resi conto delle loro mani ancora unite; i due ragazzi camminavano con noncuranza lungo l'entrata dell'azienda del più grande, non avevano dato peso alle tante occhiate che gli altri gli stavano riservando, credevano fossero dovute, semplicemente, al loro ingresso come accadeva spesso ma una voce, che alle orecchie del minore parve come stridula, li interruppe e distrusse quella bolla che si erano creati intorno dove la realtà non poteva entrare.
-"E così non era per Federico, giusto?!" Esclamò questa voce.
I due ragazzi, in contemporanea, si voltarono e il moro non poté evitare di aggrottare la fronte alla vista di una Vanessa furiosa.
-"Che cosa stai dicendo?" Borbottò confuso mente lo sguardo del più grande si spostava tra l'uno e l'altro.
-"Solo ieri mi hai giurato di non avermi lasciato per Federico!" Urlò Vanessa del tutto fuori di sé. "E ora lo stai tenendo per mano, che razza di uomo sei, Benjamin?!" Continuò mentre gesticolava nervosamente con le mani.
Lo sguardo dei due ragazzi si abbassò sulle loro mani unite, un gesto che era diventato per loro spontaneo come l'amarsi, e il più piccolo sobbalzò mentre Benjamin fece spallucce.
-"E il tuo problema qual è?" Chiese con fare annoiato e inclinò la testa da un lato.
-"Il mio problema è che stai con questo qui!" Rispose la ragazza e indicò il biondo che abbassò il capo dispiaciuto. "E non con me!"
-"I- io e B- Benjamin..." Balbettò Federico a testa bassa. "Io e Benjamin n- non stiamo insieme, siamo solo a- amici..." Mentì il ragazzo sperando di poter migliorare quella situazione, fece per lasciare la mano dell'altro ma questo lo attirò al suo corpo.
-"Federico non dobbiamo mentire, non più." Disse il moro con lo sguardo rivolto verso il minore. "Non voglio che tu venga deriso solo perché non puoi dire la verità, non ancora." Aggiunse.
Il più piccolo alzò gli occhi lucidi e abbozzò un sorriso.
-"Vuoi davvero farlo?" Chiese.
Benjamin, per tutta risposta, cinse i fianchi del minore con un braccio e si schiarì la voce.
-"Ascoltatemi tutti!" Urlò per attirare l'attenzione di tutti i presenti. "Io e Federico stiamo insieme, lui non è solo mio amico o il mio assistente, lui è il mio fidanzato e non vogliamo più nasconderlo.
Sappiate una cosa, però, chiunque oserà trattare male Federico dovrà vedersela con me e sapete che so essere davvero cattivo, se sentirò o mi verrà riferito di qualcuno che parla male di noi può considerarsi licenziato, non cercate la pietà del mio fidanzato perché non la troverete, portategli rispetto e andrà tutto bene.
Lui è il mio fidanzato e, automaticamente, a capo dell'azienda con me e dovrete trattarlo come trattate me.
Chiunque creda di non poter stare agli ordini di una coppia gay sa qual è l'uscita, non sarò io a trattenervi e, per chi vuole restare, ora ritorni a lavoro."
Nessuno dei presenti osò aprire bocca, tutti scattarono e tornarono alle loro postazioni, nessuno prese in considerazione l'idea di andare via, mentre Vanessa continuava ad essere del tutto fuori di sé.
-"Siete una massa di smidollati!" Urlò Vanessa.
-"Vanessa vale la stessa cosa anche per te." Disse il moro. "Torna a lavoro o puoi anche andartene."
-"Benjamin tu non puoi trattarmi così!" Esclamò lei. "Non puoi preferire lui a me!"
-"Io sto con Federico." Replicò Benjamin. "E tu faresti bene a trovartene uno della tua età, buona giornata." Aggiunse e andò via mano nella mano con il biondo.

STAI LEGGENDO
Terminal || Fenji.
أدب الهواةTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...