Eighteen.

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Benjamin non ricordava.
Benjamin non ricordava nulla di quello che era successo tra di loro la sera precedente, non ricordava le belle parole che gli aveva detto, i complimenti che gli aveva fatto ed erano riusciti a far sentire Federico davvero speciale e amato, non ricordava il modo in cui lo aveva guardato e, ancor più importante, non ricordava il modo in cui lo aveva stretto al suo corpo e in quei momenti erano sembrati come un puzzle, combaciavano, l'uno l'estensione dell'altro, Benjamin non ricordava il modo in cui le loro labbra si cercavano e come, nel buio di quella stanza, loro glielo avessero impedito perché sbagliato, il moro non ricordava neppure come le sue labbra avessero vagato senza meta sul busto nudo del più piccolo e di come questo si fosse ritrovato a desiderare sempre più baci, come desiderasse sempre di più quella droga che Benjamin gli stava dando.
Benjamin non ricordava nulla di ciò che era successo e Federico non aveva intenzione di raccontarglielo, non voleva vedere l'orrore stampato sul volto del moro quando gli avrebbe detto tutto, non voleva ripetergli le sue parole, avrebbe tenuto per se stesso quel 'e io potrei anche innamorarmi di te', quella serata sarebbe stata il suo segreto.
-"Nulla Ben, abbiamo solo guardato la TV e poi ti sei addormentato." Gli aveva risposto Federico e si era stampato un sorriso sul volto per essere più credibile.

Erano passati vari giorni da quella sera, tre per la precisione, e durante quel tempo nessuno dei due aveva accennato più a quella serata, uno perché credeva che non fosse successo nulla e l'altro perché sapeva che non sarebbe riuscito a mentire nuovamente, e il loro rapporto era proseguito senza troppi problemi, continuavano a passare del tempo insieme, si divertivano e capivano sempre di più quanto importante stessero diventando l'uno per l'altro.
In quel tranquillo giovedì mattina tutti si accingevano ad iniziare una nuova giornata e a svolgere le loro normali attività, le strade mattutine si stavano pian piano popolando di ragazzi diretti a scuola e adulti che volevano svolgere le loro attività.
In quel tripudio di colori, Benjamin e Federico si beavano dell'aria fresca mattutina a contatto con la loro pelle; il moro di buon mattino si era recato al motel dove l'altro soggiornava e aveva deciso di volerlo portare a fare colazione, niente preavvisi, nulla di premeditato, solo la voglia folle di passare del tempo con quel ragazzo dagli occhi simili ai cristalli, fragili come potevano essere i cristalli ma spettacolari, sempre pronti a mostrare un lato nuovo della vita.

-"Ti piace molto questo bar da quanto ho capito." Disse Federico, con un piccolo sorriso stampato sul volto tinto di rosso per il freddo, e sistemò il suo cappotto nero sulla sedia.
Il bar scelto dai due ragazzi, per fare la loro colazione, era lo stesso in cui Federico aveva scoperto il giorno del compleanno del moro e lo stesso in cui si erano recati più volte durante quelle settimane.
-"È il mio preferito." Rispose il moro e regalò un sorriso al minore, prima di passargli il menù che lui, ormai, conosceva a memoria. "Non è come tutti gli altri bar di New York, quelli sono belli ma privi di calore, se capisci ciò che intendo." Continuò e fece un breve gesto con la mano.
Il più piccolo annuì e poggiò il menù, che l'altro gli aveva dato, sul tavolo.
-"È vero." Disse. "Questo bar ti dà tanto calore, tutto il personale è gentile con te e non lo fa solo perché è pagato per farlo, ci tiene davvero a capire le tue esigenze e i tuoi gusti.
Questo bar ti dona la sensazione di essere a casa." Concluse mentre si guardava intorno.
-"E casa tua, Federico?" Chiese Benjamin e inclinò la testa da un lato. "La tua casa ad Orlando com'era?" Chiese.
Il sorriso presente sul volto del biondo si affievolì, il suo passato, ciò che aveva lasciato ad Orlando, non era il suo argomento preferito, odiava le situazioni che aveva vissuto tra quelle strade e odiava anche ciò che lui era quando si trovava ancora in quel posto.
-"Casa mia era bella da vedere ma priva di calore." Sussurrò. "Non c'era posto per l'amore, solo per il risentimento." Aggiunse.
-"I tuoi genitori non si amavano?" Chiese il più grande, che si era appena reso conto di non sapere nulla sul passato del più piccolo.
Federico soffocò una breve risata e scosse la testa.
-"I miei genitori si sono separati quando io avevo quattro anni." Disse. "Non si sono mai amati però, si sono sposati solo perché i miei nonni li hanno costretti." Spiegò.
-"Li hanno costretti?" Ripeté il moro e aggrottò la fronte. "Perché?
Sempre se hai voglia di dirmelo." Aggiunse.
Il più piccolo si sistemò sulla sedia prima di iniziare a parlare.
-"I miei genitori quando si sono conosciuti avevano poco più di vent'anni, frequentavano la stessa università, non erano quelle che vengono definite anime gemelle, sono usciti insieme un paio di volte e mia madre è rimasta incinta." Raccontò con lo sguardo basso sulle sue mani unite sul grembo. "Loro non si amavano ma i miei nonni volevano offrirmi una famiglia, per quanto questa fosse inadatta ad un bambino, si sposarono un mese prima della mia nascita.
I miei nonni materni vivevano a Boca, da dove viene mia madre, quindi li vedevo raramente ma i miei nonni paterni erano molto presenti, erano loro a farmi da genitori e costringevano i miei a restare insieme.
Quando io avevo poco più di tre anni ebbero un incidente e morirono entrambi, per i miei fu il momento perfetto per separarsi, a quattro anni ho visto per l'ultima volta mio padre, mentre faceva le valige e mi diceva 'ci vediamo presto, piccolo mio', quel presto non è mai arrivato." Continuò a raccontare il ragazzo mentre sentiva un peso sul petto dolergli, odiava ciò che era stata la sua infanzia, odiava la sua famiglia e odiava i suoi nonni per averlo abbandonato al suo destino.
Benjamin allungò una mano per stringere quella del minore e si sforzò di sorridere per dare coraggio all'altro.
-"Non hai mai più visto tuo padre?"
-"Dopo qualche settimana si trasferì in Argentina, trovò lavoro lì grazie alle conoscenze che avevano i miei nonni, mi telefonava una volta l'anno se gli andava, da quanto ne so si è innamorato, sposato e dovrei avere almeno tre fratelli da quelle parti."
-"E tua madre? Non ha mai fatto nulla per il vostro rapporto?"
-"A mia madre importava solo dei soldi che mio padre le mandava, faceva una bella vita, decine e decine di uomini entravano in casa nostra e tutti credevano di avere qualche dritto su di me." Disse Federico. "La separazione da mio padre, per lei, è stato solo un modo per riprendersi la sua vita e io non facevo parte di quella vita, ero solo un peso che doveva soddisfare i suoi desideri e che le fruttava un bel po' di soldi al mese." Continuò.
-"Tu non sei un peso, Federico." Rispose il moro e gli strinse più forte la mano. "Non lo sei."
Il più piccolo sospirò e abbozzò un sorriso.
-"E tu invece?" Chiese. "Com'è stata la sua vita, signor Mascolo?" Chiese sforzandosi di apparire allegro.
Le labbra di Benjamin si piegarono in una linea dura ma sapeva che avrebbe dovuto dirgli tutto, glielo doveva.
-"Mia madre è morta dandomi alla luce." Disse e il volto dell'altro si piegò in una smorfia di sorpresa e dolore. "Durante il parto ci furono dei problemi e i dottori preferirono salvare me, proprio come avrebbe voluto anche lei.
Mio padre era un ricco imprenditore, l'azienda che dirigo era la sua, e ha sempre cercato di non farmi mancare nulla ma i suoi orari lavoratori non coincidevano con quelli di un bambino desideroso di affetto." Continuò.
-"Perché parli di lui al passato?" Chiese il biondo e inclinò la testa da un lato.
-"Mio padre è morto quando io avevo diciotto anni." Rispose il più grande. "Tutto ciò che mi è rimasto di lui è l'azienda, qualcosa che io non ho mai voluto e quotidianamente devo lottare con il suo spettro, essere suo figlio non fa di me un capo eccellente e i dipendenti si aspettano che io sia lui, io però sono solo Benjamin."
-"Benjamin nessuno si aspetta che tu sia tuo padre o altri." Replicò Federico. "Tu sei un dirigente spettacolare."
-"Non è quello che volevo essere però." Rispose il moro. "Io volevo scoprire il mondo ed essere libero, volevo viaggiare con la mia macchina fotografica e imprimere nella mia mente tutti i posti più belli."
-"Volevi essere un fotografo?"
Benjamin annuì.
-"E mio padre lo sapeva bene però credeva che il mio destino fosse dirigere l'azienda di famiglia e ha fatto di tutto affinché fosse così." Disse. "L'unica cosa buona che mi ha portato questa vita sei tu, Federico." Aggiunse.
-"Io?"
-"Sì, Federico, tu sei tutto ciò che di più bello può darmi questa vita."

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Ehi🌸
Grazie, grazie e ancora per le settemila visualizzazioni, questa storia è iniziata da meno di un mese eppure cresciamo sempre di più e lo facciamo insieme, grazie♥️
Benjamin e Federico si conoscono sempre di più, come continueranno le cose tra di loro?
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Baci, Michi💕

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