Fifty two.

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Federico aveva faticato a tenere lontano dalla sua mente il ricordo delle sue chiacchierate, a lui poco gradite, con Vanessa e Evan, il suono delle voci dei due continuavano a rimbombare nella sua testa, non facendo altro che peggiorare il suo mal di testa già terribilmente acuto, seppur con parole diverse i due non avevano fatto altro che ripetergli che, prima o poi, Benjamin si sarebbe stancato di lui e lo avrebbe abbandonato proprio come si faceva con i cuccioli, lui avrebbe perso tutto ciò che di più bello e felice aveva trovato nella sua vita, si sarebbe ritrovato di nuovo solo in una città che non avrebbe saputo accettarlo.
Benjamin e Federico avevano trascorso l'intera giornata insieme, eppure, il più piccolo non si era mai sentito tanto distante dal suo fidanzato, nonostante lo tenesse per mano sentiva un vuoto dentro di lui, Benjamin faceva di tutto per farlo stare meglio, non si risparmiava in alcun tipo di attenzioni ma nulla riusciva a fargli dimenticare che cosa Vanessa e Evan gli avevano detto e, lui, non poteva evitare di chiedersi se avessero ragione.
Benjamin si sarebbe davvero stancato di lui?

Il moro, per quanto preso fosse dal suo lavoro, non era riuscito a non notare lo strano comportamento del più piccolo, Federico non era mai stato un tipo tanto silenzioso ma quel giorno aveva faticato a fargli pronunciare anche solo due parole, il biondo se ne stava, in silenzio, seduto sul divano nero presente nell'ufficio, la luce del computer sulle sue gambe che gli illuminava il viso, rendendolo più pallido di quanto già non fosse, e lo sguardo perso nel vuoto, anche quello stesso pomeriggio, mentre erano in giro per la città, non avevano parlato molto e quando Benjamin gli aveva chiesto a che cosa fosse dovuto quel silenzio, Federico, gli aveva risposto che preferiva ammirare la città che lo circondava, a lui ancora sconosciuta, e preferiva farlo in silenzio, il moro aveva scelto di credergli, non aveva alcuna voglia di litigare e non era nella posizione per chiedergli la verità, dato che anche lui stesso gli stava nascondendo delle cose.

-"Federico?" Lo chiamò, per la terza volta in soli cinque minuti, Benjamin e smise di digitare sui tasti del suo computer.
Il minore sembrava fin troppo preso dai suoi pensieri per dargli retta, sembrava non averlo nemmeno ascoltato, se ne stava a guardare il vuoto e, di tanto in tanto, sospirava rumorosamente.
-"Federico!" Lo chiamò nuovamente alzando il tono di voce.
Il biondo scosse la testa e sembrò tornare con i piedi per terra.
-"Mh? Cosa?" Chiese il ragazzo apparentemente stordito.
-"Che cosa ti prende?" Gli domandò il più grande e si alzò per raggiungerlo.
-"Che cosa mi prende?"
-"È quello che ti ho appena chiesto io." Disse il maggiore e lo raggiunse sul divano. "È da tutto il giorno che ti comporti in modo strano.
Ti va di dirmi che cosa ti prende?" Chiese.
-"Ho solo mal di testa, te l'ho detto." Mentì Federico e finse un sorriso, prima di togliersi il computer dalle gambe. "Posso farti io una domanda ora?" Domandò.
Il moro annuì e gli circondò le spalle con un braccio.
-"Tutte quelle che vuoi, fiorellino." Disse e gli stampò un bacio sulla punta del naso.
Il più piccolo sentì un dolore al petto quando l'altro lo chiamò come era solito fare, fiorellino, non voleva accettare che tutto quello potesse finire da un momento all'altro ma doveva sapere se Vanessa mentiva oppure no.
-"Come vanno i problemi in azienda?" Gli chiese. "Non voglio sapere qualcosa che non vuoi dirmi, solo se ci sono ancora o sono risolti." Aggiunse.
-"Vanno meglio ma ci sono ancora delle cose da sistemare." Rispose Benjamin e si avvicinò a lui per abbracciarlo. "Andrà tutto bene, stai tranquillo." Aggiunse e gli sorrise, prima di sfiorargli la guancia con un dito.
Il biondo annuì e prese un respiro profondo prima di parlare.
-"E il signor Lee?" Chiese. "Hai avuto ancora notizie da lui?"
L'espressione del più grande mutò al solo sentire nominare il nome dell'uomo, il sorriso che illuminava il suo volto era del tutto scomparso, i suoi occhi si erano incupiti e aveva sciolto ogni contatto fisico con il minore che lo osservava in silenzio, consapevole di ciò che stava accadendo.
-"Che cosa c'entra ora il signor Lee?" Replicò acido.
-"È solo una domanda."
-"Lui fa parte del passato e non vedo perché dovremmo parlare di lui." Sputò Benjamin e si alzò dal divano. "Ora se vuoi parlare d'altro per me va bene, altrimenti questa conversazione può finire qui per quanto mi riguarda." Aggiunse e con passo svelto raggiunse la sua scrivania.
Federico aprì la bocca, per replicare, ma sapeva che ogni parola sarebbe stata superflua.
Quella era la fine.

Federico aveva nuovamente usato la scusa del mal di testa per uscire dall'ufficio e prendere un po' d'aria, Benjamin sembrava troppo occupato ad evitare il suo sguardo per porgli una qualsiasi domanda, si era limitato a borbottare che mancava meno di mezz'ora e sarebbero andati via.
Il biondo barcollava tra quei corridoi ben curati e mai prima di quel momento gli erano sembrati spogli, nonostante le pareti fossero piene di quadri sapeva quanto quelle stanze fossero vuote, non avevano storie da raccontare perché nessuno aveva mai dedicato loro troppe attenzioni e lui non poteva fare a meno di sentirsi proprio come loro, loro che fornivano sostegno a chiunque volesse ma nessuno era disposto a sostenere loro.
Federico si sentiva spoglio e solo.
Il ragazzo non dovette attendere ancora molto prima di trovare la persona che stava cercando.
Vanessa.
-"Immagina tu abbia fatto ciò che ti ho detto." Disse la ragazza divertita mentre lo raggiungeva. "E immagino sia andata come ti dicevo."
-"Che cosa ha fatto il signor Lee?" Chiese Federico.
-"Fossi in te non mi chiederei che cosa ha fatto il signor Lee ma che cosa ha fatto Benjamin." Rispose la giovane. "E, nel caso volessi farlo, Benjamin ha stipulato un accordo con il signor Lee e questo accordo prevede che tu vada via." Aggiunse e incrociò le braccia al petto.
Il biondo sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta.
-"C- che cosa?" Balbettò e dovette reggersi alla parete per evitare di cadere sul pavimento.
Vanessa alzò gli occhi al cielo.
-"Patetico." Commentò e fece una smorfia disgustata. "Il signor Lee è uno dei più influenti imprenditori d'America e per quanto l'azienda di Benjamin sappia difendersi, il signor Lee non impiegherebbe molto a toglierla dal settore e mandare Benjamin in rovina.
Il tuo caro fidanzato è stato, per così dire, costretto a stipulare un accordo con il signor Lee ma questo non aveva alcuna intenzione di contrattare su una cosa, tu devi andare via.
Benjamin doveva scegliere tra la sua azienda e te, come puoi immaginare, non ha scelto te." Spiegò la ragazza e si piazzò davanti a lui.
-"Devi andare via, Federico, è giunta la tua ora." Aggiunse.
-"Nononononono." Cantilenò il più piccolo, mentre ormai le lacrime gli rigavano il volto pallido, e indietreggiò in preda alla disperazione. "Non posso crederci." Disse prima di singhiozzare.
-"Non vuoi crederci, è diverso.
Hai notato che ultimamente Benjamin è sempre più spesso fuori senza di te?" Chiese la giovane e il minore annuì. "Va dal signor Lee per contrattare, ormai devono essere alla fine e immagino lui abbia iniziato a parlarti dei problemi in azienda." Continuò.
-"Come fai a sapere dei problemi in azienda?"
Vanessa lo scrutò per qualche momento prima di sorridere e, in seguito, scoppiare a ridere.
-"Non avrai davvero creduto alla storia dei problemi in azienda?" Chiese in preda alle risate. "È un metodo per liberarsi di te, inizia parlando dei problemi in azienda e finisce dicendoti che non può più tenerti, poi ti caccerà anche da casa sua e sarai solo un ricordo per Benjamin.
Immagino che quel ragazzo che lavora dal signor Lee, Alexander, potrebbe essere un buon sostituto." Concluse.
L'ennesimo singhiozzo disperato lasciò le labbra di Federico e si appoggiò alla parete per avere un sostegno.
-"Devo ammettere però che mi dispiace vederti così." Disse Vanessa. "Che cosa farei ora?"
Federico si strofinò gli occhi e prese dei respiri profondi.
-"Lo lascerò."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora