Eighty seven.

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-"Federico!" Esclamò Diana e corse da loro. "Che cosa hai?
Che cosa sta succedendo?!" Chiese evidentemente preoccupata e aiutò il moro a sistemarlo sul divano.
-"Diana chiama subito il dottore, lo sto perdendo!"
Il viso della donna perse ogni colore, diventando poco più colorato del cuscino posizionato sotto la testa del minore, solo in quel momento si rese conto di quanto il più piccolo stesse soffrendo in quel momento, di quanto sembrasse pronto a lasciare loro e quel mondo da un momento all'altro.
Diana temeva che le sue gambe non l'avrebbero retta lungo il suo percorso per arrivare al telefono, che distava solo pochi metri ma per lei che sentiva la terra svanire da sotto ai suoi piedi sembravano chilometri interi, ma si fece forza e fece un respiro profondo, si alzò e si diresse il più velocemente possibile verso il telefono.
-"Amore mio, ti prego resisti..." Sussurrò Benjamin e gli scostò i capelli biondi dalla fronte umida. "Resisti, ti prego, fallo per me..." Aggiunse mentre lottava contro se stesso per non piangere.
-"B- Ben..." Balbettò il biondo che sentiva la sua gola secca.
-"Sono qui, piccolino, sono qui." Disse velocemente il più grande e gli strinse la mano. "Che cosa c'è?
Vuoi qualcosa?" Continuò, senza riuscire a mascherare la sua preoccupazione.
Federico chiuse gli occhi per un momento e ingoiò a vuoto, prima di tossire ma riprendersi subito dopo e abbozzare un sorriso.
-"Ti amo, Ben." Sussurrò.
Benjamin sorrise e aprì bocca per rispondere ma il mondo gli cadde addosso, il più piccolo sospirò pesantemente e voltò la testa dall'altro lato prima di chiudere gli occhi.

Il moro continuava a fare avanti e indietro nel luminoso corridoio, appena fuori la porta della stanza da letto che condivideva con il suo fidanzato, sentiva il suo stesso cuore battere all'impazzata, a tal punto che pensava di potergli uscire dal petto solo per correre a ricongiungersi con quello del suo unico amore, si era mordicchiato le unghie fino a farle sanguinare ed era ad un passo dall'avere una crisi isterica.
In seguito alla perdita di sensi del più piccolo, Diana aveva lanciato un urlo spaventato e il moro l'aveva incitata a chiamare il dottor Cameron, Federico aveva urgentemente bisogno di un dottore, e la donna si affrettò a comporre il numero di Ashton, quando il moro notò che Diana stava perdendo tempo in chiacchiere, le strappò il telefono dalle mani e urlò, letteralmente, all'uomo dall'altro capo del telefono di correre a visitare Federico perché stava male; dopo soli dieci minuti Ashton si precipitò in casa, approfittando del fatto che la porta d'ingresso non fosse ancora stata chiusa, e corse ad aiutare Federico ma ordinò al più grande, pronto ad esplodere da un momento all'altro, di restare fuori dalla stanza e di dargli tempo per visitare il biondo.
-"Andrà tutto bene, Benjamin, non preoccuparti." Gli aveva detto Ashton. "Federico starà bene." Aveva aggiunto prima di chiudere la porta della stanza e lasciare fuori il più grande.
Benjamin ebbe la strana voglia di scoppiare a ridere sentendo quelle parole, Federico lo avrebbe lasciato tra meno di sei mesi, se non prima, come poteva dirgli che sarebbe andato tutto bene e che Federico sarebbe stato bene?
Benjamin sapeva che non sarebbe andato nulla per il verso giusto eppure non poteva fare a meno di sperarci, in quei giorni ad Hudson Valley Federico non aveva avuto il benché minimo dolore e aveva alimentato la speranza in lui che il biondo sarebbe rimasto accanto a lui.

-"Ma chi devo pregare per sapere qualcosa in questa casa?!" Sbottò, ad un certo punto, Benjamin e spalancò le braccia.
Ashton era chiuso nella sua stanza da letto con Federico da circa un'ora, si era categoricamente rifiutato di dire qualsiasi cosa al moro prima di terminare la visita, le uniche che avevano il permesso di entrare nella stanza erano le domestiche quando al dottore serviva qualcosa ma aveva vietato anche a queste di dire qualsiasi cosa al più grande, neppure le minacce di questo erano riuscite a convincerle a dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, e Benjamin sentiva di star scoppiando.
In quel momento la porta della stanza da letto si aprì e il più grande trasalì.
-"La smetti di urlare?!" Urlò, a sua volta, Ashton. "A momenti ti sentono anche dall'altro lato della strada!" Esclamò e uscì in corridoio per poi richiudere la porta alle sue spalle.
Il moro non poté fare a meno di sorridere come un bambino e corse dall'uomo che alzò gli occhi al cielo divertito.
-"Ma ti sembra giusto rinchiuderti in stanza senza farmi sapere nulla del mio fidanzato?!" Lo rimproverò.
-"Forse non è giusto, è divertente però." Rispose l'uomo e fece spallucce. "Ora sono qui però, che cosa vuoi sapere?"
-"Voglio sapere come sta Federico, mi sembra ovvio!" Replicò il più grande gesticolando freneticamente con le mani.
L'espressione del dottore si incupì per un momento, prese il polso del maggiore e lo accompagnò fino alla poltrona beige posta in corridoio.
-"Siediti, Benjamin." Disse con tono impassibile. "Devo parlarti." Aggiunse.
Benjamin sentì il sangue gelare nelle sue stesse vene, ingoiò a vuoto prima di sedersi, pronto a sentire il peggio ma non a viverlo.
-"C- che cosa d- devi dirmi?" Balbettò e strinse i braccioli della poltrona.
Ashton sì inginocchiò davanti a lui e si passò una mano sul volto.
-"Io la volta scorsa ti ho detto che Federico sta molto male, no?" Chiese e l'altro annuì. "Non gli ho dato più di sei mesi perché la sua malattia era, è, davvero ad uno stato avanzato ma è successo qualcosa che non mi aspettavo." Disse.
-"Ashton, per l'amor del cielo, non fare giri di parole e parla!" Esclamò il moro che stava impazzendo, voleva, doveva, sapere che cosa stava succedendo al suo fidanzato.
L'uomo annuì.
-"So che la sua febbre e il suo svenimento ti ha fatto pensare al peggio ma non è così." Disse.
Il più grande aggrottò la fronte.
-"Che cosa stai cercando di dire?"
-"Che non è peggiorato." Rispose il dottore. "Non è neppure migliorato ma date le sue condizione è un grande passo in avanti." Spiegò meglio.
Un certo luccichio si impossessò degli occhi di Benjamin che strinse di più i braccioli della poltrona.
-"E la sua febbre?
Il suo svenimento?" Chiese. "Stava malissimo."
-"Forse è stato per il troppo sole." Ipotizzò Ashton e fece spallucce. "Non so dirti con esattezza a che cosa è dovuta una reazione tanto grave ma posso assicurarti che Federico non sta peggio."
-"Q- quindi Federico s- starà ancora con me?"
-"Sì, Benjamin." Annuì l'uomo e gli sorrise. "Federico starà ancora te, sta ancora con te."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora