Il più grande era del tutto fuori di lui dalla rabbia, il viso rosso come non mai e gli occhi quasi fuori dalle orbite, le mani tremolavano a contatto con la superficie dura della sua scrivania, i capelli, prima perfettamente ordinati, gli ricadevano in ciocche ribelle sulla fronte imperlata di sudore, la cravatta iniziava ad essere troppo stretta per lui che a fatica respirava, la sua vista era meno nitida di quanto volesse e nella sua mente continuavano a ripetersi le parole che quell'uomo aveva osato rivolgere a Federico, al suo Federico.
Il signor Lee, il ricco imprenditore con cui il moro avrebbe dovuto fare un contratto abbastanza importante, era appena uscito dall'ufficio del più grande e non si era risparmiato nel rivolgere ad entrambi i ragazzi insulti non leggeri che avevano fatto abbassare il capo al minore, aveva minacciato di farlo fallire ma Benjamin sapeva che non poteva fare nulla, la sua azienda vantava un certo potere nel loro campo e il signor Lee non poteva intaccarlo in nessun modo.
Lo sguardo arrossato del più grande si poggiò sul più piccolo, questo se ne stava seduto sul divano con il capo chino e le mani strette in grembo.
-"Grazie..." Sussurrò Federico senza mai alzare il capo. "Non dovevi farlo però..." Aggiunse.
-"Ho promesso di proteggerti ed è quello che voglio fare, Federico."
Quella fu l'ultima cosa che il moro disse riguardo quella discussione, nessuno dei due giovani osò riparlare del signor Lee.Il giorno precedente i due ragazzi avevano faticato a trovare un argomento di cui parlare, Federico aveva voglia di ringraziarlo ancora e ancora per ciò che aveva fatto per lui ma sapeva che il moro non voleva e quindi finiva per tacere, si limitava ad osservare in silenzio il ragazzo dagli occhi tanto belli e preziosi come diamanti e ringraziava il cielo per avergli donato un ragazzo come lui, per poter condividere le sue giornate con Benjamin.
Il martedì, il giorno successivo, fu però più leggero per loro, sembrava che il dramma avuto il giorno precedente fosse ormai solo un ricordo lontano e poco piacevole, tra i due le cose erano ritornate alla loro normalità, parlavano di tutto senza preoccuparsi di toccare argomenti poco piacevoli, semplicemente si beavano dalla compagnia dell'altro, come erano soliti fare.La giornata di lavoro procedeva senza eventi che attirassero l'attenzione di qualcuno, le cose in azienda continuavano normalmente, qualche chiacchiera di poco conto sul signor Lee alleggiava nell'aria ma nessuno osava parlarne direttamente con il moro che, dal canto suo, se ne stava chiuso nel suo ufficio a svolgere le sue normali mansioni affiancato dal più piccolo che era felice di poterlo aiutare in qualche modo.
-"Federico?"
Federico, occupato a digitare qualcosa al computer seduto sul divano presente nella stanza, alzò la testa e rivolse lo sguardo al maggiore che lo guardava seduto sulla sua solito sedia girevole.
-"Dimmi." Disse Federico e si passò una mano tra i capelli.
Il moro, con la sedia, si allontanò dalla scrivania e sorrise al minore che lo guardava in silenzio.
-"Che ne dici di andare a fare una passeggiata al parco?" Propose e accavallò le gambe.
Il più piccolo aggrottò la fronte.
-"Benjamin siamo a lavoro." Rispose.
-"E tra soli pochi minuti potremmo essere a Central Park." Replicò Benjamin, sorridente, e si alzò per avvicinarsi a lui. "Non trovi sia una bella idea?" Chiese e inclinò la testa da un lato.
-"Mascolo vuoi distrarmi dal lavoro?" Domandò divertito il biondo e si alzò per andargli incontro. "Non vorrai che il mio capo mi licenzi?" Aggiunse.
Il più grande rise e, dopo averlo raggiunto, gli poggiò le mani sulle spalle.
-"Mettiamola così allora." Iniziò a parlare. "Il tuo capo vuole che lo accompagni al parco e che ti diverta, anche un bel gelato non sarebbe male." Disse e gli scompigliò i capelli.
-"Un gelato?" Ripeté Federico senza mai smettere di sorridere. "Vuoi un gelato in pieno febbraio?" Chiese.
-"Dovresti averlo capito che il tuo capo è un po' folle."
-"E a me piace proprio per questo."Benjamin non aveva dovuto insistere molto affinché il più piccolo accettasse di seguirlo al parco, per quanto non volesse ammetterlo anche lui non ne poteva più di starsene rinchiuso in ufficio, era una bella giornata di sole e, solitamente, a quell'ora del mattino il parco non era particolarmente affollato e di conseguenza loro si sarebbero potuti concedere un po' di tempo in totale tranquillità senza alcun tipo di disturbo.
-"È una bella giornata, non trovi?" Chiese Federico mentre se ne stava con il naso all'insù intento ad osservare il cielo e gli alberi che lo circondavano.
-"Lo è, sì, lo è." Rispose il moro e annuì distrattamente, mentre osservava rapito il ragazzo al suo fianco. "Fino a quando sarai al mio fianco sarà sempre una bella giornata." Aggiunse e allungò una mano per sfiorare quella dell'altro.
Il più piccolo sobbalzò a quel contatto e il suo viso si tinse di una leggera sfumatura di rosso.
-"Potrei abituarmi ai tuoi tanti complimenti." Replicò senza però guardarlo direttamente negli occhi. "E anche alle tue tante attenzioni." Aggiunse e fissò il suo sguardo su una siepe insolitamente fiorita dato il periodo.
-"Dovresti farlo." Disse Benjamin e si avvicinò all'altro per circondargli le spalle con un braccio. "Dovresti abituarti alle belle cose, che sia io o chiunque altro a dartele, tu le meriti tutte e meriti anche di viverle il più possibile.
Abituati alle cose belle Federico perché tu sei una di queste." Continuò e lo strinse a lui.
Il biondo ascoltò attentamente ogni parola pronunciata dall'altro, notò il suo tono di voce e sapeva che fosse totalmente sincero, aldilà di tutto ciò che era successo tra di loro il moro voleva la sua felicità e faceva di tutto per renderlo felice.
-"Grazie, Ben, grazie davvero." Rispose. "Forse ti sembrerò stupido a ringraziarti continuamente e forse ti chiederai anche perché lo faccio ma, davvero, sento il bisogno di farlo perché prima di conoscerti mai nessuno si era preso cura di me nel modo in cui fai tu.
Ti sono grato Benjamin, grato per tutto ciò che hai fatto, e continui a fare, per me dal momento in cui ho messo piede a New York, non è da tutti comportarsi come fai tu con uno sconosciuto." Continuò.
Benjamin si fermò nel bel mezzo del parco e puntò il suo sguardo chiaro sull'altro che lo aveva imitato.
-"Tu non sei uno sconosciuto, Federico, ricordalo." Disse e si sporse in avanti per far avvicinare i loro visi. "Tu sei il mio angelo." Aggiunse e gli stampò un piccolo bacio all'angolo delle labbra.-------------------------------------------------------------
Ehi🌸
Ancora una volta grazie per le dodicimila visualizzazioni, inutile ripetervi quanto sono felice di ciò che fate quotidianamente per me e dell'appoggio che mi dimostrate, grazie di vero cuore♥️
Benjamin, nonostante le sue parole, sta dimostrando di tenere davvero a Federico, il suo interesse va oltre la semplice amicizia o è davvero come dice?
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Baci, Michi💕
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...