Quante volte ancora Federico gli avrebbe ripetuto che non voleva più stare insieme a lui?
Quante altre volte ancora il più piccolo lo avrebbe dovuto lasciare solo prima di riuscire, effettivamente, a poter stare da solo?
Quante altre volte ancora il cuore di Benjamin si sarebbe dovuto spezzare prima di riuscire a creare una corazza intorno a sé?
Anche quella volta, quella sera, Federico aveva ignorato le domande del suo ex fidanzato e lo aveva lasciato solo nel bel mezzo della pista, non aveva guardato i suoi occhi provi di quella luce che li caratterizzava, e di cui lui tanto si era innamorato, prima di uscire dal locale e non aveva neppure sentito il suo sospirò pesante, fatto per coprire un singhiozzo.
Quando il biondo era uscito da quel locale, Benjamin, aveva sentito il suo cuore spezzarsi ancora un po' e quella speranza, per quanto assurda e totalmente folle potesse essere, iniziava ad affievolirsi, secondo dopo secondo, sempre un po' di più, che fosse a lavoro o in una qualsiasi altra situazione, a Federico non importava quali gesti facesse il moro verso di lui, li ignorava senza troppi problemi e gli faceva notare, con fare quasi disgustato, quando si avvicinava un po' troppo, diceva che il loro rapporto era basato esclusivamente sul lavoro e non doveva invadere i suoi spazi.
Benjamin voleva davvero che Federico fosse felice, con lui o senza di lui, ma a lui quando sarebbe toccato essere felice?Con un dolore lancinante al petto e gli occhi lucidi per delle lacrime che non volevano sapere di lasciarlo solo, Benjamin, fece ritorno a casa, rischiando di fare almeno un incidente data la vista offuscata, e ignorò le occhiate preoccupate e le parole di conforto che Diana gli aveva rivolto mentre gli preparava un tè alla menta.
-"Si risolverà tutto, tato, non preoccuparti." Gli aveva detto mentre gli porgeva la tazza blu, la sua preferita.
Quel gesto tanto semplice e il soprannome che la donna gli aveva affibbiato gli fecero capire che doveva essere ridotto davvero ad uno straccio, forse le notti insonni iniziavano a lasciare il segno del loro passaggio e anche la sua perdita di appetito, ma sapeva che le cose non si sarebbero risolte e a lui toccava rinforzare la sua corazza e sopportare questa nuova batosta che la vita gli aveva dato.
-"Si risolverà ma Federico non tornerà." Gli aveva risposto il moro, aveva lasciato il suo tè e se ne era andato a dormire, nella speranza che l'indomani fosse stato migliore.Se fosse un giorno migliore o meno questo Benjamin non lo sapeva, si era limitato a guardare distrattamente le nuvole grigiastre che ricoprivano il cielo prima di trovarsi catapultato nella sua fitta giornata lavorativa piena di impegni, all'ordine del giorno c'era la sua visita all'azienda del Signor Lee e questo aveva espressamente richiesto che ad accompagnarlo fosse Federico, nonostante tutto diceva che gli piaceva il modo di pensare del ragazzo e voleva parlare con lui prima di firmare un qualsiasi accordo, Benjamin per diverse ore non aveva fatto altro che pensare alla scusa da usare per convincerlo a venire, dato che l'altro non era a conoscenza del suo accordo con il signore, ma la situazione si era rivolta quando lo stesso signor Lee l'aveva chiamato per comunicargli che avrebbe incontrato solo il suo assistente, Alexander.
-"Federico preparati." Gli aveva detto Benjamin mentre spegneva il monitor del suo computer. "Ci sono delle cose da fare."
-"Dove andiamo?" Gli aveva chiesto il biondo e aveva poggiato sulla scrivania dei documenti, che diverse ore prima il maggiore gli aveva dato da controllare.
-"In giro per la città, devo fare alcune commissioni e mi serve la tua presenza." Aveva replicato il più grande e si era infilato la sua giacca nera, per completare il completo che indossava.
-"Posso sapere che cosa dobbiamo fare?"
-"No, non puoi saperlo."
-"E perché non posso saperlo?" Chiese Federico e mise il broncio.
-"Perché sei solo il mio assistente."Federico aveva deciso di ignorare quel profondo fastidio, misto alla sofferenza, che aveva provato quando l'altro gli aveva detto di essere solo il suo assistente, era stato lui stesso a dirgli di volere una relazione esclusivamente professionale, non poteva aspettarsi un comportamento diverso da lui.
-"In questa zona non ci sono solo pub, bar o cose simili?" Chiese Federico mentre guardava fuori dal finestrino della limousine.
Benjamin era seduto dall'altro lato, ad uno dei posti più distanti da quelli dove si trovava il più piccolo, il cellulare tra le mani e lo sguardo fisso su questo.
-"È proprio in un bar dove stiamo andando." Rispose il moro senza degnarlo di uno sguardo.
Il più piccolo accennò un sorriso per poi reprimerlo subito dopo e alzare gli occhi al cielo.
-"Benjamin mi sembra di avertelo già detto, anche più di una volta." Disse e attirò lo sguardo confuso dell'altro su di lui. "Tra di noi è finita, lavoriamo insieme solo perché tu sei il capo ma questo non significa che io cambierò idea.
Portarmi al bar per parlare non mi farà cambiare idea." Concluse.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-"Ragazzino, non sei il centro di questo mondo." Replicò con tono duro. "Siamo qui per lavoro, non ho intenzione di portarti al bar per parlare o qualsiasi cosa tu stia pensando.
È solo lavoro." Continuò, non gli piaceva essere tanto duro con l'altro ma quello era l'unico modo per evitare di soffrire ancora.
Il biondo aprì bocca per replicare ma la richiude subito dopo, non aveva nulla da dire, e con lo sguardo perso tornò ad osservare New York nella sua grandezza.-"New York cafe." Lesse Federico con la testa alta verso l'insegna del bar. "Patriottico." Aggiunse e fece spallucce.
La zona circostante al bar era immersa nel verde, l'erba naturale si confondeva con quella sintetica, decine di fiori colorati rallegravano l'ingresso e ogni tavolo, apparecchiato con cura e con dei tovaglioli color panna, vantava un piccolo bouquet, per quanto quel bar si chiamasse come la città che lo ospitava non rispecchiava il suo essere innovativa, tecnologica e poco legata alla natura.
-"Non siamo qui per commentare il nome, entriamo." Replicò seccato il moro e spalancò la porta in vetro.
Il minore fece fatica a seguire l'altro mentre si destreggiava tra i tavoli e i camerieri, a differenza del moro lui più di una volta aveva rischiato di urtare un cameriere intento a portare qualche vassoio fin troppo pieno, i due ragazzi avevano lasciato la grande sala centrale e si erano spostati al piano superiore, da quanto il biondo aveva capito era riservato alle riunione, decisamente meno affollato, anzi, c'era una sola persona, un ragazzo.
-"Buongiorno." Li salutò il ragazzo, con la sua voce profonda, non appena i due misero piede nella stanza.
Lo sguardo del biondo vagò lungo il corpo del ragazzo e lo scrutò in ogni suo minimo particolare, quello aveva grandi occhi verdi, una spruzzata di lentiggini, a stento visibili, sul viso dalla carnagione olivastra e una massa di capelli color cioccolato che gli ricadevano ribelli sulla fronte, il fisico atletico era stretto in un completo di alta sartoria nero e una camicia azzurra.
-"Alexander, che piacere vederti." Sorrise il moro e corse da lui per circondargli le spalle con le braccia e stampargli un bacio sulla guancia. "Sono molto più felice di fare affari con te e non con il tuo capo." Aggiunse ridendo.
Quelle parole colpirono il più piccolo come una doccia gelata, in un sol momento si ricordò ciò che Vanessa gli aveva detto e collegò le cose, Alexander, lo stesso Alexander che aveva davanti agli occhi, era colui che stava occupando un ruolo sempre più importante nella vita del moro e il modo in cui questo lo aveva abbracciato gli aveva tolto ogni dubbio.
-"Anche per me è bello vederti, tesoro." Sorrise Alexander e scompigliò i capelli del moro. "Immagino che tu sia Federico." Aggiunse e puntò i suoi occhi sul minore che sobbalzò.
"Benjamin mi ha molto parlato di te."
-"Immagino." Sbuffò Federico e incrociò le braccia al petto. "E immagino anche che abbiate avuto molto tempo per parlare di me." Continuò e assottigliò gli occhi.
Il moro aggrottò la fronte.
-"Che cosa intendi dire?"
-"Credo tu abbia capito fin troppo bene, Benjamin."
Alexander si intromise nella conversazione dei due ragazzi prima che il moro potesse replicare, in modo abbastanza brusco.
-"Siamo qui per fare affari, non per discutere." Disse e prese la mano del più grande. "Vieni, Benjamin, abbiamo molte cose di cui parlare."
-"Lasciagli subito la mano." Ringhiò il biondo, con gli occhi puntati sulle loro mani unite.
-"Che c'è, Federico?
Ti dà fastidio?" Gli chiese Benjamin e inclinò la testa da un lato. "Non vuoi che qualcuno mi tocchi?" Continuò.
-"Federico forse dovresti andare a prendere un po' d'aria." Disse Alexander, senza però lasciare la mano al minore. "Hai il viso tutto rosso."
-"Oh, giusto, dovrei andare a prendere un po' d'aria." Lo imitò il più piccolo. "Così voi potete fare quello che vi pare?
Sembra proprio che quel divano vi stia aspettando, su, andate!" Continuò alzando il tono della voce.
-"Federico non hai alcun diritto di fare questa sceneggiata!" Esclamò Benjamin. "Sei stato tu a lasciarmi!" Gli ricordò.
-"Io ne ho e come il dritto!" Urlò il biondo, pur sapendo che la sua reazione era esagerata. "Tu sei il mio ragazzo!"
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...