Sixteen.

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Benjamin osservava sorridente come non mai il ragazzo dai capelli tinti di biondo che gli stava davanti, osservava come questo rendesse tanto speciale e unico anche il gesto più semplice, quello che infinite volte aveva visto mentre altri lo compivano, gli piaceva notare ogni più piccolo dettaglio del ragazzo per imprimerlo nella sua mente e poterlo riconoscere tra mille, il moro credeva di non essere mai stato tanto felice e spensierato come quando era con il più piccolo, Federico aveva un dono, un vero e proprio sono, e con questo riusciva a metterlo a suo agio in qualsiasi situazione si trovassero, mai una sola volta si era sentito a disagio in presenza degli occhi cristallini del ragazzo, aveva sempre trovato in questi il suo posto felice.
Tra una risata e un bicchiere di vino il mondo esterno era scomparso, oltre quella stanza di un motel sulla quattordicesima strada non c'era più nulla, qualsiasi cosa stesse accadendo poteva aspettare, quello era il loro momento e volevano viverselo fino all'ultimo secondo, fino all'ultimo sorriso.

Oltre la finestra non c'era più traccia del giorno, l'oscurità aveva catturato ogni dettaglio di quella città, i lampioni cercavano di sostituire la luce del sole, le stelle illuminavano tenuemente le strade curate di New York, solo pochi passanti passeggiavano lungo la quattordicesima strada e ammiravano la sfavillante insegna al neon del motel.
La cena dei due ragazzi si era svolta nel migliore dei modi, Federico era finito per dimenticare il dolore lancinante che, fino all'arrivo del più grande, lo stava infastidendo, durante tutta la serata i due giovani non avevano fatto altro che ridere e conoscersi ancora un po', quel poco che serviva loro per rendersi ancor di più dipendenti l'uno dall'altro.
Giunti al termine della loro cena Benjamin non faceva altro che ridere e girovagare allegramente per la stanza alla ricerca di qualcosa, forse neanche lui stesso sapeva esattamente che cosa stesse cercando con tanta attenzione, mentre Federico, dal canto suo, non poteva fare a meno di pensare che le tre bottiglie di vino rosso, portate dal maggiore, fossero state una vera e proprio esagerazione e trovava conferma a questa sua teoria ogni qualvolta cercava di rivolgere la parola all'altro, troppo occupato nella sua ricerca per prestargli anche solo un briciolo di attenzioni.

-"Benjamin, per favore, siediti." Lo supplicò, per l'ennesima volta, Federico che continuava ad andargli dietro nella sua disperata ricerca a qualcosa che non esisteva.
-"Quante altre volte devo dirti che non voglio sedermi?" Chiese il moro senza, però, mai fermarsi a guardarlo. "Sto cercando una cosa e voglio trovarla." Aggiunse e, il minore, non poté non paragonare la sua voce a quella di un bambino.
-"Se mi dici che cosa stai cercando magari posso aiutarti." Replicò il più piccolo nel tentativo di persuaderlo. "Magari so dov'è e tu potrai smetterla di cercare." Aggiunse.
-"Dopo non ci sarebbe alcun tipo di divertimento." Rispose, sicuro delle sue parole, Benjamin prima che un giramento di testa lo costringesse a reggersi alla parete lattea.
-"Benjamin!" Esclamò il biondo e gli prese il braccio nel tentativo di reggerlo. "Te lo dicevo che devi sederti!" Aggiunse.
-"Io però voglio trovare questa cosa." Mugolò il più grande e lasciò che l'altro gli circondasse i fianchi con le braccia. "Proprio come ho trovato te." Aggiunse e gli toccò la punta del naso con l'indice.
Federico sospirò e scosse la testa.
-"In realtà sono stato io a trovare te." Lo corresse e lo strinse a sé, per evitare che un nuovo capogiro lo facesse cadere. "Ora, ti prego, vieni a sederti, sei ubriaco."
-"Non sono ubriaco, ho solo bevuto qualche bicchiere in più." Borbottò il moro e incrociò le braccia al petto mentre le sue labbra si piegavano e andavano a formare un broncio, che fece sorridere il minore.
-"Come ti pare ma ora vieni a sederti."
-"Solo se ti siedi con me." Disse Benjamin. "Resti con me?"
-"Resto con te." Annuì il biondo e, finalmente, riuscì a portare l'altro fin al divano bianco. "Eccoci qui." Disse e lasciò che l'altro si lasciasse andare sul comodo divano.
Il più grande, con uno scatto felino, cinse la vita del minore e lo fece sedere sulle sue gambe.
-"Eccoti qui." Sussurrò e poggiò la testa sulla spalla coperta dell'altro.
Il respiro leggero del maggiore andava ad infrangersi sulla pelle del collo nuda di Federico, questo non poté evitare di rabbrividire e di arrossire, quella situazione gli faceva battere il cuore all'impazzata.
-"B- Benjamin..." Balbettò prima di ingoiare a vuoto. "C- che cosa stai facendo?" Chiese e non riuscì a voltare la testa per guardare il maggiore negli occhi.
-"Hai detto che ti saresti seduto con me." Rispose il moro e gli baciò la spalla coperta.
-"Ho detto che mi sarei seduto con te, non su di te." Replicò il più piccolo, che stava facendo appello a tutta la sua forza di volontà.
-"Non è la stessa cosa?" Chiese Benjamin mentre continuava a lasciare brevi baci sulla spalla dell'altro. "Questa maglia non ti dona, staresti meglio senza." Disse, dopo pochi attimi di silenzio, e in men che non si dica stava stringendo la maglia del minore mentre, questo, era a petto nudo.
-"B- Benjamin..."
-"Come immaginavo." Sorrise soddisfatto il più grande e iniziò a baciare, avidamente, il petto nudo del ragazzo.
Federico, incapace di reagire, chiuse gli occhi e si lasciò andare ai baci e alle carezze che l'altro gli stava donando; dopo solo pochi minuti il più piccolo si ritrovò schiacciato tra il divano bianco e il corpo, coperto, del moro che continuava a baciarlo avidamente, le sue labbra morbide si appropriavano di ogni centimetro di pelle nuda che trovavano.
-"Sei bellissimo, Federico." Sussurrò Benjamin prima di soffiare sulla pelle, bagnata dalla sua saliva, del più piccolo. "Sei pura arte." Aggiunse prima di tracciare una linea immaginaria sul petto del ragazzo.
Il biondo chiuse gli occhi e scosse la testa.
-"Sei ubriaco, Benjamin." Disse. "Non sai quello che dici."
-"Non sai che gli ubriachi dicono sempre la verità?" Chiese il più grande e instaurò un contatto visivo tra di loro. "Sei bellissimo, Federico." Ripeté, con più convinzione di prima.
-"Non sono nulla di speciale..." Sussurrò Federico e abbassò il capo. "Uno come tanti..."
Benjamin mise due dita sotto il mento dell'altro e gli alzò il capo.
-"Tu non sei uno come tanti, possiedi tutte le qualità più belle che esistono a questo mondo, non dico che tu sia privo di imperfezioni ma riesci a rendere bellissimi anche quelli.
Sei pura arte Federico, qualcosa che non tutti possono comprendere ma che riesce a trasmetterti qualcosa, tu mi hai trasmesso infinite emozioni e, credimi, mai prima di conoscere te le avevo provate, non sapevo neppure esistessero.
Sei bellissimo, Federico." Disse Benjamin e abbassò il capo per baciare l'angolo della bocca di Federico, che sobbalzò e sentì il cuore fermarsi per un momento. "E io potrei anche innamorarmi di te."

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora