Forty six.

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Tante erano le case che affollavano i quartieri di New York, case che sapevano richiamare l'attenzione con le loro infinite stanze e i giardini curati, i rampicanti di rose che attraversavano i giardini perfettamente dipinti.
New York era una città colorata, ospitava ogni genere di locale e di persone, le risate continuavano a riecheggiare tra le sue strade sempre affollate e andavano a coprire il rumore della tristezza perché, in una città come la grande mela, non c'era spazio per la tristezza, quella città era fatta di vita e di colori.
Benjamin aveva sempre apprezzato quanta felicità quelle strade, tra cui era cresciuto, gli sapessero trasmettere, da bambino adorava camminare lungo i marciapiedi ben tenuti mano nella mano con suo padre, osservava con il sorriso stampato sul volto quanto quella gente fosse felice di trovarsi in quel posto e lui era grato di essere nato proprio lì, crescendo però aveva smesso di guardarsi intorno orgoglioso della città dove viveva, semplicemente si limitava a camminare distrattamente tra quelle strade nella speranza che qualcosa risvegliasse la sua curiosità di un bambino, non sapeva però che quel qualcosa sarebbe stato qualcuno con gli occhi puri come il mare.
Il suo Federico.
Federico gli aveva fatto nuovamente scoprire la felicità e l'aveva portato in un mondo diverso, un mondo tutto loro e del loro amore.

Erano passati diversi giorni da quando il più piccolo si era trasferito a casa del suo fidanzato, da quando la loro vita insieme aveva ufficialmente avuto inizio.
I due ragazzi avevano scoperto di non avere alcuna difficoltà nel convivere, non avevano avuto problemi nell'adattarsi alle abitudini dell'altro, Federico non aveva avuto problemi neanche nel familiarizzare con i domestici del suo fidanzato era però Diana, la cuoca, la persona a cui più si era legato nella casa, questa si era dimostrata essere per lui la madre affettuosa che non aveva mai avuto, era sempre pronta ad ascoltarlo e a consigliarlo se ne aveva il bisogno, ogni sera gli regalava sorrisi affettuosi e non faceva altro che ripetergli quanto felice fosse che Benjamin avesse trovato una persona come lui con cui condividere la vita.
Benjamin e Federico non facevano altro che passare ogni momento libero insieme, trascorrevano i loro fine settimana in posti al più piccolo stranieri, il moro era deciso a far conoscere al suo fidanzato tutti i posti più belli in cui aveva trascorso la sua infanzia, voleva renderlo partecipe di tutta la sua vita, pronto a condividerla con lui.

-"Benjamin?" La voce di Federico riecheggiò lungo il corridoio vuoto che portava al loro ufficio.
Delle urla mal trattenute giunsero alle orecchie del minore che, sorpreso e preoccupato, corse verso l'ufficio, una volta giunto davanti all'imponente porta, spalancò la porta e il suo sguardo vagò nella stanza alla ricerca del suo fidanzato, di cui aveva riconosciuto la voce.
-"Ho detto che si deve fare a modo mio!" Urlò Benjamin, impegnato in una conversazione telefonica, con il viso rosso dalla rabbia, la cravatta gettata chissà dove, così come la giacca, e la camicia quasi del tutto sbottonata.
Federico aggrottò la fronte alla vista del suo fidanzato tanto furioso, in quattro mesi che lo conosceva era certo di non averlo mai visto tanto arrabbiato come in quel momento, i suoi occhi, che il più piccolo aveva sempre paragonato a dei diamanti, erano diventati poco più chiari del colore nero e sembravano pronti ad uscirgli fuori dalle orbite.
-"Non mi importa quel che tu pensi!" Ringhiò il più grande e, con una mano, lanciò per aria la lampada verde petrolio che era sempre stata sulla sua scrivania.
Non appena la lampada di vetro toccò il pavimento si ruppe in mille pezzi, provocando un rumore che fece sobbalzare il minore e questo indietreggiò per lo spavento.
-"Questa è la mia azienda e decido io!" Urlò ancora e batté il palmo della mano aperta sulla scrivania nera.
Federico sobbalzò nuovamente, quasi impaurito alla vista del suo fidanzato tanto arrabbiato, e un piccolo grido lasciò le sua labbra; solo in quel momento il più grande si rese conto della presenza del moro, il suo viso si rilassò immediatamente non appena i suoi occhi incrociarono quelli cristallini di Federico, i suoi occhi ritornarono ad essere del colorito che tanto piaceva al più piccolo, il suo viso perse il rossore che aveva fino a pochi momenti prima, anche il palmo della mano ancora aperto sul tavolo si rilassò e Federico poté giurare di aver visto l'ombra di un sorriso comparire sul suo viso.
-"Connor ci sentiamo più tardi." Disse con tono decisamente più pacato. "Continua a fare ciò che ti ho detto, ora sono impegnato e non posso parlare.
A dopo." Continuò e allontanò il suo iPhone dall'orecchio per poi mettere fine alla chiamata.
Il minore se ne stette in silenzio mentre osservava l'altro avvicinarsi, a grandi passi, a lui mentre gli sorrideva raggiante, come era solito fare.
-"Ehi, piccolino." Lo salutò e gli scostò una ciocca di capelli dal viso pallido. "Non ti ho sentito entrare, sei qui da molto?" Gli chiese, fingendo che la sua conversazione telefonica non fosse mai avvenuta, e gli stampò un bacio sulla guancia.
-"Benjamin che succede?" Gli chiese Federico con tono di voce basso e preoccupato.
-"Succede che ora che ti vedo sono molto più felice." Rispose il moro sorridente e gli mise le mani sulle spalle per attirarlo più vicino a lui. "Mi sei mancato e mi è mancato anche baciarti." Aggiunse e si avvicinò per baciare le labbra del minore ma questo si tirò indietro.
-"Non mentirmi, ti ho sentito urlare." Replicò il più piccolo e si allontanò di qualche passo da lui. "Dimmi che cosa succede." Aggiunse.
Benjamin sospirò e si passò una mano sul viso stanco.
-"Ci sono problemi in azienda." Disse. "Nulla di troppo grave ma ci sono." Aggiunse e scrollò le spalle.
-"È per il signor Lee?" Chiese il biondo.
Il viso del più grande tornò ad essere una maschera priva di emozioni, gli occhi si scurirono e la mascella contratta.
-"Non ti riguarda." Ringhiò.
-"Ma..." Balbettò Federico e aggrottò la fronte. "Avevi detto che ora era la nostra azienda e quindi dovresti condividere queste cose con me, sono il tuo fidanzato."
-"Queste però sono cose mie." Disse Benjamin e aprì la porta dell'ufficio. "Stanne fuori, Federico, non sono cose che ti riguardano."

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Ehi🌸
Ormai mi conoscete abbastanza da sapere che, anche oggi, voglio ringraziarvi per le trentamila visualizzazioni, trentamila in meno di due mesi, davvero non so che cosa dirvi ancora, siete fantastiche e non smetterò mai di ripetervelo.
Nonostante Benjamin abbia deciso di voler condividere tutto con Federico, sembra che abbia i suoi segreti, di che cosa si tratterà?
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Baci, Michi💕

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