Sixty six.

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-"Perché non volevo che tu ti sentissi responsabile per i problemi in azienda, che non prendessi decisioni affrettate.
Volevo proteggerti." Disse Benjamin e gli prese il viso tra le mani. "Io ti amo, Federico, e mi dispiace per quello che ti ho detto ieri ma ero furioso, non riuscivo a capire perché mi avessi lasciato.
Io ti amo e dico sul serio, non voglio vivere neppure un giorno separato da te.
Ti amo, fiorellino." Concluse e prima che l'altro potesse replicare, fece unire le loro labbra.
Com'era giusto che fosse.
Quel contatto ridiede ad entrambi la capacità di respirare senza che quel terribile peso che entrambi portavano sul petto li facesse stare male continuamente, quando le labbra dei due ragazzi si incontrarono, Benjamin e Federico, finirono per dimenticare tutto ciò che era successo loro in quell'ultimo periodo, Vanessa, Alexander, Evan, il litigio e quant'altro erano scomparsi e restarono soltanto loro.

Le mani di Federico si divertivano a giocherellare con i capelli, totalmente disordinati, del più grande proprio come, in quei mesi insieme, era diventata sua abitudine fare, continuava a giocherellare con i capelli del ragazzo mentre questo lo prendeva di peso e gli faceva sistemare meglio le gambe sul suo bacino, Benjamin non faceva altro che stringerlo il più possibile al suo corpo, perché, quei giorni separati erano stati fin troppi per lui, voleva porter sentire ancora una volta il calore del suo corpo, il sapore delle sue labbra, voleva sentire il suo respiro caldo infrangersi sul suo collo e voleva farlo sapendo che il più piccolo non sarebbe nuovamente scappato via da lui, voleva averlo al suo fianco, per sempre.

-"B- Benjamin..." Balbettò, sotto voce, Federico allontanando, anche se di poco, il suo viso da quello del ragazzo che continuava a tenerlo tra le braccia.
-"Mi sei mancato." Disse il moro e gli diede un bacio a stampo. "Mi sei mancato tantissimo." Ripeté prima di dargli un secondo bacio a stampo. "Tantissimo." Sussurrò e gli diede l'ennesimo bacio che fece sorridere il minore.
Il più piccolo inclinò leggermente la testa da un lato e accarezzò la guancia del maggiore con il dorso della mano.
-"Mi sei mancato anche tu." Rispose il più piccolo e gli regalò un nuovo sorriso. "C'è una cosa però che voglio chiederti."
-"Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, fiorellino."
-"Come hai scoperto che cosa mi ha detto Vanessa?"
Benjamin, improvvisamente, diventò cupo, poggiò i piedi del ragazzo nuovamente sul pavimento e sciolse il contatto che li univa.
-"È stata lei in persona a dirmelo." Disse. "E a questo proposito devo dirti una cosa, so che non ti piacerà e che potrei perderti nuovamente ma devo farlo.
Non voglio mai più mentirti." Aggiunse.
-"Benjamin." Lo chiamò il biondo per attirare su di lui la completa attenzione dell'altro. "Qualsiasi cosa tu mi dirai non mi perderai, non ora.
Non mi perderai, dimmi che cosa è successo."
-"Io sono stato a letto con Vanessa." Disse tutto d'un fiato il più grande, sperando che l'altro non avesse capito.
Federico spalancò la bocca e sentì la terra mancargli sotto ai piedi, dovette reggersi alla parete per evitare di crollare sul pavimento proprio come stava facendo il suo cuore.
-"T- tu che c- cosa?" Balbettò e ingoiò a vuoto. "D- dimmi che stai scherzando, Benjamin, ti prego..." Sussurrò e lasciò che una lacrima rigasse il suo volto già pallido.
-"Vorrei tanto potertelo dire." Rispose il moro e abbassò la testa. "Non è uno scherzo, Federico."
-"Quando?"
-"Federico..."
-"Dimmi quando, Benjamin, ho bisogno di saperlo." Disse il più piccolo che si stava trattenendo per non mostrare all'altro quanto disperato fosse e quanto stesse soffrendo.
-"Ieri sera." Rispose Benjamin. "Lei si è presentata a casa mia, ho cercato di cacciarla più e più volte ma lei non ne ha voluto sapere di andare via, si è seduta sul divano e ha iniziato a parlare di me, di lei e anche di te.
Mi ha ripetuto che io e te, noi, non siamo fatti per stare insieme e le ho detto che si sbagliava fino a quando non ha usato le sue tecniche per confondermi, per farmi credere quello che voleva, lei sosteneva che se noi due fossimo fatti per stare insieme saresti rimasto al mio fianco e non mi avresti lasciato come io credevo tu avessi fatto.
Non so se fosse solo per i suoi giochetti e la mia disperazione o se anche per i bicchieri di vino che avevo bevuto a cena ma mi sono arreso, ho ceduto alle sue lusinghe e sono stato con lei, per tutto il tempo però le ho ripetuto che quello che stavamo facendo non aveva alcuna importanza e non facevo altro che pensare a te, a quanto sarebbe stato bello se ci fossi stato tu al suo posto.
Ora potrà sembrarti banale e anche sciocco dirti che non volevo, perché in fin dei conti lei non mi ha costretto, ma se potessi non tornare indietro non lo farei ancora.
Non ti ferirei ancora, te lo giuro Federico.
Io voglio te." Gli spiegò Benjamin e non poté fare a meno di prendergli le mani, era spaventato all'idea che il biondo potesse nuovamente scappare via da lui, che potesse nuovamente perderlo ma la risposta dell'altro lo stupì.
-"Non mi importa se sei stato con Vanessa." Disse. "Lei è in grado di manipolare la gente, l'ha fatto anche con me, e non si arrende fin quando non ottiene ciò che vuole.
Ti credo quando mi dici che lei per te non è niente, ora sei qui, da me, e questo me lo dimostra.
Non mi importa di Vanessa, voglio solo dimenticarla." Concluse.
Il più grande gli sorrise radioso e lo attirò tra le sue braccia.
-"E lo faremo, piccolo mio, l'ho licenziata." Rispose. "Non farà più parte delle nostre vite, te lo prometto." Aggiunse e gli stampò un bacio sulla fronte.
Federico gli prese il viso tra le mani e gli sorrise.
-"Ti amo, Benjamin." Sussurrò e fece unire le loro labbra ma in quel momento esatto successe ciò che non doveva succedere.
Justin.
-"Dolcezza, va bene per te se preparo la colazione?" La voce di Justin giunse alle orecchie dei due giovani che si separarono. "Oh." Esclamò Justin non appena vide i due.
Federico si irrigidì quando vide l'altro, sentì il suo cuore battere sempre meno frequentemente, la gola secca e vide tutto ciò che era appena successo sgretolarsi davanti ai suoi occhi.
Benjamin, invece, squadrò attentamente il ragazzo dai capelli castani e vedere il suo corpo nudo, coperto solo da un asciugamano bianco, gli fece ribollire il sangue nelle vene.
-"E tu chi saresti?" Chiese.
Justin, senza preoccuparsi troppo del suo aspetto, si avvicinò ai due ragazzi e porse la mano al moro.
-"Io sono Justin." Disse. "E immagino che tu sia Benjamin." Aggiunse.
Il biondo, dopo essersi tirato indietro una volta giunti nella sua stanza del motel, gli aveva raccontato la sua intera storia con il moro, non aveva tralasciato alcun dettaglio e con sua estrema sorpresa Justin aveva accettato di restare da lui e di passare la notte con lui.
-"Come conosci il mio nome?"
-"Perché Federico mi ha detto quanto sei stronzo." Rispose il castano e gli sorrise. "In effetti mi domandavo quanto tempo avresti impiegato prima di tornare a spezzare il cuore di Federico.
Ci hai messo meno di quel che pensavo, bravo, ma ora puoi anche andare via." Aggiunse con tono più duro.
-"Justin..." Sussurrò il più piccolo, ancora con il viso pallido.
-"No, Federico, niente Justin." Esclamò il ragazzo. "Ieri sera ho ascoltato tutta la vostra storia, so quanto ti ha fatto soffrire e se ho accettato di restare da te è stato solo perché volevo difenderti in qualche modo.
Dovresti già averlo cacciato già, non avresti mai dovuto baciarlo ancora.
Lui non fa per te."
-"Hai accettato di restare da lui?" Ripeté, incredulo, il moro. "Federico questo tizio ha passato la notte qui?!" Chiese al minore che sobbalzò.
-"Sì ma..." Cercò di rispondere Federico ma non aveva scuse, che cosa doveva dirgli?
Che lo aveva conosciuto in un bar, baciato poche ore dopo e che gli avevo proposto di andare da lui per passare la notte insieme?
Non poteva farlo.
-"Vi siete baciati?" Continuò a domandargli il più grande.
-"Sì, Benjamin, ci siamo baciati." Rispose Justin, il biondo sobbalzò nuovamente e si ritrovò a maledire mentalmente il castano. "E anche più di una volta." Aggiunse, quello fu per entrambi il colpo di grazia.
Benjamin annuì e serrò i pugni.
-"Capisco." Disse. "Sai Justin, forse avevi ragione, devo davvero andare via, qui non ho nulla da fare.
Buona giornata, ragazzi.
Addio, Federico." Aggiunse e corse via.
-"Benjamin!"

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