I tanti vetri che costituivano quel grande palazzo, il più grande che il biondo avesse mai visto, riflettevano le sfumature del cielo in quel momento nuvoloso, il grigio delle nuvole si incontravano con il naturale colore azzurro del vetro, dando vita ad uno spettacolo che fece rimanere a bocca aperta il minore, spettacolo che si rifletteva negli occhi color cielo di Federico e, se possibile, diventava ancor più bello.
Lo sguardo del biondo si puntò verso l'alto e sorrise alla vista dei tanti lampadari in cristallo che decoravano il soffitto color corallo, l'unica fonte di colore tra le altre pareti bianche.
Davanti agli occhi del minore si apriva una stanza, che a lui pareva immensa, costituita da una reception color oro, dietro la quale c'erano almeno tre ragazzi della sua stessa età intenti a rispondere alle telefonate che ricevevano e ad accogliere chiunque entrasse, una seria infinite di divani e tavolini e, in fondo alla sala, una grossa scala, dal corrimano oro e i gradini in marmo bianco, che si apriva e portava ai due lati del palazzo.
Federico era ammaliato da quel posto, non solo per il lusso che lo decorava, ma anche per come lo faceva sentire, quel posto gli dava la sensazione di poter fare tutto, di poter diventare ciò che aveva sempre sognato essere, di poter essere felice anche se non aveva nessuno, quel posto lo faceva sentire forte, Benjamin in fondo aveva la sua stessa età, o almeno così sembrava, eppure era a capo di un vero e proprio impero famoso a livello internazionale, anche lui poteva farcela.
Federico doveva farcela.-"Bentornato Benjamin." Una voce suadente giunse alle orecchie del biondo che ritornò con i piedi sulla terra, o meglio, sul magnifico tappeto rosso che era steso all'entrata dell'edificio e giungeva fin alle scale, e si voltò per scoprire a chi appartenesse la voce.
Una donna, ad occhio e croce doveva avere all'incirca sui trent'anni, dai lunghi capelli neri ad onde che le scendevano sulle spalle lasciate scoperte da un tubino nero, che lasciava ben poco alla fantasia, e dai grandi occhi marroni truccati di nero si era affiancata a loro e teneva una mano, dalle unghie laccate in rosso, sulla spalla coperta del moro che la guardava con aria scettica. "Com'è andato il viaggio?" Chiese ancora la donna e appoggiò il peso del suo corpo su quello del moro.
Benjamin, visibilmente annoiato e infastidito, emise un grugno di disapprovazione e si spostò, rischiando di far inciampare la donna nei suoi stessi vertiginosi tacchi neri dalla suola rossa tanto quanto il tappeto su cui camminava, prima di lanciare un'occhiataccia severa alla donna.
-"Siamo a lavoro." Disse a denti stretti. "Sono il signor Mascolo, non Benjamin." Aggiunse e serrò i pugni, i suoi occhi, che Federico aveva paragonato a diamanti, erano diventati più cupi e il suo volto trasudava serietà, doveva essere uno di quelli che a lavoro richiedevano la massa serietà.
La donna si scostò, con una mano fin troppo curata, i capelli neri dal viso, che minacciavano di rovinarle il rossetto rosso matto, e alzò gli occhi al cielo mentre emetteva un sospiro rumoroso.
-"Immagino che il viaggio sia andato male." Si limitò a dire prima che il suo sguardo felino, il biondo aveva appena deciso che la donna gli ricordava un gatto, si posasse su Federico, facendolo trasalire, e lo esaminasse attentamente.
Sotto lo sguardo attento della donna il biondo si pentì di aver indossato solo una misera felpa grigia, visibilmente troppo grande per il suo corpo snello, e un jeans blu scuro con degli strappi sulle ginocchia, non avrebbe mai immaginato però che il suo nuovo luogo di lavoro fosse tanto lussuoso e che il suo capo si presentasse in aeroporto vestito di tutto punto e con una limousine, sperava in qualcosa di più informale ma ormai era troppo tardi.
-"Tu devi essere il nuovo arrivato da Orlando, Federico, giusto?" Chiese la donna e lo indicò con una delle sue unghie lunghe smaltate.
Il biondo fece per aprire bocca e rispondere ma il moro gli si parò davanti e smise di vedere la ragazza che, fino a pochi minuti prima, aveva davanti.
-"Sì, lui è il nuovo arrivato e ora, se vuoi scusarci, abbiamo molto di cui parlare." Rispose per lui Benjamin e gli afferrò un braccio. "Arrivederci, Vanessa e torna a lavoro." Aggiunse e, sfruttando la presa che aveva sul braccio del ragazzo, lo trascinò lungo la sala.Federico era sicuro che si sarebbe potuto sentire male da un momento all'altro, tutto ciò che lo circondava in quel momento era per lui una novità, una novità che gli provocava dei terribili giramenti di testa, solo il sostengo che gli forniva una delle pareti dell'ascensore in cui Benjamin l'aveva trascinato era riuscito a tenerlo in piedi e ne era davvero valsa la pena, nell'ascensore, davanti agli occhi del biondo si apriva la mostra di una New York che non aveva mai visto, piano dopo piano ogni dettaglio diventava sempre meno chiaro ma i colori più forti e lui, che aveva sempre cercato i colori della vita, non poteva fare a meno di sorridere.
Una volta usciti dall'ascensore, i due ragazzi avevano attraversato un lungo corridoio tinto di bianco, decorato solo con qualche quadro qua e là, che continuava diritto fino ad una grande porta in legno che conduceva all'ufficio di Benjamin.
L'ufficio di Benjamin era la cosa più lussuosa che il biondo avesse mai vesto nella sua vita da ventenne, la grande parete in vetro, dietro la scrivania tinta di nero, vantava una vista su tutta New York e Federico non poté evitare di pensare che quella città fosse magica, un tappeto persiano marrone era posto sulla moquette corallo, come il soffitto, ed era sistemato tra il divano in pelle nero e un tavolino da caffè del medesimo colore, la grande scrivania occupava gran parte della stanza e dietro era disposta una sedia girevole del medesimo colore, quello che però attirò l'attenzione del ragazzo non furono i tanti oggetti di lusso disposti lungo la stanza o il lampadario di cristallo, ciò che attirò la sua attenzione fu la grande libreria posta alla parete destra che ospitava più libri di quanti il ragazzo ne avesse mai visti, i suoi occhi si sgranarono a quella vista e un grosso sorriso si stampò sul suo volto.
-"Accomodati." Ordinò Benjamin e si sedette sulla sedia girevole in pelle.
Il biondo, ancora in preda ai capogiri, annuì e fece come gli era appena stato chiesto, andando a sedersi su una comoda sedia nera.
-"Allora Federico." Iniziò parlare il moro e congiunse le mani sulla scrivania. "Ho letto il tuo curriculum e, come ti ho già detto tramite mail, lo trovo davvero notevole, hai solo 23 anni eppure sei già laureato con il massimo dei voti in economia e commercio, hai vari master ma non hai esperienza." Continuò.
Federico, deluso, abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore cercando di non scoppiare a piangere, la sua ennesima possibilità era andata in frantumi.
-"Io però voglio darti una possibilità." Aggiunse Benjamin e l'altro sgranò gli occhi. "Credo che tu possa essere il segretario che cerco da mesi, vedo in te molto potenziale e voglio sfruttarlo.
Non sarà un lavoro semplice ma spero tu possa sopportarlo." Continuò e si lasciò cadere sullo schienale della sedia.
Un sorriso raggiante comparve sul volto del ventenne e solo un'occhiata seria dell'altro riuscì a trattenerlo dal saltare come se fosse un bambino.
-"Grazie, grazie, grazie!" Esclamò gioioso il ragazzo in preda alla felicità. "Non se ne pentirà, giuro che non se ne pentirà, farò tutto ciò che vuole!" Aggiunse.
-"Allora trova la tua strada." Rispose Benjamin. "Questo è solo un punto di partenza, non di arrivo." Aggiunse.
Il biondo annuì e si ricompose.
-"Posso farle una domanda?" Chiese. "Ovviamente è libero di non rispondere, se non lo ritiene opportuno." Aggiunse.
-"Dimmi."
-"Quanti anni ha?"
-"Ne ho quasi ventiquattro." Rispose il moro. "Ora parliamo del tuo lavoro."
-"Quando devo iniziare?"
-"Ora?"
-"Ora?" Ripeté Federico sbalordito prima di annuire, non voleva fare storie il suo primo giorno di lavoro. "Quale sarà la mia postazione di lavoro?"
-"Qui." Rispose Benjamin. "Ti terrò d'occhio, lavorerai qui con me."
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...