Da quando Federico si era recato dal dottor Cameron, e da quando questo gli aveva assicurato che non si trattasse di nulla di troppo preoccupante, i mal di testa del più piccolo erano del tutto scomparsi, forse per via della medicina che Ashton gli aveva dato o forse grazie alle intense cure e coccole che tutti nella casa in cui viveva, ancora faticava a definirla come casa sua anche se si era totalmente ambientato, gli riservavano.
Il biondo era riuscito, finalmente, a riprendersi del tutto la sua vita e riusciva a vivere tutti i momenti senza quel dolore martellante che non voleva sapere di lasciarlo andare, la sua relazione con Benjamin era stata la prima a beneficiare di quella sua ritrovata tranquillità, aveva smesso di prendersela con il moro per ogni minima cosa, anzi, in quei giorni era stato proprio lui il primo a cercare un qualsiasi contatto con il suo fidanzato e questo si dimostrava sempre ben felice di accoglierlo tra le sue braccia; la loro relazione era tornata ad essere quella di sempre, passavano tutto il loro tempo insieme ed erano felici di farlo, soprattutto però, Benjamin era felice che il più piccolo stesse di nuovo bene.Il profumo intenso dei fiori, ormai sbocciati, aveva invaso la bella cittadina newyorkese, erano pochi gli angoli di quel posto che non vantassero la presenza di almeno un fiore, la primavera si era impossessata di New York rendendola, se possibile, ancora più bella è viva, proprio come la natura che la invadeva.
Che fossero residenti o turisti, o semplici passanti, tutti si soffermavano a guardare quanto bella e piena di vita fosse New York in quel periodo, le temperature non erano ancora eccessivamente alte e concedevano alle persone la possibilità di bearsi di quella vista a qualsiasi ora del giorno, senza rischiare un insolazione.
La primavera era di sicuro la stagione preferita di Federico, trovava fosse la stagione ideale, non faceva freddo e neppure troppo caldo, la natura tornava alla sua originaria vita e tutto sembrava ricoprirsi di una nuova vita, il sorriso era stampato sul volto di chi si soffermava a guardare il paesaggio e Federico ne era felice, ad Orlando però la primavera non era mai stata tanto bella quanto lo era, invece, a New York e avere il più grande al suo fianco la rendeva, se possibile, ancora più bella.Il sole filtrava dalla finestra, dove le tende erano state accuratamente spostate, e illuminava l'ampia stanza dei due giovani innamorati.
Le lenzuola bianche iniziavano ad essere fin troppo pesanti per quella stagione, infatti, queste erano state quasi del tutto scacciate ai piedi del letto, solo pochi lembi coprivano i corpi nudi e aggrovigliati dei due giovani stretti l'uno all'altro ancora addormentati; la mano di Benjamin era ferma dietro la schiena nuda e liscia del più piccolo, la testa di Federico era poggiata sul petto del moro che era diventato una sorta di cuscino per lui, il suo cuscino preferito avrebbe aggiunto il minore se qualcuno glielo avesse chiesto, e le sue mani poste in modo casuale al lato del corpo del maggiore.
Il cellulare di uno dei due squillò e le note di marimba si diffusero nella stanza, prima che un mugolio e dei movimenti pigri facessero capire che entrambi si erano svegliati.
-"B- Ben..." Borbottò Federico, ad occhi ancora chiusi e con la voce impastata dal sonno, e si strinse al corpo del suo fidanzato che continuava a mugolare cose prive di senso. "Ben spegni quell'affare..." Mugugnò. "Ho sonno." Aggiunse e sbadigliò.
Il moro, seppur di malavoglia, aprì un occhio e tastò il comodino accanto a letto in cerca del suo cellulare, quando lo trovò se lo portò davanti al viso e sbuffò.
-"È il tuo Federico." Borbottò e poggiò nuovamente l'oggetto elettronico sul mobile.
-"Me lo passi?"
Il maggiore sospirò e tastò nuovamente il mobile alla ricerca dell'oggetto suonante, quando lo prese si concesse un secondo per maledirlo mentalmente, prima di passarlo al suo fidanzato che, con un gesto pigro, si tirò su e si mise a sedere al centro del letto, trascinò un dito sulla cornetta e si portò l'apparecchio all'orecchio.
-"Pronto?" Borbottò mentre si stropicciava gli occhi assonnati.
Seppur ancora mezzo addormentato, il maggiore, non poté evitare di ammirare quanto fosse bello il suo fidanzato illuminato dai raggi del sole che sembravano star cercando proprio lui, come se volessero illuminare solo lui trascurando tutto ciò, la luce solare che lo circondava gli donava l'aspetto di un angelo e lui non poté evitare di sorridere, Federico era il suo angelo.
Il viso però del suo angelo, ben presto, si trasformò in una smorfia annoiata e borbottò qualcosa come 'non mi chiamate mai più' prima di mettere giù il telefono e sbuffare.
-"Chi era, piccolo?" Gli chiese il moro e si costrinse a tirarsi su, per sedersi poco distante dal minore.
-"Qualche stupido call center che si diverte a svegliare le persone all'alba." Borbottò il più piccolo e incrociò le braccia al petto.
-"Amore, non sono esattamente le sei del mattino o l'alba in generale." Rise Benjamin e lo abbracciò da dietro, allacciando le braccia sulla sua vita esile. "Sono le undici passate, a quest'ora la gente lavora." Gli disse.
-"Anche noi lavoriamo." Replicò il biondo e girò la testa per guardare meglio il suo fidanzato. "E ci meritiamo il nostro riposo." Aggiunse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-"Io mi merito anche questo." Sussurrò il più grande, prima di far unire le loro labbra.
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Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...