Forty seven.

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-"Ci sono problemi in azienda." Disse. "Nulla di troppo grave ma ci sono." Aggiunse e scrollò le spalle.
-"È per il signor Lee?" Chiese il biondo.
Il viso del più grande tornò ad essere una maschera priva di emozioni, gli occhi si scurirono e la mascella contratta.
-"Non ti riguarda." Ringhiò.
-"Ma..." Balbettò Federico e aggrottò la fronte. "Avevi detto che ora era la nostra azienda e quindi dovresti condividere queste cose con me, sono il tuo fidanzato."
-"Queste però sono cose mie." Disse Benjamin e aprì la porta dell'ufficio. "Stanne fuori, Federico, non sono cose che ti riguardano." Aggiunse il moro e andò via.
Federico era rimasto del tutto incredulo a quelle parole, non riusciva a credere che Benjamin, la stessa persona che lo aveva invitato a vivere a casa sua per poter condividere tutto con lui, gli avesse appena detto che quelle non erano cose che gli riguardavano.
Il più piccolo continuava a domandarsi che cosa fosse successo, quali problemi in azienda lo spingessero a comportarsi in quel modo con lui e ad urlare come stava facendo al telefono con Connor, che da quanto aveva capito era tra i suoi più fidati collaboratori.
Federico era intenzionato più che mai a scoprire che cosa stesse succedendo in azienda e anche al suo fidanzato, il perché del suo comportamento e anche perché volesse tenerlo fuori da quella faccenda, voleva scoprire tutto.

Per tutto il giorno il più grande non aveva fatto ritorno in azienda, si era limitato ad inviare un messaggio al suo fidanzato con allegata una lista di cose da fare e, alla sera, aveva chiesto a Tyler di andarlo a prendere per poi portarlo a casa sua, lui non aveva osato farsi vedere e questo aveva davvero rattristato il piccolo Federico che sperava di poter parlare con lui durante il tragitto di ritorno a casa, arrivati a quel punto il ragazzo non poteva fare a meno di domandarsi se almeno sarebbe stato a casa o non si sarebbe fatto trovare neppure lì, o credeva anche che, nel caso fosse stato a casa, lo avrebbe ignorato per tutto il tempo.

L'ennesimo sospirò indicò al più piccolo che, ormai, era giunto a casa del maggiore, una casa che in quei giorni gli era diventata familiare tanto quanto la sua vecchia casa ma quella sera, senza Benjamin, ai suoi occhi appariva come una vecchia grande casa fredda e desolata, un posto a lui sconosciuto.
-"Siamo arrivati, signor Rossi." Gli disse Tyler e si voltò all'indietro per guardarlo.
-"Grazie mille." Rispose il più piccolo e prese la sua giacca e la borsa contenente il computer del suo fidanzato, che aveva lasciato in ufficio. "E mi chiami Federico, non signor Rossi." Aggiunse.
-"Non posso, signore." Replicò l'uomo. "Lei è il fidanzato del mio signore e merita lo stesso rispetto, anche che io la chiami con lo stesso titolo.
Mi dispiace." Continuò e regalò l'abbozzo di un sorriso al più piccolo che sospirò.
-"Io sono solo Federico." Disse Federico. "Non sono un signore e neanche il fidanzato di un signore, sono stato e sarò sempre solo Federico.
Non merito di avere lo stesso rispetto di qualcuno che se l'è guadagnato.
Io sono Federico." Concluse e aprì la portiera della lussuosa limousine.
-"Buona serata, Tyler, a presto." Aggiunse e scese dall'autovettura che dopo soli pochi secondi tornò a sfrecciare sulle strade umide, per la pioggia di sole poche ore prima, di New York.

-"Benjamin?" La voce di Federico riecheggiò nella casa e il ragazzo si diede mentalmente dello stupido per cercarlo ancora, dopo il modo in cui si era comportato doveva essere il moro a cercarlo e a chiedergli scusa invece, da buono stupido innamorato quale era, continuava a cercarlo lui perché, nonostante tutto, non riusciva a stargli lontano.
-"Sono in salotto." La voce borbottante del moro giunse alle sue orecchie e il minore non riuscì ad evitare di sospirare per il sollievo.
Il ragazzo, velocemente, si tolse la giacca nera e afferrò nuovamente la borsa che conteneva il computer del maggiore, prima di raggiungerlo in fretta e furia in salotto, come se avesse paura che l'altro potesse scappare via.
-"Ehi." Borbottò Federico e scese i pochi gradini per raggiungerlo sul divano.
-"Ciao." Si limito a rispondere il moro e si voltò verso di lui.
-"Ti ho portato il tuo computer." Disse il minore e gli passò borsa nera. "L'hai dimenticato in ufficio."
-"Grazie mille." Rispose il moro, con tono freddo, e afferrò la borsa per poi poggiarla sul tavolo poco distante da lui.
-"Benjamin..."
-"Mh?"
-"Dimmi che cosa ti prende." Disse Federico e inclinò la testa da un lato, quella situazione lo stava facendo soffrire e voleva sapere che cosa fosse successo per poterlo aiutare o, quanto meno, come sentirsi.
-"Ancora con questa storia, Federico?!" Sbraitò il moro e colpì il divano su cui erano seduti. "Ti ho già detto che non ho niente!" Esclamò.
-"E io non ti credo." Replicò il più piccolo alzando il tono di voce. "Lo vedo che non sei il solito, sei arrabbiato per qualcosa che è successo e non capisco il perché tu non voglia dirmelo!" Continuò.
-"Federico non credi che ho i miei motivi se non voglio dirti quel che succede?!"
-"Oh, allora ammetti che è successo qualcosa!" Rispose il minore e non poté evitare un sorriso soddisfatto.
Benjamin sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli già disordinati.
-"Federico, come ti ho già detto, queste sono cose mie e non voglio che tu ti intrometta." Disse abbassando il tono di voce. "Stanne fuori, non ti interessa." Aggiunse e gli puntò contro un dito.
-"Non avevi detto che volevi condividere tutto con me?" Gli chiese il biondo, mentre cercava di non lasciar trasparire la tristezza che stava provando in quel momento. "Avevi detto di volermi nella tua vita e condividere con me ogni aspetto di questa.
Ti è bastato così poco per cambiare idea?
Solo dei problemi in azienda?" Chiese e si strofinò gli occhi per impedire a delle lacrime di bagnare il suo viso e dare all'altro motivi per chiamarlo bambino.
-"Non ho cambiato idea." Replicò il più grande e scosse la testa. "Solo che queste sono cose mie, l'azienda è una cosa mia, e non voglio che nessuno si intrometta.
Neanche tu, stanne fuori Federico, te l'ho detto." Aggiunse e si alzò dal divano per lasciarlo nuovamente solo.

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora