Fifty six.

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A grandi passi il moro aveva lasciato la stanza del più piccolo e poco dopo anche lo stesso motel, non si era fermato per chiedere scusa alla donna sulla quarantina, dall'appariscente vestito rosa fluorescente, che aveva urtato mentre scendeva di corsa la scala di ferro e questa non si era fatta troppi problemi ad imprecargli contro, gli aveva urlato di essere un maleducato prima di sbuffare sonoramente e, con passi pesanti, aveva salito i pochi gradini restanti per andare a chiudersi nella sua stanza, Benjamin era troppo impegnato a scappare da quel posto per preoccuparsi di quella donna.
Quel motel era, improvvisamente, diventato per lui il posto dei suoi incubi, l'aria sembrava nuovamente scomparire da tutto ciò che lo circondava non appena ripensava a quello che era successo solo pochi minuti prima, non appena si ricordava che lui e Federico non erano più una cosa sola, il biondo aveva preferito separarsi da lui e, Benjamin, voleva allontanarsi da quel motel e anche da Federico.

Erano passati diversi giorni da quando Federico aveva deciso di lasciare il moro, per lui non era stato facile prendere quella decisione ma tutto ciò che Vanessa gli aveva detto, e anche quello che Evan non aveva fatto altro che ripetergli quando si erano incontrati giorni prima in azienda, lo avevano convinto che lui e Benjamin non erano destinati a stare insieme, da quando lui era entrato nella vita del più grande questo non aveva fatto altro che avere problemi in ogni campo della sua vita, professionale e privato, e sapeva che era solo una questione di tempo prima che fosse Benjamin in persona a lasciarlo, preferiva soffrire prima ma soffrire di meno.
In quei giorni i due ragazzi avevano lavorato l'uno al fianco dell'altro, nessuno dei due aveva osato parlare di ciò che era successo, si erano limitati a parlare di lavoro, proprio come Benjamin gli aveva detto, i suoi colleghi avevano più volte mormorato riguardo la loro relazione, tutti erano sorpresi dal non vederli più arrivare insieme a lavoro o scambiarsi tenere effusioni in ogni momento possibile ma nessuno aveva osato domandare loro che cosa stesse succedendo, Benjamin, contrariamente a quanto il più piccolo potesse pensare, non aveva fatto alcun comunicato, o robe simili, per dire a tutti che tra di loro non c'era più alcun tipo di relazione che andasse oltre di lavoro e che, di conseguenza, Federico era tornato ad essere solo il suo segretario, solo Vanessa era a conoscenza della loro situazione ma non aveva fatto se non guardarli attentamente, e anche un po' soddisfatta, mentre percorrevano l'ingresso insieme ma distaccati.

Una leggera nube di fumo si innalzava nel locale dalle medie dimensioni, la sala era illuminata solo da poche luci soffuse che lasciavano oscurate intere parti del pub, i tavoli erano disposti accanto alle pareti, in modo da lasciare il centro libero per qualche coppia più coraggiosa di altre che si cimentava in qualche ballo a ritmo della musica di sottofondo, il grande bancone occupava l'intera parete accanto alla porta e una serie di sgabelli dai vari colori erano sistemati lungo questi, il lampadario di cristallo era posto al centro del soffitto e le luci andavano a colpire questo provocando, così, tante piccole luci che rendevano più colorata la sala.
La porta del pub si aprì e una folata di vento, particolarmente freddo per essere ormai metà aprile, fece tintinnare il grande lampadario mentre Federico osservava sconsolato il bicchiere, ormai vuoto, che teneva tra le mani.
-"Te ne porto un altro?" Gli chiese il barman, un ragazzo sulla trentina e dalle braccia ricoperte da tatuaggi tribali.
Il biondo aprì la bocca per rispondere ma qualcuno lo precedette.
-"Altri due, per favore." Disse una voce profonda e dopo pochi istanti una capigliatura ribelle dal colore castano chiaro si avvicinò a lui. "Spero non ti dispiaccia se ti offro un drink." Aggiunse il ragazzo e gli regalò un sorriso, mostrando la sua dentatura perfetta.
Il minore si concesse qualche secondo per osservare i lineamenti dell'altro, gli occhi del ragazzo che aveva davanti erano incredibilmente verde, Federico non credeva potessero esistere occhi di quel colore, le labbra erano carnose e rosse per i tanti morsi che il ragazzo non faceva altro che lasciargli, lo scollo a girocollo della maglia lasciava intravedere il tatuaggio di questo che partiva dal collo e scompariva oltre il bordo della maglia nera e aderente, questa gli fasciava il busto, evidentemente, atletico, Federico però si limitò ad osservare la parte superiore del ragazzo, non aveva voglia di perdere tempo quindi si limitò a fare spallucce, per rispondere alla domanda dell'altro.
-"Come ti pare." Disse. "Se ti fa piacere." Aggiunse e si girò sullo sgabello per ritrovarsi faccia a faccia con il barman che in quel momento gli portò due drink azzurri.
-"Io sono Bill." Esclamò il castano e gli tese la mano. "E ti stavo osservando da un po', sei davvero carino." Aggiunse.
-"Ciao Bill che mi stava osservando da un po'." Mugugnò Federico senza girarsi a guardarlo, mentre mangiava delle noccioline chieste poco prima al barman. "Io non ho voglia di parlare e tantomeno fingermi simpatico, quindi se ti va di startene qui in silenzio a guardarmi mentre bevo il drink che mi hai offerto per me va bene, altrimenti puoi tornare dov'eri." Concluse e sospirò prima di prendere il bicchiere.
-"Che broncio, dovresti sorridere, saresti più bello!" Lo prese in giro il ragazzo di nome Bill ma smise non appena l'altro alzò gli occhi al cielo. "Delusione amorosa?" Chiese.
-"Quale parte di non ho voglia di parlare non hai capito?" Replicò il più piccolo e, con sguardo duro, si voltò a guardarlo.
-"Magari parlarne potrebbe farti stare meglio."
-"Non ho alcuna intenzione di parlarne con uno sconosciuto."
-"Non sai che è molto più facile aprirsi con gli sconosciuti?" Rispose il castano. "E io so ascoltare e consigliare davvero bene." Aggiunse, soddisfatto di se stesso.
Il più piccolo alzò nuovamente gli occhi al cielo e fece per replicare ma, ancora una volta, qualcuno lo precedette.
-"Forse dovresti prendere in considerazione l'idea di andartene!" Esclamò qualcuno che a passi veloci si dirigeva verso di loro.
Federico rimase come congelato non appena udì quella voce, fece fatica per evitare che il bicchiere gli cadesse dalle mani, la bocca spalancata e improvvisamente asciutta, gli occhi sgranati e il cuore che non voleva saperne di tornare al suo normale battito.
-"E tu saresti?" Chiese Bill e inarcò un sopracciglio.
-"Qualcuno che ti consiglia di andare via." Rispose il ragazzo e li raggiunse. "Ciao Federico, ti dona davvero molto quella camicia nera." Aggiunse.
-"Benjamin." Sussurrò Federico spaventosamente pallido. "Che cosa ci fai qui?"
Lo sguardo di Bill vagò tra i due più volte prima di parlare.
-"Immagino sia tu il motivo del suo broncio." Disse. "Quindi suppongo sia meglio se ad andare via sia tu." Aggiunse.
Il moro rise brevemente e scosse la testa.
-"Non sai quel che dici, ragazzino." Disse. "Su Federico, digli che vuoi che vada via." Aggiunse rivolto al minore.
Federico, che fino a quel momento era rimasto in silenzio per via della sorpresa, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, scese dallo sgabello e prese l'ultimo sorso del suo drink azzurro, prima di riporre il bicchiere sul bancone lucido.
-"In realtà voglio che andiate via entrambi." Disse. "Non ho alcuna intenzione di parlare con nessuno dei due.
Buona serata." Concluse, girò i tacchi e si diresse verso il bagno, lasciando soli i due ragazzi che lo osservarono a bocca aperta.

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora