Seventy seven.

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Il più grande aveva continuato a fare avanti e indietro nel grande e candido ufficio del dottor Cameron, mentre questo era sparito oltre una porta verde affiancato dal suo fidanzato che sembrava totalmente spaventato anche solo dall'idea di dover essere da solo durante quei tanti esami che il dottore gli aveva detto di dover fare, per potersi accertare di quale fosse la reale causa dei suoi mal di testa.
Erano passate almeno un paio d'ore, anche se al moro sembravano essere passati secoli, da quando Ashton, il dottore, e Federico erano scomparsi oltre la porta, Benjamin più di una volta era stato tentato di oltrepassare quella odiosa porta e raggiungere il più piccolo, si sentiva la terra mancare sotto i piedi al solo pensiero dello sguardo spaventato di Federico mentre lo spostavano tra un macchinario e l'altro, pensava al minore che lo chiamava e lui che non riusciva a sentire perché troppo lontano, quei pensieri lo facevano stare male e si era ritrovato costretto a sedersi pur di non crollare sul pavimento piastrellato.
Benjamin voleva stare accanto al più piccolo, glielo aveva promesso, voleva stringergli la mano e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene ma non ci era riuscito, lo avevano chiuso fuori.

Benjamin era ad un passo dal dare di matto, per i suoi gusti era passato fin troppo da quando il suo fidanzato era andato con il dottor Cameron a fare quegli esami che sembravano non avere una fine, se ne stava seduto su una sedia imbottita verde acqua, proprio come la porta, continuava ad osservare l'orologio ed era arrivato al punto di odiare quel fastidioso ticchettio e più di una volta aveva imprecato contro l'oggetto inanimato, aveva alzato la voce a tal punto da attirare l'attenzione della donna che si era premurata di avvisarli che era giunto il loro turno, questa si era guardata intorno preoccupato e solo grazie all'abile capacità del moro di inventare scuse era riuscito a farla franca e a non farsi cacciare dallo studio.
-"Ma dov'è finito?" Si domandò sottovoce il maggiore mentre continuava a mordicchiarsi le unghie, fino a quel momento perfettamente curate.
Dopo solo pochi istanti, quasi come se il più piccolo fosse riuscito a sentirlo, la porta verde si spalancò e un piccolo Federico, coperto solo da un camice bianco e un sorriso stampato sul volto, si buttò tra le sue braccia.
-"Amore!" Esclamò Federico prima di nascondere la testa nell'incavo del collo del suo fidanzato e stringerlo forte a lui.
Il moro sospirò di sollievo quando riuscì a stringere di nuovo il più piccolo tra le braccia.
-"Piccolino mio." Sussurrò e gli stampò un bacio tra i capelli biondi disordinati. "Come stai?" Gli chiese e lo scostò, anche se di poco, dal suo corpo per poterlo guardare negli occhi.
Il più piccolo si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso e annuì sorridente.
-"Sto bene." Rispose semplicemente e inclinò la testa da un lato. "Ora sto molto, molto, meglio." Aggiunse e, nuovamente, si tuffò tra le braccia del suo fidanzato che non esitò ad accoglierlo.
-"Sono così felice per te, piccolo." Sussurrò Benjamin e lo strinse forte al suo corpo atletico.
Dopo pochi istanti entrò nell'ufficio Ashton, intento a togliersi i guanti in lattice, e sorrise alla vista dei due ragazzi.
-"Siete davvero belli insieme." Disse sorridente l'uomo. "Tua madre avrebbe amato Federico e suppongo che tuo padre gli avrebbe già chiesto se era intenzionato a farsi adottare." Aggiunse ridendo.
Ashton, oltre ad essere uno dei migliori medici della zona, era da sempre amico della famiglia di Benjamin, conosceva i genitori del moro sin da quando questi erano ancora più giovani del moro stesso, suo padre gli aveva raccontato che avevano vissuto molte esperienze insieme e che per lui e sua madre era come un fratello, Ashton era stato un punto fisso nell'infanzia del ragazzo, quando suo padre non riusciva ad occuparsi di lui perché in preda ai ricordi della sua amata ormai morta era proprio lui ad occuparsi del ragazzo e anche quando suo padre era morto gli era stato accanto, era come una sorta di zio per il moro.
-"Sono certo che lo avrebbero amato, proprio come faccio io." Rispose Benjamin e strinse il ragazzo dal ciuffo biondo a lui. "Come sono andati gli esami?" Chiese per cambiare argomento.
-"A primo impatto non mi sembra sia qualcosa di grave, nulla che qualche medicina non possa risolvere." Spiegò il dottore e si accomodò su una sedia girevole verde acqua.
-"Come quella che mi hai dato poco prima?" Chiese il più piccolo e appoggiò la testa sulla spalla del moro.
-"Quello è un rimedio naturale, ma se funziona andrà benissimo anche quello." Rispose l'uomo. "I risultati arriveranno non prima di tre giorni, non credo però ci sia nulla di cui dobbiate preoccuparvi." Disse. "Quindi Federico può rivestirsi e potete andare a fare i fidanzatini innamorati anche da un'altra parte." Aggiunse ridendo.

I due giovani non persero tempo nel seguire il consiglio di Ashton, velocemente il più piccolo si rivestì e, insieme, uscirono da quello studio pronti a godersi quella giornata soleggiata di maggio e di comune accordo scelsero di recarsi al parco.
-"Stai davvero meglio?" Gli chiese il maggiore mentre camminavano tra quella distesa di verde.
Federico annuì e gli sorrise ancora una volta.
-"Come hai detto tu il dottor Cameron è uno dei migliori dottori e la medicina che mi ha dato è davvero miracolosa." Rispose il ragazzo. "Sto bene, davvero."
Il moro si fermò nel bel mezzo dell'Inwood Hill park, in quel momento deserto, e prese le mani del minore tra le sue.
-"Sono davvero felice che non sia nulla di grave." Disse con un certo luccichio negli occhi. "Se avesse detto che era qualcosa di brutto non so come avrei reagito, non mi sarei mai rassegnato all'idea di doverti perdere.
Sono felice di poterti avere ancora al mio fianco." Concluse.
-"Non vorrei essere pessimista ma i risultati non sono ancora arrivati, dovremmo prima aspettarli per poter parlare."
-"Ashton però mi ha assicurato che non è nulla di grave e io mi fido della sua parola."
-"Ora però proporrei di non pensare a nessuno, niente medici o medicine, solo noi." Sussurrò Federico e allacciò le braccia al collo del maggiore.
-"Vuoi pensare a noi?" Chiese sorridente il moro e circondò la vita del minore per attirarlo a lui.
-"Sì, solo a noi."
-"E che cosa vuoi pensare?" Domandò, divertito, Benjamin. "O meglio, che cosa vuoi fare?"
-"Questo." Sussurrò Federico prima di far unire le loro labbra.

Terminal || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora