-"Anche tu hai detto cose non vere oggi." Disse. "Non puoi credere che Federico non ti ami, te l'ha dimostrato mille e una volta.
Quel ragazzo ti ama, Benjamin, ne sono certa."
Gli aveva detto Diana ed era fermamente convinta di ciò che stava dicendo, la donna era fermamente convinta che il più piccolo, nonostante ciò che avesse detto al più grande, lo amava e che si era trattato solo di un momento di rabbia, la donna era certa che sia Benjamin e sia Federico avevano decisamente esagerato con le parole ma nessuno dei due pensava quelle cose, loro erano fatti per stare insieme e lo sapevano bene, per quanto volessero negarlo.
Diana aveva cercato in tutti i modi di convincere il moro di ciò che diceva, gli aveva ripetuto fino allo sfinimento quanto perfetti fossero insieme, gli aveva fatto ricordare tutti i bei momenti passati insieme e le tante belle parole che si erano scambiati, gli aveva detto che l'amore non era sempre semplice e che lui doveva lottare per Federico, proprio come suo padre aveva fatto con sua madre, neanche sapeva quali fossero i motivi che avevano spinto il più piccolo a lasciarlo ma la donna era certa non fossero nulla che non potessero superare.
Diana credeva in loro e nel loro amore e non avrebbe permesso che ci rinunciassero tanto facilmente.La luce della luna filtrava attraverso la grande porta finestre che si trovava nel salotto della casa del più grande, la grande casa era silenziosa, nonostante fossero appena le undici di sera, l'intera servitù aveva lasciato il suo posto di lavoro e aveva lasciato solo anche il loro capo, solo Diana si era trattenuta più a lungo degli altri, fino a quando il moro non aveva insistito affinché andasse a lavorare, le aveva detto che l'indomani sarebbe stata una dura giornata e non voleva che non fosse ben riposata.
Il fruscio leggero delle piante era coperto dal suono della televisione, Benjamin aveva deciso di passare la sua serata, o meglio sprecare la sua serata, davanti alla televisione alla ricerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione ma da quando Federico era andato via da quella casa, e anche dalla sua vita, nulla più gli interessava, aveva smesso di provare interesse verso tutto, anche verso la vita in sé.
Nella mente del più grande continuavano a ripetersi le innumerevoli volte in cui il più piccolo lo aveva rifiutato, in cui gli aveva detto che tra di loro era finita, pensava però anche a quella stessa mattina, a quando aveva urlato ad Alexander che lui era il suo fidanzato, al modo in cui gli aveva detto di volere lui mentre lo baciava e si lasciava andare al suo amore, pensava a quanto era stato bello poter tornare ad essere suo anche se per poche ore, subito dopo però si ricordava la loro discussione, a Federico che gli diceva di non amarlo più e a lui che lo accusava di averlo tradito.
Com'era potuto essere tanto stupido?
-"Federico, amore mio..." Sussurrò il ragazzo e alzò gli occhi, ormai lucidi, verso il soffitto. "Torna da me, ti prego, mi manchi tantissimo..." Disse pur sapendo che nessuno lo avrebbe mai sentito.
Il suono del campanello di casa interruppe i pensieri di Benjamin, che avevano come unico protagonista il ragazzo dai capelli biondi, e questo aggrottò la fronte per la sorpresa.
-"Chi può mai bussare alle undici di sera?" Si chiese poco prima che un'idea gli balenasse in testa. "Federico!" Esclamò, raggiante come non mai, e si catapultò giù dal divano, rischiando di rompersi entrambe le gambe, per correre verso la porta d'ingresso.
Il campanello di casa suonò ancora una volta e Benjamin pensava di potersi sentire male da un momento all'altro, per la troppa felicità che stava provando in quel momento.
-"Federico sto arrivando, eccomi!" Disse e si affrettò nell'aprire la porta.
-"Non sono Federico, mi dispiace deluderti."
Il sorriso scomparve del tutto dal volto del ragazzo e venne rimpiazzato da una smorfia quasi disgustata, la felicità che provava fino a pochi momenti prima si era trasformata quasi in odio.
-"Tesoro potresti anche fingere di essere felice di vedermi, quel broncio non ti sta bene."
Disse la persona che se ne stava oltre la soglia, prima di spostare il ragazzo ed entrare in casa.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e chiuse la porta con un tonfo.
-"Vanessa." Disse con una punta di disgusto nella voce. "Che cosa vuoi?"
-"Sono venuta a trovarti." Rispose la ragazza e si tolse il soprabito, decisamente troppo pesante per quel periodo, mostrando così il suo tubino nero che le fasciava perfettamente ogni curva del suo corpo.
-"Io non ti voglio qui, vattene."
-"Se non mi volessi non avresti chiuso la porta, tesoro." Disse Vanessa e, contro il volere dell'altro, gli stampò un bacio sulla guancia, sporcandolo con il suo rossetto rosso. "Comunque sia, ora sono qui, quindi perché non approfittarne e parlare un po'?" Chiese e sfoggiò uno dei suo sorrisi migliori.
Se Federico non fosse mai entrato nella sua vita, Benjamin, avrebbe di sicuro fatto come diceva la ragazza e non avrebbe perso tempo nell'approfittare di quella situazione ma aveva conosciuto Federico ed era anche cambiato.
-"Io non ho nulla di cui parlare con te." Rispose il moro. "Te lo ripeto nuovamente, non ti voglio qui, vattene Vanessa." Aggiunse
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si diresse verso il salotto.
-"Questa casa è bella proprio come me la ricordavo." Disse mentre si guardava intorno e il suono dei suoi tacchi riecheggiava nella stanza. "Forse non sarei dovuta andare via."
-"Sai bene che sono stato io a mandarti via." Replicò il moro. "Non ti volevo qui e non lo voglio neanche ora."
La ragazza sbuffò e si lasciò cadere sul morbido divano.
-"Come ti pare." Disse. "Dov'è il biondino?"
-"Non parlare di Federico." Ringhiò il più grande e si avvicinò a lei, con i pugni serrati.
-"Non posso parlare del tuo ex fidanzato?" Ghignò Vanessa e si spostò i capelli dal viso. "Sì, Benjamin, io so che tu e Federico vi siete lasciati e sono qui proprio per questo." Aggiunse, notando l'espressione confusa sul volto del ragazzo.
Il moro era del tutto sorpreso dalle parole della ragazza, come faceva a saperlo?
-"Come fai a saperlo?"
-"Io so tutto, tesoro." Rispose la ragazza e afferrò il polso del maggiore per tirarlo verso di lei. "Non ti meritava, era solo una questione di tempo, prima o poi l'avresti capito anche da solo e saresti stato proprio tu a lasciarlo."
Benjamin si liberò dalla presa del giovane e indietreggiò sul grande divano, con una smorfia disgustata stampata sul volto.
-"Tu non sai niente di me e Federico.
-"So che vi siete lasciati, questo mi basta." Disse la giovane e gattonò verso di lui, per poi sedersi sulle sue gambe. "Ricordi quanto ci divertivamo insieme, Benjamin?" Chiese e iniziò a giocherellare con il nodo della cravatta del ragazzo.
-"Era così bello poter stare con te, tutto il mondo svaniva, restavano solo le tue mani su di me e le attenzioni che mi dedicava.
Era tutto così speciale."
-"Vanessa smettila." Replicò duramente il più grande e fece per scacciare via le mani della giovane ma questa si avvinghiò ancora di più a lui e iniziò a baciargli il collo.
-"Lasciati andare, Benjamin." Sussurrò Vanessa tra un bacio e l'altro. "Federico non c'è, non fa più parte della tua vita, io però sono qui e ci sarò tutte le volte che vorrei.
Lasciati andare, fallo per te stesso."
Il ragazzo chiuse gli occhi e qualcosa nelle parole di Vanessa lo colpì, lo colpì a tal punto da darle retta.
Benjamin si lasciò andare.
Solo pochi istanti dopo le labbra di Benjamin e Vanessa si incontrarono, la ragazza sorrise soddisfatta e lasciò che le sue mani scompigliassero i capelli del ragazzo, dopo soli pochi minuti il corpo di Vanessa si ritrovò bloccato tra il divano e quello del moro.-"Tu non sei niente per me, Vanessa, è ciò che sta per succedere ora non significherà niente." Disse Benjamin mentre slacciava l'abito della ragazza.
-"Forse non sono niente." Iniziò a parlare Vanessa. "Eppure continui a tornare da me."
STAI LEGGENDO
Terminal || Fenji.
FanfictionTerminal || Fenji. «Terminal 3. Un aereo preso nella speranza che tutto possa cambiare, tanti sogni ma poche speranze. Qualcosa però accadrà. Un paio di occhi saranno la sua turbolenza, sconvolgeranno la sua vita e lo cambieranno in ogni senso. Un v...