Capitolo 18.- L'oscurità dentro Kevin

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Forzare le serrature era facile, un gioco da ragazzi in effetti. Matthew aveva sempre ascoltato con attenzione i consigli di Jamie e lo aveva sentito rispondere per le rime ad un ragazzina del corso che aveva borbottato qualcosa riguardo all'inutilità di tutta quella roba Umana che gli insegnava.

"Per tua norma e regola." aveva detto adirato "La vittoria della Guerra è stata determinata anche dalla mia capacità di forzare una serratura!"

Per l'Armato era una seccatura dover controllare l'appartamento di Kevin, ma Niall aveva ribattuto che lui era meno appariscente e quindi più adatto ad osservare in silenzio Calendula che lavorava, un'attività che a Matthew piaceva molto; il movimento dei suoi fianchi era ipnotico e bellissimo, così come il suo viso distratto, dolce, sereno mentre cercava di non far cadere il vassoio. Avevano bisticciato per un po', ma alla fine Matthew aveva ceduto: Niall era andato al Marinaio per tenere d'occhio Calendula e lui nell'edificio che ospitava la casa di Kevin.

Si era piazzato davanti al condominio del ragazzo, limandosi le unghie con un coltello, fino a che non lo aveva visto uscire, vestito di tutto punto, probabilmente diretto in qualche sordido locale in cerca di ragazze meno difficili di Calendula da soggiogare. Allora lo aveva urtato casualmente e gli aveva fatto cadere le chiavi. Interno 5. Piano 4. Era sparito prima che il gorilla con la camicia rossa potesse riconoscerlo o anche solo realizzare cosa fosse successo, entrando nell'androne buio ed attendendo qualche minuto, aspettando che Kevin si allontanasse abbastanza, giusto per essere certo di non doverlo mettere fuori gioco mentre controllava il suo appartamento.

Ora stava fissando un tetro corridoio che si inoltrava nella sua casa, immerso nelle tenebre. Nugoli di polvere si sollevavano dalla moquette lercia mentre procedeva, un coltello affilato in mano, gli occhi socchiusi per vedere. A quanto pareva, e a quanto risultava dal campanello posto vicino alla porta di ferro ammaccata, viveva davvero solo, ma era meglio essere prudente. Mosse dei passi cauti: chiunque vivesse in una zona del genere, doveva avere almeno un cane a guardia della sua roba.

 Accese le luci, che tintinnarono in modo spiacevole, ronzando prima di illuminate l'ambiente. Era in un monolocale piccolo e sporco, che puzzava davvero molto. La porta del bagno era aperta ed evidentemente non veniva pulito da anni: Matthew fece una smorfia, distogliendo lo sguardo. C'erano piatti sporchi nel lavandino, con delle mosche che ronzavano attorno agli avanzi di frutta marcia accanto al gas senza posa in un frastuono continuo. Voleva davvero scoprire qualcosa su Kevin, essere certo che non fosse un pericolo. Nel frigorifero trovò qualcosa che pareva latte e delle siringhe impacchettate.

Siringhe. Cosa potesse farsene di una dozzina di siringhe Kevin era un mistero: non era un drogato, o almeno non credeva, non assomigliava a quelli che aveva visto durante le Missioni, agli angoli delle strade, imploranti, dimenticati, spezzati; lui era in salute, forte, robusto. Che fosse davvero un maniaco che drogava le vittime? Per Matthew era tutto possibile.

 Alla fine spostò lo sguardo sull'angolo dove dormiva, sul piccolo letto sfatto; c'erano vestiti ovunque, sparsi a terra, sulla sedia, che si riversavano da una sacca. Alzò gli occhi e il suo cuore di bloccò; Calendula sorrideva dal muro, ritratta in una foto appesa al centro di un intricato mosaico. Si avvicinò, esaminandolo, inginocchiandosi sul letto con un piccolo moto di disgusto.  Foto, appunti, cartine, articoli di giornali italiani componevano uno strano collage nefasto. Ne esaminò alcuni: non parlava bene quella lingua, ma ebbe l'impressione che parlassero della sua carriera scolastica, delle sue vittorie a competizioni di matematica, a gare di italiano, perfino che riportassero i suoi voti...cose innocenti, fatte da una ragazza innocente e pura.

 Ebbe un brivido: Kevin la stava perseguitando davvero. Si tese, allungando una mano tra il letto ed il materasso, cercando qualcosa di compromettente, che lo collegasse ai Demoni, magari una tavola da evocazione...le sue dita si chiusero su qualcosa; tirò a sè l'oggetto: un coltello, molto affilato, dalla lama dentellata. Se lo fece girare tra le dita e lo rimise a posto con un sospiro. Si chinò e frugò nella sacca con disgusto, trovando altri oggetti che lo fecero incupire: corde, altre siringhe, pillole, coltelli...e delle fruste. Ne srotolò una e la fece schioccare, osservandola: aveva delle piccole palline di metallo all'estremità delle frange di cuoio. Era fatta per torturare, pensò gettandola al suo posto con una sensazione di odio crescente: chi avrebbe voluto torturare quel bastardo? Una ragazza piccola coma Calendula? Lei era un pulcino, pensò Matthew con rabbia, piccolo e fragile: quella frusta l'avrebbe mutilata nella migliore delle ipotesi.

-Bene.- disse a mezza voce.- Ti ho trovato bastardo.

Non sapeva chi o cosa fosse davvero Kevin, ma una cosa era certa. Il ragazzo andava tenuto sotto stretto controllo e doveva stare lontano da Calendula. Socchiuse gli occhi: non la doveva neppure guardare, non più. Non doveva neppure pensarla.



ANGOLO DELL'AUTORE

Cosa è Kevin in realtà? Un semplice psicopatico ossessionato da Caledula o qualcosa di ben peggiore? Credete che Matthew riuscirà a proteggere la piccola Umana testarda oppure lei finirà in qualche guaio? Ma soprattutto...è davvero latte la roba bianca nel frigorifero? :3


Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora