Capitolo 11.- Intrusa

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Calendula ci mise diverso tempo a convincersi ad uscire da sotto le coperte il giorno seguente. Si era addormentata stretta al cuscino, gli occhi umidi e la testa che batteva, il cuore che galoppava dopo quella giornata assurda. Quando riaprì gli occhi, destandosi da un sonno agitato e denso di ombre oscure che la seguivano striscianti, la stanza era illuminata da una tenue luce grigio perla e il cielo oltre il vetro era buio, percorso da lampi improvvisi: pioveva a dirotto e i tuoni le rimbombavano nel petto vuoto. 

Era un'altra brutta giornata per lei. La Casa era silenziosa e Calendula provò un certo piacere nel notare che con quel clima tetro tutto sembrava più triste; la cosa la faceva sentire molto meno sola.

Aveva la vaga sensazione che in Sala mensa avrebbe potuto incontrare Matthew che rideva di lei per la sera prima o magari che raccontava quello che era successo a Sybil, così passeggiò per i corridoi sperando di perdere tempo e alla fine arrivò alla stanza di Niall.

Pensò al corpo scosso dai singhiozzi che aveva stretto e alla paura che aveva provato nel vederlo del tutto fuori controllo; esitò, poi bussò piano, incerta se volesse essere o meno ignorata. Il ragazzo le aprì, vestito di tutto punto, con dei jeans chiari e una felpa scura, gli occhi gonfi; era lucido, molto si più rispetto alla sera precedente e sembrava quasi dispiaciuto nel vederla.

-Ciao.- disse Calendula.- Stai meglio?

Lui le accarezzò i capelli, poi si fece indietro e la ragazza scorse il letto sfatto e il pavimento pulito. Tutti i disegni distrutti erano spariti, così come i cocci di vetro; almeno, Matthew non aveva abbandonato il suo amico quella notte, non prima di aver sistemato. Il risentimento che provava nei suoi confronti si placò appena.

-Stamattina pensavo di vedere un disastro nella mia stanza.- ammise.- Ma tu e Matthew avete fatto sparire tutto.

Lei avvampò.- Non avresti dovuto...

-Rovinare quei disegni?- allargò le braccia, sorridendo.- Credi che a qualcuno importi davvero?

-A me importa.- sussurrò lei.- Quei disegni erano la cosa più bella della Casa.

L'Armato parve lusingato, ma presto scrollò le spalle e ficcò le mani in tasca, dondolando sulle punte dei piedi.- Non li ho distrutti tutti. Forse lo avrei fatto, ma tu...grazie per avermi sostenuto e fermato. E scusami se ti ho fatto male...Non sei ferita per colpa mia vero?

Lei gli rivolse il suo sorriso più luminoso, ma immaginò che dovette risultare piuttosto patetico e falso, almeno a giudicare dallo sguardo accigliato  che Niall le scoccò.- No...stai tranquillo, sto bene. Non mi hai fatto male.

-Sembri turbata, però.- era troppo stanca per fingere di essere felice, ma non voleva che Niall si facesse carico anche dei suoi problemi. -Ho solo fame.

- Cosa ne dici di andare a fare colazione?-propose chiudendo la porta, imbarazzato.- Sono giorni che non mangio e mi limito a bere, il mio stomaco sta protestando violentemente.





Calendula fu felice che l'Armato stesse abbastanza bene da volersi presentare in pubblico e fu solo questo a spingerla ad accettare di seguirlo. Scesero insieme le infinite scalinate della Casa, mentre lei lo aggiornava sulle ultime novità, cercando di evitare l'argomento Matthew e senza nominare Galway, per paura che lui scattasse di nuovo; la gente che urlava le aveva fatto paura sin dal funerale di sua madre. Tutte quelle lacrime, quei singhiozzi, quelle piccole grida di dolore l'avevano segnata per sempre.

Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora