Interludio.- Una famiglia

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-Mamma!- Nadine si affacciò alla porta dello studio della madre; da quando poteva ricordare, sua madre Marie aveva scritto. Era una giornalista abbastanza conosciuta in città e le testate internazionali facevano a gara per accaparrarsela, anche se lei ripeteva sempre che voleva una vita tranquilla, nella loro casetta di periferia.

In quel momento era seduta alla scrivania di legno chiaro, degli occhiali in bilico sul naso, la massa di ricci crespi raccolti da un fermaglio; alzò la testa dal plico di documenti che stava esaminando per scrivere il suo ultimo reportarge e li fissò sulla figlia tredicenne. Nadine sapeva di assomigliare a suo padre antony più che alla madre: non aveva il suo corpo formoso o i suoi occhi neri e profondi. Aveva ereditato la fisionomia snella del padre e i suoi occhi grigi, che facevano a pugni con i capelli scuri, creando un contrasto che non le piaceva, ma che alcune amiche le invidiavano.

-Cosa succede?- chiese dolcemente lei, scostando una ciocca ribelle dalla guancia.

-C'è una visita per te.- commentò Nadine. Non era strano che sua madre ricevesse delle visite, conosciuta coem era: però la ragazza di slito conosceva i giornalisti che andavano a trovarla per chiederle qualcosa o per cercare di aiutarla nelle sue ricerche, mentre la persona che aveva bussato quel giorno alla loro porta era una perfetta sconosciuta.

-Chi è?- domandò Marie aggrottando le ciglia ed alzandosi stancamente, aggirando la scrivania ed uscendo dalla stanza inondata dagli ultimi raggi del tramonto. Nadine si strinse nella spalle, seguendola verso il piccolo salotto, dove aveva fatto accomodare la sconosciuta.

La trovarono esattamente dove l'aveva trovata, seduta sul divano color panna, le gambe accavalatte, gli occhi che scandagliavano la stanza; i suoi occhi proprio non piacevano a Nadine: erano neri, come quelli di sua madre, ma più scuri, più misteriosi...non le piacevano ecco, perchè le davano la sensazione che quella donna potesse leggerle dentro. Indossava degli abiti sdruciti e i capelli erano in disordine: cosa poteva avere a che fare con sua madre, sempre impeccabile nei suoi vestiti firmati?

Narie si accigliò quando vide l'ospite.- Salve. Posso fare qualcosa per lei?

La donna la fissò e sorrise, divertita.- Oh, sei sempre la stessa!- poi lanciò unìocchiata alla ragazza, seminascosta dietro l'arco che portava in cucina.- Ma tua figlia è uguale ad Antony.

Marie sbattè le ciglia.- Ci conosciamo?

-Che sciocca.- esclamò lei alzandosi e tendendo la mano magra.- Io mi chiamo Neithel.

Nadine aggrottò le ciglia: quello sì che era un nome strano. La gente prendeva in giro anche per per il suo nome, ma sa madre diceva che le era venuto spontaneo chiaarla così e alla fine la ragazza si era abituata a sopportare le battutine sul suo strano nome straniero. Neithel però era molto peggio: quella donna doveva aver avuto dei pessimi genitori.

-Non ricordo di averti mai incontrata.- disse seccamente sua madre, cupa.

-Sono una stagista.- rispose vaga lei.- Vengo da...un posto che una volta amavi molto, anche se forse è passato troppo tempo perchè tu possa ricordarlo.

Si voltò a scrutare il caminetto e le fotografie di Nadine che si esercitava nel volteggio o alla sbarra, le ciglia aggrottate.- Tua figlia è una vera Armata, nonostante tutto.

Era chiaro che a sua madre la donna non piaceva. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la porta d'ingresso si aprì e suo padre Antony comparve allegro, con un plico di fogli sotto il braccio.

-Non crederai mai cosa ho dovuto passare per uscire entro le cinque!- si bloccò, notando la sconosciuta seduta sul divano, sorridente.- Oh, abbiamo ospiti?

-Se ne stava andando.- disse con sicurezza marie e a Nadine piacque il tono freddo e deciso della madre: stava prendendo in mano la situazione e amava quando lo faceva.- Non è vero?

-Certo.- Neithel si alzò, fissando educatamente Antony ed accennando ai fogli.- Quelli sono meglio di una Katana? Ma devo ammettere che Matthew porta la tua con incredibile eleganza!

Suo padre parve confuso.- Una...cosa? Ma cosa sta dicendo?- e guardò preoccupato la moglie.

Era chiaro che quella donna non piaceva a nessuno. Neithel sorrise, agitando una mano pallida.- Armati...- mormorò dolcemente.- Ingannati, frustrati, esiliati, abbandonati...presto avrete il posto che vi spetta...

-Devo insistere affinchè se ne vada!- esclamò Antony, cupo, aprendo la porta.- Ora!

-Certo.- disse tranquilla la donna.- certo. Ho visto quello che volevo.

Si avviò alla porta serena, sorridente e Nadine pensò che la odiava. Non sapeva neppure chi fosse, ma la detestava. Appena prima di uscire, la donna si voltò.

-Ci vedremo presto, Marie. C'è un evento che non ti puoi proprio perdere.- e fece un sorrisetto sardonico, scomparendo nella luce del tramonto.

-Ma chi era?- chiese Nadine incuriosita, troterrelando in salotto. Sua madre scosse al testa.- Probabilmente una stagista che vuole invitarmi a qualche party- sorrise al marito.- Antony non fare quella faccia. Cosa potrà mai farci di male questa neithel? Andiamo, la cena sarà ronta....

Ma a Nadine l'espressione di suo padre non piaceva per nulla.




ANGOLO DELL'AUTORE.

Nadine ha un futuro davanti a sé. Un futuro deciso anche dal sangue che le scorre suo malgrado nelle vene. 

Potremo saperne di più un giorno...ma quali sono i progetti di Neithel per Marie?


Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora