Capitolo 9.- Una nuova vita

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Calendula seguì Jamie per i corridoi cercando di non pensare al fatto che stava camminando spalla a spalla con il figlio di un Angelo, un essere che aveva sempre relegato a quel lungo elenco di figure che venivano propinate ai bambini per far loro credere che ci fosse qualcosa dopo la morte, che la vita proseguisse oltre il breve tempo concesso sulla terra; Calendula non era certa di credere in tutte quelle strane teorie circa Paradiso ed Inferno, ma la sua vita era sul bordo di un abisso, dopotutto forse avrebbe dovuto ampliare i suoi orizzonti.

Pensò alle sue ali, bianche e sfolgoranti nella notte e lo guardò in viso, cercando le parole per ringraziarlo, senza riuscirci troppo bene in realtà; era complicato essere grati ad uno sconosciuto per averla salvata da un destino macabro. Lui si accorse della sua espressione turbata e le rivolse un ampio sorriso. Era bello, veramente bello anche per una come lei, che non guardava mai nessuno giudicandolo; aveva occhi accecanti e capelli che parevano stati dipinti con il chiarore della luna: una bellezza angelica, giustamente, luminosa e rasserenante, come il suo lieve profumo di aria invernale e fumo.

-Qualcosa non va?- le chiese con tatto, oltrepassando diverse porte chiuse.

-Volevo ringraziarti.- spiegò lei avvampando. -Per avermi salvato la vita.- chinò il capo.- Sto dicendo questa frase troppo spesso oggi.

Jamie sospirò, passandosi le dita tra i capelli. Calendula pensò che quelle dita affusolate erano quelle di un artista: sembravano perfette per suonare un violino oppure un pianoforte. Lei non era mai stata portata per la musica, anche se aveva tentato di suonare un flauto traverso, con risultati a dir poco deprimenti.

-Non ti preoccupare.- disse con forza, scrollando le spalle.- Ho salvato molte persone nella mia vita.- le strizzò l'occhio.- Poche carine come te, se escludiamo la mia bellissima moglie.

Calendula si morse un labbro, ripensando al racconto di Beth, alla storia di una schiava sfuggita alle catene e salvata da quel ragazzo, ormai un uomo, che ora camminava accanto a lei. Si sentì particolarmente minuscola, messa a confronto con il mondo attorno a lei, un mondo a cui si stava affacciando timidamente, certa che non sarebbe mai potuta tornare indietro.

Jamie spinse una porta che si aprì cigolando. Calendula vide lo scorcio di una biblioteca, con alte finestre tutto attorno e grandi scaffali che arrivavano al soffitto, stipati di libri; il profumo di carta stampata era familiare, la tranquillizzò mentre  l'Armato si avvicinava al centro della stanza, dove, accanto ad un grande pianoforte a coda, erano seduti diversi ragazzi. La maggior parte erano sui sedici anni e alzarono la testa tutti insieme, voltandosi verso la porta. Quando videro Jamie si scambiarono occhiate eccitate: pareva che avessero visto un bidello che annunciava la fine delle lezioni. Lui sorrise a Beth, che era in piedi, con un pesante libro in mano, i capelli legati in un nodo. Era veramente incantevole, pensò Calendula, non bella, ma meravigliosa: capiva cosa spingeva Matthew ad averla voluta come sposa, quando era un bambino. Vi era in lei qualcosa di eterno e fragile insieme, che la giovane non avrebbe saputo in alcun modo esprimere a parole.

-Abbiamo bisogno di te.- disse Jamie con un inchino, gli occhi che assumevano una sfumatura più azzurra, più simile al ghiaccio di un lago. -Come sempre.

-Finisco questa spiegazione.- disse dolcemente e spostò lo sguardo nocciola sui ragazzi.- Bene.- disse a voce alta e tutti si affrettarono a concentrarsi sulla loro insegnante.- Sapete cosa significa, in definitiva, la parola "sacrificio"?

Un ragazzo con degli occhiali e i capelli spettinati alzò la mano.- Un sacrificio è come un baratto. Una vita per una vita, sangue per altro sangue. Con un sacrificio si possono resuscitare i morti, oppure evocare Demoni oppure...

Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora