Capitolo 7.- Mi ami?

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-Svegliati...Calendula...pulcina...- si sentì chiamare da una voce dolce, melodiosa e capì di essere ancora viva.

Aprì gli occhi, senza fiato, spossata e si trovò a fissare il viso ancora lievemente fuori fuoco di Matthew, le sue pupille dilatate, sospeso sullo sfondo di un limpido cielo indaco, senza nubi. Doveva essere giorno inoltrato, il sole era alta lassù e i suoi raggi scaldavano la pelle intirizzita della ragazza.-Ciao.

-Ciao.- rispose lei esitante, battendo le ciglia. Si tastò cautamente il corpo, ma sembrava che non fosse ferita. Ebbe un brivido al ricordo dell'attacco, della fuga, della paura, del dolore...il sangue di Michail aveva reso rosa e rosso l'abito candido e si era seccato, sporcandola; lui era sopravvissuto? Si morse un labbro, sollevando di nuovo lo sguardo sul viso ansioso dell'Armato.- Stai bene?

-Sì.- le carezzò dolcemente il capo, chino su di lei.- Anche tu?

Annuì e scoprì di essere sdraiata su qualcosa di morbido e tiepido. Allungò la mano e raccolse un pugno di sabbia candida, accecante. Rimase sgomenta e si mise seduta, mentre Matthew rotolava di lato, lasciandola libera di muoversi. Erano su una spiaggia di sabbia candida come neve che si snodava a perdita d'occhio, senza traccia di esseri viventi; alle loro spalle si ergeva un' imponente boscaglia di alberi sconosciuti, alti e fitti e gabbiani ed altri uccelli volavano alti nel cielo azzurro, perdendosi nel sole.

Ma la cosa più bella era il mare: una distesa di acqua blu e verde, azzurra e pervinca, limpida e cristallina come Calendula non ne aveva mai vista, increspata da onde leggere che si infrangevano ai suoi piedi, sul bagnasciuga. Al centro dei flutti, battuta dalla schiuma candida e spumosa, si ergeva una costruzione semplice, una sorta di grande palafitta, collegata ad altre strutture simili da ponticelli sospesi sull'oceano. Era meravigliosa, il legno nero che splendeva alla luce del sole e lei si perse a contemplare la bellezza di quel paesaggio quasi innaturale, silenzioso. Un vento che sapeva di sale si sollevò, scuotendole i capelli.





-Dove siamo?- chiese alla fine voltandosi. Matthew sedeva accanto a lei, a gambe incrociate, la Katana posata sulle ginocchia.

I suoi occhi azzurri stavano valutando la struttura misteriosa.-Alla Casa neo-zelandese per quanto posso intuire. Ne ho visto alcune immagini, ma non mi aspettavo fosse così bella.

Lei deglutì.- Luska...- abbassò la testa.- Perchè ci ha mandati qui?

-Lei non aveva idea di dove portasse il Legame.- commentò lui senza fare commenti sul fatto che l'ultimo membro della sua famiglia fosse stato assassinato davanti ai suoi occhi.- Forse è una Casa isolata e per questo è...un buon rifugio.

-Forse.- Calendula deglutì, poi si strinse le ginocchia al petto, decidendo di porre la domanda che le aveva invaso la mente non voluta.- Ho...ho ucciso Ksenija?

-Cosa?- Matthew la guardò sorpreso.- No, certo che no. L'hai solo presa all'occhio, starà anche troppo bene.- poi le prese il mento tra le dita, asciugandole una lacrima.-Non piangere: hai fatto la cosa giusta.

-Ho ferito un altro essere umano.- disse tremante.- Io l'avrei uccisa!

-Lei avrebbe ucciso te a calci, lo ricordi? Volodjia ti ha frustata e ti avrebbe...- mormorò dolcemente Matthew, accarezzandole il viso.- Calendula, se uccidi per difesa non sei un'assassina e tu l'hai solo ferita. Mi hai salvato la vita, pulcina...

-Ma io...- deglutì, ricacciando indietro le lacrime con uno sforzo.- Non sono così. Io non colpisco nessuno con una lama!

Lui scosse la testa, cingendole le spalle con un braccio, attirandola contro di sè.- Calendula.- disse tra i suoi capelli.- Questo mondo è ingiusto, è uno schifo: tu hai reagito d'istinto, hai reagito perchè volevi vivere e questo è del tutto naturale. Quello che hai fatto non è stato orrendo o disumano e non ti ha cambiata.- le scostò i capelli dal viso tirato e gonfio.- Tu non hai fatto nulla di male. Tu sei sempre tu, pulcina.

Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora