Capitolo 19.- I due cadetti

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-Calendula c'è il tuo ragazzo.- Elsa alzò un sopracciglio allusiva.- Me lo presti?

La ragazza sbuffò, togliendosi il grembiule sporco e sbirciò da dietro il muro della cucina, attenta a non essere vista. Effettivamente, ad un tavolo isolato si era appena seduto Matthew. Stava parlando con un altro cliente, che era rimasto tutta la sera; lei lo aveva riconosciuto, ma aveva preferito fingere e chiedere ad Elsa di servire ai tavoli: non voleva che Niall le facesse domande o la vedesse, non in quel momento in ogni caso. Quei due che le avevano fatto quasi beccare una punizione per essere arrivata in ritardo: era ridicolo, visto che era bloccata in una mezza rissa, ma non aveva saputo cosa fare se non accettare la strigliata della sua insegnante di inglese in silenzio.

C'era in loro due qualcosa di surreale: due ragazzi che comparivano dal nulla a scuola, dicendo di essere cadetti di una qualche accademia militare, che la difendevano dalla attenzioni indesiderate di Kevin.

-Non è il mio ragazzo!- disse esasperata, poi aggrottò le ciglia.- Non prendi la loro...?

-Non ti toglierei questo piacere per nulla al mondo.- la prese in giro Elsa, voltandosi per servire un anziano dagli occhi porcini, fissi sul seno di Calendula. Lei si sistemò la camicetta arrossendo e prese il menù, dirigendosi al tavolo dei ragazzi. Matthew la guardò con occhi cristallini, tesi.- Buonasera benvenuti al...

-Ehi, Calendula.- disse sorridendo e mostrando le fossette.- Come va?

-Bene, grazie. Cosa posso portarvi? Il piatto del giorno è...- esitò, a disagio sotto lo sguardo del ragazzo, che la squadrava dalla testa ai piedi.- Pasta del Pescatore.

-Uhm, solo un caffè.- poi si guardò attorno.- Allora, lavori qui?

-Mi pare evidente.- spostò gli occhi sul rosso.- Un'altra tisana?-accennò col mento alle tazze vuote davanti a lui.- Potresti battere un qualche record.

-Mi conosci bene.- rispose dolcemente. Tolse gli occhiali da sole, guardandola intensamente.- Ma prenderò un caffè pure io. Doppio.

Lei si strinse nelle spalle.- Due caffè della Sirena.

-Ti prego, cedimene almeno uno.- sussurrò Elsa. Aveva tinto i capelli verde pistacchio: a volte lo faceva, cambiava colore alla sua testa indomabile, ma Calendula non osava chiedere cosa il marito avesse detto per quella trasformazione. Non sapeva neppure se fossero ancora sposati: Elsa cambiava spesso versione, limitandosi a dire che dei suoi due figli le importava, ma non molto degli uomini.

-Prego, prendili tutti e due.- appese le ordinazioni al banco e guardò i due ragazzi.- Frequentano un'accademia militare o una cosa del genere.

-Divise eh? Eccitante...ci sono tante cose che mi piacerebbe fare con un militare.- alzò l'angolo della labbra.

-Elsa.- alzò gli occhi al cielo.- Per favore. Hai dei figli.

-Anche delle esigenze tutte femminile ai piani bassi, chica.- ridacchiò, poi esitò.- A proposito...stasera Jordan non c'è. Di solito fa lui la chiusura, ma stasera tocca a me.

-Lo so.- disse cautamente Calendula. Aleandro stava maledicendo la caffettiera, insultandola in un dialetto messicano.- Quindi?

-Joseph, il mio piccolo...aveva un po' di febbre e la più grande domani ha scuola, deve andare a letto ormai; non vorrei lasciarlo da solo con la baby-sitter per tutta la notte...anche perchè non me lo posso proprio permettere con i prezzi di quegli avvoltoi.

Calendula sospirò. La mattina dopo anche lei aveva scuola: avrebbe dovuto studiare quella notte, ma Elsa era la sua unica amica ed era nei guai. Scosse il capo.- Chiudo io.

-Davvero?- Elsa si illuminò.- Davvero davvero?

Sorrise.- Non ti preoccupare. Ho poco da fare... E poi...- esitò, perchè dopotutto stava negando l'evidente bisogno di riposo che aveva.- Non c'è problema. Tanto non sarò pagata comunque.

Elsa le rivolse uno sguardo grato.- Servo io al tavolo. Tu riposa pure.- prese il vassoio e si avviò ancheggiando dai due ragazzi.

Calendula pensò al suo letto scomodo, a Milky che faceva le fusa, alla giornata che l'attendeva l'indomani e si maledì. Ma dopotutto, lei non aveva un bambino che l'aspettava a casa, nessuna famiglia che la volesse con sè durante la notte...si voltò ed i suoi occhi si scontrarono di nuovo con quelli azzurri di Matthew. Il modo in cui continuava a fissarla, le metteva quasi i brividi, ma erano brividi tutto sommato piacevoli.

Elsa se ne andò alle due, ringraziandola mille volte. Aveva una fetta di torta Sette Mari in mano.- Si sicura che..?

-Tranquilla.- le sorrise.- Va tutto bene.

Eppure, mentre guardava Elsa e Aleandro sparire insieme, si sentì molto poco bene. Avrebbe dovuto chiudere lei e questo voleva dire pulire anche il locale. Forse non poteva togliere lo sporco incrostato degli anni passati, ma doveva comunque pulire il pavimento e c'erano tre uomini che non parevano volersene andare. Si appoggiò al bancone e li fissò, mentre cercavano di decidere chi doveva pagare il conto chilometrico che si erano lasciati alle spalle, fino a che non decise che dopotutto non le importava minimamente. Aprì un libro di storia cercando di leggere almeno il primo capitolo sulla guerra di secessione per il test dell'indomani, nella magra speranza di strappare una sufficienza alla docente. Anche Matthew ed il suo amico erano ancora al tavolo, che chiacchieravano amabilmente. Calendula li guardò di sottecchi: erano veramente il tipo di ragazzi che facevano sospirare orde di donne di ogni età, con quel loro carisma, unito al fisico scolpito di entrambi. D'un tratto si rese conto di due cose.

La prima, che loro due frequentavano un'accademia militare. La seconda, che non esisteva un'accademia militare in quella città o in quello Stato.

Li fissò allarmata. Da dove saltavano fuori quei due?




ANGOLO DELL'AUTORE.

Chissà da dove sbucano Matthew e Niall, eh pinguini? :3


Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora