Capitolo 7.- Tranciare le catene

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Ogni ora che passava avvicinava inesorabilmente Alexia all'abisso di dolore che sarebbe stato quel falso matrimonio.

Alex non riusciva a dormire, tormentato dall'idea che sua sorella, una delle persone che aveva amato più coraggiosamente nel Mondo intero, sarebbe stata obbligata a fingersi felice con una donna per cui provava solo amarezza e delusione.

Erano tutti ospiti nella grandiosa Casa di Roma, centro nevralgico dell'Ordine da qualche secolo, da quando i Romani avevano iniziato ad interagire con gli Armati e li avevano ospitati nel loro Impero fino alla disgregazione. Dopo, si erano sparsi per il Mondo, fondando le prime Case. Era strano pensare al Mondo prima dell'Ordine: come era? Gli Umani come vivevano? Erano domande che non avevano una risposta nella loro storia e la cosa incuriosiva Alex

. Si chiese se i Discepoli che erano con loro si rendessero conto che quella non era una gita di piacere,ma un momento fondamentale per la vita di due persone.

Fissava il soffitto della sua stanza di pietra con quel pensiero assillante in testa.

Era stato altre volte in quella Casa, ma non si era mai sentito così trite ed affranto, tanto per quello che sarebbe accaduto di lì a qualche ora, quanto per il freddo congedo che aveva avuto con la sua gemella; non si erano parlati in viaggio, nè una volta arrivati e lui non aveva detto nulla quando Mahumut aveva chiesto chi avrebbe accompagnato Alexia fino al Sacro Fuoco.

Chiuse gli occhi, ma il sonno non arrivò: continuava a vedere Alexia da bambina, sulla tomba del padre, che gli giurava che le cose sarebbero cambiate.

Chissà se gli altri dormivano a quell'ora tarda, oppure se almeno Beth e Jamie erano ancora svegli, occupati a cullare Lilo. Si alzò silenziosamente, prendendo una delle fruste che giacevano srotolate sul pavimento della stanza che gli avevano assegnato; aveva scelto un'Arma qualsiasi da mostrare al matrimonio della sorella gemella.

Al contrario della maggioranza degli Armati, lui ed Alexia non avevano mai scelto la loro Arma. La loro iniziazione era stata speciale anche per questo: avevano dichiarato che non volevano una specifica Arma per uccidere, ma che desideravano saperlo fare in ogni modo, con ogni strumento a loro dispozione. Scacciò il ricordo indesiderato della felicità sul viso di Alexia e uscì dalla stanza.






Nel corridoio, sentiva le voci leggere delle Guardie di Mahumut, che piantonavano tutte le stanze degli ospiti: non erano riusciti a convincere il Capo dell'Ordine che tutto fosse andato esattamente secondo i suoi piani e lui si sentiva di certo teso per il Matrimonio del giorno seguente e anche per la presenza dell'agognato sacrificio sotto il tetto della sua Casa.

Più che proteggerli, però, pareva volerli imprigionare nelle sale marmoree; Alex non si preoccupava per Calendula più di tanto: aveva visto Matthew andarsene con lei dopo cena ed era sicuro che ora fosse nel letto della ragazza e che la stesse cullando. O forse, ancora più probabile, era lei involontariamente a cullare lui.

Scosse la testa, concentrandosi sul percorso che stava compiendo: nessuna delle Guardie lo fermò, forse perchè portava la frusta legata in vita a mo' di avvertimento.

Quando fu abbastanza lontano dalla sua stanza e dall'ala dove erano ospitati i membri della Casa Americana, si rilassò.

Armati da ogni parte del Mondo erano stati invitati al Matrimonio che avrebbe sancito definitivamente l'Alleanza tra le Fate e l'Ordine: che fosse un momento di dolore per le spose, a nessuno pareva essere passato per la testa. Vagabondò per i corridoi ampi e illuminati da miriadi di torce accese, contemplando Roma da oltre le finestre strette, a tutto sesto; la Casa era stata costruita in modo da permettere la vista del Colosseo, che quella notte era illuminato dalla luna.

Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora