Capitolo 14.- Lei: pace.

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Matthew aprì gli occhi e guardò il baldacchino usurato sopra il letto di Sybil per diversi minuti, cercando di non maledirsi ad alta voce. Si passò le mani sul viso, borbottando qualcosa e si raddrizzò sul gomito, voltandosi: la Discepola era sdraiata al suo fianco, i capelli illuminati dalla luce della luna che filtrava attraverso la tenda aperta, gli occhi chiusi. Dormiva profondamente, respirando piano il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente.

Il ragazzo la fissò a lungo e si rese conto che non provava neppure più desiderio per quel corpo, che non sentiva nessun appagamento per essere stato con lei; Sybil, ne era sicuro, prendeva quella loro relazione in modo molto più serio di quanto non facesse lui. Sospirò, sedendosi e guardando la figura snella e tornita della ragazza, visibile attraverso il lenzuolo leggero.

Non era interessante come altre ragazze con cui era stato: non aveva cicatrici o altro che la rendesse affascinante, non sapeva farlo ridere ed era una vera stronza in certi momenti, come quella sera a cena, con la piccola Calendula. Odiava quel suo atteggiamento. Scosse la testa: perdere tempo cercando di provare amore o tenerezza era una mossa stupida.

Si alzò dal letto, cercando a tentoni i suoi vestiti nel buio. Le stanze dei Discepoli erano sparse per tutta la casa e quella di Sybil era al terzo piano, accanto a quella di Alex, che probabilmente lo avrebbe potuto anche punire per aver passato con lei la notte; era libero di farlo, certo, nessuna regola impediva una relazione prettamente fisica con una Discepola, ma Matthew era consapevole che usare Sybil era sbagliato e che Alex non lo avrebbe perdonato. Uscì chiudendo piano la porta, scalzo. Sentì qualcosa di morbido contro la caviglia e abbassò lo sguardo, in allarme: il grasso gatto dello zio di Calendula gli stava strofinando la testa contro il piede, cercando di attirare la sua attenzione. Si chinò e lo prese in braccio, accarezzandolo. Era caldo e morbido, consolante dopo la nottata con Sybil, pesante; fece le fusa, strofinando il naso umido contro il suo collo.

-Ehi, Milky.- sussurrò, grattandolo tra le orecchie.- Che fai qui?

Lui si rigirò fra le sue braccia, come una palla di pelo molto soffice e fece le fusa in modo più udibile.

-Io non coccolo niente e nessuno, compresi i gatti altrui.- Matthew alzò gli occhi al cielo, posandolo a terra e incamminandosi verso la sua stanza. I corridoi erano bui e silenziosi; dalle finestre vedeva il cielo nero, le stelle che brillavano al massimo del loro splendore e la luna che illuminava le cime degli alberi del giardino. Iniziava a fare più caldo finalmente, dopo tutta la pioggia dei mesi passati.

 Passò davanti alla Sala delle Armi, che era chiusa a chiave. Lui ne aveva una copia, come ogni altro effettivo Armato che avesse terminato l'addestramento, ma per precauzione era sempre serrata, visto i molti Discepoli litigiosi e scavezzacollo che vagavano per la casa in quegli ultimi anni. Salì le scale con il gatto lo seguiva, gli occhi neri puntati su di lui; Matthew si rese conto che non aveva mai visto prima un felino con occhi così scuri e opachi, ma dopotutto, Milky sembrava molto anziano. Chissà quanti anni doveva avere... Arrivati accanto alla stanza di Calendula si bloccò con un miagolio acuto e grattò la zampina contro la porta della padrona.

Matthew esitò. Probabilmente era chiusa e lui avrebbe dovuto portare via di peso l'animale prima che iniziasse a fare più rumore, svegliando tutti. Abbassò la maniglia e la porta cigolò, aprendosi. Sorpreso, lui avanzò appena. Vide uno spiraglio di oscurità e fu investito dal profumo di more e zucchero di Calendula, che travolse tutti i suoi sensi.

Chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da quella fragranza: era un profumo che non smetteva mai di fargli provare una fitta di malinconia, quello che doveva avere una casa felice, dove la mamma preparava una torta per il bambino nel giorno del suo compleanno. Forse quel bambino non avrebbe ricevuto una spada in dono, forse quel bambino era felice e sereno, non era obbligato a lottare perchè era nato con il sangue sbagliato nelle vene.

 Milky sgusciò dentro e il giovane, dopo qualche esitazione, lo seguì, attratto da qualcosa che non sapeva decifrare. Non gli piaceva che quella porta fosse aperta: chiunque sarebbe potuto entrare, voleva controllare che lei stesse bene.

La camera era immersa nelle tenebre, le tende chiuse. C'era un caminetto spento, dove poteva vedere la cenere che Chase non aveva pulito dopo l'inverno, visto che quella camera non era stata mai usata; gli abiti che Calendula portava quella mattina erano stati un tempo di Marie: dopo che lei se ne era andata, era sembrato che nessuno dei suoi averi fosse rimasto, lei aveva portato via tutto. A seguito della deposizione di Elias e dell' addio di Antony, però, gli Armati della Casa di Roma avevano ridato a Cecily tutti gli abiti, i libri, gli oggetto privati che la donna aveva portato con sè dall'America. C'era anche una foto, che lui aveva voluto tenere assolutamente e che ora era sul suo comodino. Non lo infastidiva il fatto che Calendula usasse i suoi abiti: dopotutto, nessuno ne era il proprietario.

 Il gatto si acciambellò sulla poltrona davanti alla finestra, soddisfatto, guardandolo con occhi oscuri. L'Armato esitò, poi si avvicinò al letto a baldacchino. Le cortine erano tirate, ma la luna illuminava una figura dietro di esse stesa di schiena. Le scostò piano, esitante e si trovò a fissare Calendula che dormiva, i capelli scompigliati, la mano vicino alla guancia. Aveva le labbra socchiuse, le ciglia che le sfioravano lo zigomo. Si mosse mentre la guardava e si girò, mormorando qualcosa nel sonno, smuovendo la coperta. Matthew allungò una mano e le sfiorò i lunghi capelli corvini: erano morbidi esattamente come ricordava e gli scivolavano tra le dita, leggeri e vellutati. Guardarla dormire gli procurò una sensazione strana; fu come se il suo cuore si stesse sciogliendo completamente. Non aveva mai provato una pace così profonda, mai nella sua intera vita. Il suo unico desiderio fu quello di sdraiarsi accanto a lei, stringendola e condividere la pace che lei emanava. Le accarezzò il viso e la guardò sorridere, le labbra che si schiudevano mentre mormorava qualcosa.

-Niall...-disse piano.

Il suo cuore si fermò e ritirò bruscamente la mano. Niall. Si allontanò dal letto, stringendo i denti. Non avrebbe mai pensato di poter odiare il suo migliore ed unico amico, ma in quel momento, lo odiò con tutto se stesso. Lo odiò per due minuti infiniti, poi scosse la testa e riprese a camminare verso la sua stanza, chiudendosi la porta di quella di Calendula alle spalle, il suo cuore che tornava di pietra.




ANGOLO DELL'AUTORE

Che Matthew sia geloso di Niall, della sua amicizia con Calendula? Chissà? u.u

Sottolineo velocissima una cosa: il comportamento di Sybil non ha nulla di riprovevole. Le piace Matthew, fanno sesso: non è nulla da condannare. Se vogliamo condannare qualcosa, allora è l'atteggiamento di Matthew, che la sta solo usando, consapevole che invece la ragazza qualcosa prova: solo per specificare che non ho nulla contro Sybil. :3


Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora