Capitolo 10.- Piccola Umana

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-Annette ti ha fatto sapere qualcosa?- chiese Jamie quando la porta si chiuse alle spalle della ragazza. Beth, che fissava sconsolata il caminetto spento, scosse piano il capo.

-Credo sia una cosa negativa.- disse lentamente alla fine.- Se avesse pensato che quei libri non avevano valore ci avrebbe avvertiti...evidentemente cerca qualcosa.- socchiuse le palpebre.- Ma cosa? Cosa può spingere qualcuno a volere una ragazza così...semplice?

-Calendula sembra solo un' Umana.- mormorò Jamie.- Un' Umana molto testarda, coraggiosa, ingenua. Sfortunata , magari, ma solo Umana.

Beth si mordicchiò un labbro, accarezzandosi distrattamente la pancia, un nodo in gola. Poi alzò lo sguardo, incontrando gli occhi bianchi del marito che la fissavano come sempre con tenerezza.- Jamie...

Lui si perse nelle sue iridi nocciola e ricordò il momento in cui l'aveva vista la prima volta, piena di sangue, dare una pietra in testa ad un Demone. Pensò a quando le aveva finalmente detto di amarla, al sapore delle sue labbra e al modo in cui si abbandonava fra le sue braccia dopo un incubo, mentre lui la cullava, accarezzandole la schiena, baciando le cicatrici rimaste sul suo corpo bellissimo, che lui amava alla follia. I suoi occhi che si fissavano nei suoi quando le aveva chiesto di sposarlo, in cima al grattacielo più alto della città, il modo in cui le sue pupille avevano inghiottito l'iride quando aveva sussurrato sì sull'altare, avvolta in quel meraviglioso abito bianco e la sua forza quando combattevano, schiena contro schiena, difendendosi a vicenda.

Avrebbe potuto cercare per l'eternità una donna migliore di Beth e non avrebbe avuto nessuna possibilità di trovarla: nessuna era o sarebbe mai stata come lei.

Si alzò di scatto e abbracciò sua moglie, affondando le dita nella sua schiena, baciandola. Lei si alzò in punta di piedi, allacciando le dita fra i suoi capelli, aprendo le labbra mentre Jamie le circondava la vita con naturalezza, in un gesto che aveva compiuto mille volte. Rimasero così per alcuni minuti, cullandosi, promettendosi senza parlare di restare. Alla fine, Beth si staccò da lui, stringendosi contro il suo petto e si tese al massimo, obbligandolo a chinare il capo tirandogli i capelli; avvicinò le labbra all'orecchio di Jamie. -Devo dirti una cosa.- sussurrò.

Lui appoggiò la guancia sul suo capo.- Sono qui.

-Sono incita.- sussurrò a fior di labbra.- Ho preso in mano il Fiore della Vita ed è sbocciato.

Jamie si allontanò e la fissò, le labbra che si schiudevano, le mani strette attorno alle sua spalle.- Cosa?

-Sono incinta.- ripetè lei avvampando, le mani che accarezzavano la pancia piatta.- Di circa...circa due mesi secondo Natasha.

L'Armato deglutì.- Davvero?

-Sì. Non sei contento?- aggiunse preoccupata, ma Jamie la sollevò da terra, facendola volteggiare per la biblioteca, ridendo, dispiegando le ali e sollevandosi in volo di alcuni centimetri, stringendola forte.- Direi di sì.

La posò a terra, guardandola, sorridendo.- Maschio o femmina?

-Il fiore era rosa e oro.- disse Beth con un sorriso timido, abbassando gli occhi sulla sua pancia. -Una femmina. Pensavo che potremmo chiamarla...Ariel.

Jamie si inginocchiò, posando le mani sui fianchi di Beth, attirando il suo corpo più vicino e posò l'orecchio sulla pancia della moglie.- Una piccola peste ribelle come la sua mamma.- lei gli tirò i capelli, ridendo piano e lui alzò la testa.- Beth. Ti amo.

-Ti amo, Jamie.-sussurrò lei. Non si sarebbero mai stancati di ripeterlo: dopo una vita senza amore, entrambi non avrebbero saputo vivere senza.



Calendula esplorò la Casa da sola, girovagando per le stanze, la mente che correva.

Notava a mala pena i passaggi segreti, i quadri, le finestre velate dalla polvere che oltrepassava, persa nei suoi pensieri. Non sapeva esattamente dove sta andando, di certo non verso la mensa dove tutto l'avrebbero di nuovo fissata come un fenomeno da circo, ma quella parte solitaria e abbandonata della Casa le piaceva molto. Salì sempre più in alto, spinta dalla curiosità e anche per mettere a tacere le molti voci che le rimbombavano in testa: cosa avrebbe fatto in quello strano posto per un tempo indefinito? Come avrebbe mai potuto abbandonare lo zio? Cosa ne sarebbe stato della sua vita se i Demoni l'avessero presa? Perché volevano proprio lei?

 I suoi passi risuonavano per le scale di legno, l'unico rumore in quel silenzio innaturale. Si trovò a sentire la mancanza di Matthew che le camminava al fianco, della sua voce che parlava: le sarebbe servita una distrazione ed anche una guida, si disse spingendo una porta uguale alle altre e capitando in una stanza che non riconobbe. Si trovava in uno dei piani alti, dove pareva non esserci anima viva.

 Era in una sala buia, le tende accostate, la polvere che danzava nell'aria nei raggi di luce che filtravano obliqui. Si guardò attorno: pareva che nessuno entrasse lì da molto, molto tempo. Quando i suoi occhi si abituarono alla semioscurità distinse un grande armadio in un angolo e un pavimento antico, di marmo, forse. Avanzò piano, guardinga: le sembrava di essere appena entrata in una Chiesa, o in un luogo sacro, dove la sua presenza, così come quella di ogni altro essere vivente, era indesiderata. Accarezzò la tenda di velluto nero, sollevando un nugolo di polvere che la fece tossire. Si affacciò alla finestra, alzandosi in punta di piedi, cercando di vedere dal vetro scheggiato.

Riusciva a scorgere il Giardino, affollato di ragazzi e ragazze che seguivano una figura alta e snella, con dei lunghi dread scuri. Rabbrividì senza ragione, sentendo un alito di aria gelida sfiorarle il collo. Si voltò, ma era sola; ovviamente, pensò a disagio, doveva trovarsi in un posto che agli Armati non piaceva. Mentre si chiedeva cosa spingesse dei guerrieri ad abbandonare una parte della loro Casa al suo destino, le cadde l'occhio sul pavimento. Camminando, aveva sollevato la polvere che lo copriva come un tappeto grigio e compatto; sotto di essa, c'era qualcosa. A pochi passi da lei, sembrava esserci un'incisione nel marmo.

 Si inginocchiò, incuriosita, spolverandolo con il dorso della mano. Sentì la pelle bruciare e lanciò un urlo, ricadendo indietro; si guardò la mano, sgomenta: una bruciatura correva lungo il dorso, come un'ustione. Non era profonda, ma scottava e la pelle era diventata rossa, delle piccole vesciche crescevano a vista d'occhio. Sbattè le ciglia, scacciando le lacrime e guardò il pavimento: un disegno, un complicato intrico di righe che non le dicevano nulla, era inciso sul marmo e l'aveva scottata quando lo aveva toccato. Deglutì ed alzò gli occhi. Dovette reprimere l'impulso di gridare: solo in quel momento si rese conto, infatti, che i muri erano stati in gran parte bruciati, come se un incendio si fosse propagato in quella stanza. Balzò in piedi e corse fuori, la mano stretta al petto, desiderando solo potersi allontanare da quel posto che la terrorizzava senza ragione.

Stava ancora correndo, la mano ferita che bruciava, quando andò a sbattere contro qualcosa. Rimbalzò indietro e perse l'equilibrio; una mano l'afferrò per il polso, impedendole di cadere.



ANGOLO DELL'AUTORE.

E così Beth e Jamie stanno per avere un figlio: siete felici per loro? In che stanza sarà capitata Calendula e soprattutto...chi l'avrà presa al volo?


Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora