Capitolo 22.- Un'oscura verità

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Anche se Cecily gli aveva descritto diversi ospedali durante il suo addestramento, Matthew non aveva mai messo piede in un posto del genere prima e non era assolutamente preparato a quello che aveva davanti.

Era affollato di donne ed uomini avvolti in camici malconci, bambini che piangevano e persone dall'aria distrutta che si trascinavano per lunghi corridoi mal illuminati, la morte dipinta in viso ad ogni passo. L'Armato dovette ricordare a se stesso che nessun Umano era avvezzo quanto uno di loro alla morte o al dolore: per loro, una gamba rotta non significava una nottata  a bere erbe e intrugli delle Fate, per loro voleva dire settimane di immobilità e dolori lancinanti. Per loro vedere un amico morire non era un fatto da banalizzare, ma un vuoto lancinante al petto. Per loro, la vita era un bene prezioso, da non sprecare.

Calendula a volte aveva nominato suo zio Claudio, ma Matthew non aveva mai pensato che potesse essere un caso così grave, oppure che sarebbe stato così difficile fissarlo, fissare i tubicini colorati che gli pendevano dal corpo, il camicie bianco troppo largo che lo avvolgeva, il tubo al centro della sua gola che lo teneva in vita. I suoi occhi saettarono avanti e indietro quando si resero visibili, ma non sembrava spaventato o sorpreso, per quanto poteva dedurre il ragazzo. Sembrava arrabbiato, come se vedesse dei vecchi nemici.

-Molto bene.- Natasha lo fissò cupa, rinfoderando le lame nere, dopo aver appurato che in quella piccola stanza non c'era nessuno oltre a lui.- Pare che qualcuno qui abbia giocato con il fuoco, mio caro Claudio?

L'uomo sbattè furiosamente le ciglia. Cecily si mise a controllare ovunque, cercando il libro di fiabe di cui aveva parlato Calendula, ma sembrava essere sparito. Fuori il vento e il temporale continuavano implacabili e sembrava che il mondo stesse ribellandosi a qualcosa.

Matthew sedette su una sedia sgangherata, il collo inclinato, cercando di capire che tipo fosse Claudio: sembrava piuttosto rigido. Assomigliava in parte a lei, gli stessi occhi scuri ma c'era qualcosa di stonato sul suo viso invecchiato prima del tempo, qualcosa che non gli piaceva per niente. No, decise, Calendula e suo zio non avevano da spartire altro che il sangue: lei era bellezza allo stato puro.

-Non c'è nulla.- Cecily scosse il capo, sorpresa.- Natasha...Questo è solo un povero Umano.

-Vediamo. La sua anima non ti comunica....

-Senso di colpa e segreti?- Cecily sedette sul bordo della finestra, guardando verso la città.- Sì. Ma chi non ha segreti o rimpianti?

La Fata si appoggiò al bordo del letto e l'uomo sbattè le ciglia, fissandola dal basso.- Vedo che non hai paura di noi, Claudio. Sai chi siamo, ne sono certa. Cosa sai che vorresti dirci?- strinse gli occhi.- La Regina dovrebbe essere stata dimenticata da molto tempo. Da tutti.

Lui chiuse gli occhi. Matthew lo trovò deprimente; come faceva Calendula a convivere con un peso simile? Quell'uomo l'aveva ingannata, pensò amaramente, l'aveva strappata alla sua vita per portarla in quell'Inferno: il che, detto da uno che aveva distrutto il suo cuore era naturalmente ridicolo.

-Non può parlare.- mise in chiaro Cecily a disagio.- Avanti Nat...






La Fata schioccò le dita e l'uomo rantolò, portandosi le mani alla gola, strappando il tubo dal buco posto al centro della sua carotide. Si drizzò sul letto, ansante, toccandosi il collo nudo . Aveva gli occhi sgranati, tremava come scosso da spasimi. Matthew scattò in piedi e chiuse a chiave la porta: non era il caso che un medico di passaggio notasse che un paziente paralitico stava seduto sul letto.

-Non potrai mentire per il tempo in cui io lo vorrò.- puntualizzò la Fata mentre l'uomo alzava su di lei due occhi iniettati di sangue.- Ti sto facendo un dono, Claudio, ma voglio che parli. Parla e dimmi cosa sai di tua nipote.

Lui rise, una risata amara, rotta, a lungo sopita.- Nipote? Lei non è mia nipote!- sputò a terra, arrabbiato, un grumo di saliva nerastra e si tastò il viso, tremando.- Dannate Fate, dannati Armati, potrò mai liberarmi di tutti voi? Perché un errore vecchio di trent'anni deve ancora perseguitarmi? Perchè non potete lasciarmi in pace?

Cecily si accasciò su una sedia, pallida, fissandolo.- Come sai cosa siamo noi?

Lui la guardò storto.- Perché ero sposato con una di voi. Una ragazza odiosa, che doveva essere l'amore della mia vita e si è rivelata...- scosse il capo.- Solo una piccola pedina nella scacchiera del vostro Ordine. Mi hanno rovinato la vita, lei e il vostro Mondo.

-Raccontami la tua storia.- disse Natasha soave, e i suoi occhi scintillarono nella penombra della stanza. -Claudio.

Lui si adombrò, ma la sua bocca si mosse contro la sua volontà.- Vivevo in Irlanda. Era un posto bello, tranquillo, tante pecore, poche ragazze. La mia era una vita povera, da pastore. Volevo altro, qualcosa di più, ma...cosa avrei fatto? Non ero colto, non avevo soldi. Erano altri tempi: pensavo di essere destinato a vivere lì per sempre. E poi ho conosciuto questa ragazza bella e sensuale, con occhi verdi come le colline dietro casa dove la incontravo ogni giorno. Lei si allenava con delle lame strane, armi e io la trovavo bellissima perché...perché lo era. E perchè era diversa dalle ragazze che vedevo in paese a volte. Sanguinaria, violenta, aggressiva. Salta fuori tutta questa storia della Casa, dei Demoni e io penso...che mi importa? La mia vita faceva schifo, così l'ho seguita. Dopo pochi mesi l'ho sposata. In quel posto non erano fiscali sul tuo sangue, anche se penso andasse contro delle regole. Lei veniva dalla Norvegia, non so come fosse arrivata in Irlanda, non me lo disse mai; mi raccontava poco di sè, sembrava volere un uomo accanto, non le importava altro. So solo che mi voleva e io volevo lei. A nessuno pareva importare che io fossi un Umano.

-Richard era già Tutore della Casa Irlandese.- commentò Cecily.-Da quel che so, salì al potere almeno diciotto anni prima della Guerra. Forse prima...Elias odiava l'Irlanda, infatti; odiava tutto il mondo, per questo ha sempre voluto essere Tutore della Casa di Berlino e non è mai andato a Roma quando era Capo se non per le riunioni.

 Claudio scrollò le spalle.-Richard, sì, ecco come si chiamava. Era simpatico, mi voleva bene, ma non sono rimasto lì per tanto tempo. Ho lasciato tutto dopo il primo figlio. Antje è rimasta incinta e io non sapevo che fare; un bambino da crescere? Troppo complicato. Sarei dovuto diventare un membro dell'Ordine e io odio combattere. L'ho mollata e sono partito, senza che nessuno proponesse di cancellarmi la memoria...dopotutto non avrei nemmeno dovuto essere lì, non potevano ammettere la verità e fare strani rituali. Non sapevo neanche che avesse tenuto il bambino, fino a dodici anni fa o qualcosa del genere.

-Dodici anni.- Cecily sgranò gli occhi, che sembrarono più scuri nella flebile luce della stanzetta.- Al tempo della Guerra.


ANGOLO DELL'AUTORE.


Chi è allora Claudio in verità? Chi è suo figlio? E Calendula...cosa è se non sua nipote? Pronti al twist della vita?

Prigioniero- Senza aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora