Superarono l'ultimo gruppetto di persone, tra le quali scorsero alcuni dipendenti dell'impresa che, volenti o nolenti e a prescindere dalla presenza di un'effettiva simpatia per l'ex principale, non potevano comunque mancare al suo addio. Quando comparve l'immagine di Fausto, Raffaele sbuffò e non tanto per lui, quanto per la vista della cara zia Katia, che non aveva mai sopportato. Fu lei che, con le lacrime agli occhi gli corse incontro abbracciandolo, in un gesto sommesso che le avrebbe dovuto conferire il premio Oscar o tuttalpiù un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista in un film drammatico.
"Non sai quanto mi dispiace!" gli comunicò lei con la voce rotta dal pianto, senza distogliersi dal lungo e stretto abbraccio, al quale tuttavia il nipote non partecipò, preoccupandosi di non perdere di vista la figlioletta, la cui mano era saldamente stretta nella sua. "So quanto eri legato a Saverio."
"È tutto a posto." la tranquillizzò, abbozzando un sorrisetto. "Ci vorrà del tempo per metabolizzare l'accaduto."
La donna si staccò ma, prima di fingere la propria sofferenza con qualcuno che avrebbe creduto alla falsità delle sue moine, gli mostrò un sorrisino, impercettibile ma colmo di malignità. Raffaele non era solito a esprimere i propri pensieri a parole, essendo abituato a esternarli indirettamente, con i movimenti del corpo; manifestando, per tutta l'infanzia e anche in seguito, una sorta di disprezzo per Katia, da lui ritenuta cinica e superficiale. Quest'ultima era ben conscia dell'odio che il nipote provava per lei, la quale ricambiava il sentimento, mutato in indifferenza dal momento in cui il prescelto al trono aveva abbandonato ogni diritto.
Ogni velleità o scontro fu dimenticato nel breve tragitto che condusse la platea all'interno della Chiesa. Raffaele optò per accomodarsi non troppo vicino al parentado, scalando alcune panche in modo da restare con Samantha, per tenerla alla larga dalle grinfie di coloro con cui aveva giurato di non volere avere a che fare. E non tanto Fausto che, nonostante non fosse stato il genitore esemplare che un figlio si aspetta, era l'unico familiare con cui sperava di poter avere ancora un rapporto, sempre che non avesse nuovamente rovinato tutto rinfacciandogli di essere un fallito.
Il riferimento era palese per coloro che sedevano sulla panchina che guardava in direzione dell'altare. Davanti a lui, sedevano gli spocchiosi cugini, figli di zia Katia, insieme al padre, un povero uomo che aveva avuto la terribile sfortuna di imbattersi in colei che lo aveva schiavizzato, rendendolo una sorta di straccio d'uomo incapace di reagire. E la prole non mostrava un atteggiamento troppo diverso; se la madre aveva trasmesso loro almeno la metà della propria arroganza, il cocktail esplosivo di meschinità e superbia era servito.
Che dire di Patrizio, il maggiore, poco più che trentenne e sciupa-femmine impunito. Si era ritagliato un buono spazio all'interno dell'azienda, che gli garantiva un lauto stipendio per poche ore di lavoro, che gli lasciavano il tempo necessario per le proprie scorribande lussuriose. Tuttavia, non era ritenuto sufficientemente intelligente, se avevano puntato sul figlio minore, Nicholas, destinato a ereditare tutto il cospicuo patrimonio familiare. Era leggermente gobbo ma, la sicurezza di sé, unitamente all'elegante e costoso vestito nero che indossava, metteva in secondo piano il proprio difetto fisico, compensato dal fascino che promanavano gli occhi azzurri e i riccioli castani modellati da sapienti mani.
Nicholas, durante la recita di un canto funebre, si voltò in direzione del cugino, mostrandogli un sorrisetto malizioso, con supposta superiorità. Raffaele ricambiò lo sguardo in segno di sfida, lasciandogli intendere che se voleva un confronto, lo avrebbe atteso fuori. Ma i tempi delle risse erano finiti, pensava, e quindi promise a sé stesso e a Samantha che si sarebbe limitato a ignorarlo, scrollando le spalle.
Poco altro c'era da dire sul resto della gloriosa parentela. C'era Demetrio, nato pochi anni dopo Fausto, del quale avrebbe voluto prendere il posto al comando della società ma il fratello maggiore si era accorto subito delle sue intenzioni premurandosi, fin da bambini, di incutergli così tanto timore da far si che il fratellino non avesse il coraggio di contraddirlo neppure nelle questioni più futili. Dunque, poche erano le aspettative dirigenziali per Demetrio, così come oramai erano diventati inconsistenti i capelli sulla sua testa.
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Ombre
Mystery / ThrillerNelle tranquille montagne della Valtellina una misteriosa furia omicida si abbatte sui membri di una famiglia influente. Sulle prime si crede all'attacco di una belva feroce, ma in seguito le indagini porteranno a credere si tratti di un essere antr...