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Affollato da imperfezioni visive, il filmato mostrò l'interno della casa di Rogerio, lasciando intendere che la telecamera era installata sul soffitto del pianterreno, monitorando il corridoio che dava direttamente sulla finestra comunicante con il giardino. Rogerio vi si era presentato davanti, camminando lentamente, con in mano un bicchiere che presumibilmente conteneva una bevanda alcolica con la quale mugugnava su come riprendersi la moglie che troppo in fretta era sfuggita al suo maniacale controllo.

Sulle prime Raffaele non capì cosa intendesse mostragli Mario ma, poco dopo, cominciò a comparire qualcosa. Un'ombra. Alle spalle di Rogerio. Raffaele rabbrividì, mentre l'amico poliziotto distolse lo sguardo dallo schermo, quasi avesse visto e rivisto quelle immagini e non fosse più in grado di sostenerne la vista. Nel frattempo, il silenzio del locale in cui il defunto zio meditava, regnava ancora sovrano, mentre l'ombra avanzava minacciosamente, ingigantendosi secondo dopo secondo.

E fu a quel punto che la vide.

La ragazzina bionda.

Nonostante la scarsa nitidezza delle immagini e l'esigua figura della giovane, Raffaele poté chiaramente notare il vestito lungo verde, che lo rassicurò sul fatto che si trattava della stessa giovane donna apparsa in sogno. Solo che, stavolta, non sembrava affatto sorridente. Mostrava un'espressione seria e feroce nei confronti di Rogerio, il quale non si era ancora accorto di nulla. Mario, di fianco, sudava vistosamente, come colpito da un'improvviso attacco di febbre, impegnato a osservare lo sguardo del proprio amico, cercando di carpire le sue emozioni e sensazioni.

Seguitando a studiare le immagini, Raffaele sperava che quella apparentemente dolce ragazzina non c'entrasse nulla con gli omicidi, che fosse solo un testimone notturno ma, nel momento in cui Rogerio, voltandosi, si accorse della sua presenza, quella speranza svanì. La giovane, ferocemente, balzò addosso all'uomo, senza lasciargli il tempo di reagire. A quel punto, il resto del film fu pervaso da confusione, mostrando lei che copriva la sagoma di Rogerio, che agitava gambe e braccia inutilmente, con il sangue che schizzava e colorava il pavimento, con un sottofondo di urla strazianti che fecero accapponare la pelle a Raffaele il quale, nonostante la paura, non riusciva a staccare gli occhi dal monitor.

Gli ultimi tentativi di scacciare la propria aguzzina furono inutili e, per chiudere i conti, la ragazzina alzò il braccio destro e lo gettò sul collo del malcapitato Rogerio, provocandogli gli ultimi versi strozzati, prima dell'oblio. A causa dell'oscurità Raffaele non poté accertarlo, ma era certo che la giovane doveva avere delle unghie parecchie affilate per aver reciso la gola con un colpo netto a un essere umano.

Poi, la pace tornò a regnare in quello che si era tramutato in un luogo di morte. La giovane assassina, dopo aver terminato il lavoro, si alzò lentamente, osservò qualche secondo la propria vittima, dopodiché si voltò in direzione della telecamera, guardando verso di essa. Raffaele sentì un brivido percorrergli la schiena; sembrava stesse guardando proprio lui. Rimase in quella posizione diversi secondi quando, all'improvviso, piccole interferenze, iniziarono a diminuire la qualità del video, fino a oscurarlo a momenti alterni. Quel via vai di immagini seguitò a lungo, fino a quando la dissolvenza colpì la visione, facendo credere a Raffaele che il filmato fosse giunto alla conclusione.

Invece, pochi istanti dopo, senza preavviso, l'immagine ricomparve e gli occhi disegnati su un viso pallido apparvero in primo piano sullo schermo, a pochi centimetri dal volto di Raffaele, il quale per lo spavento si sbilanciò all'indietro e cadde dalla sedia. Quella fu l'ultima immagine. Il giovane operaio si rialzò e lo schermo era invaso da un mosaico di polvere grigia puntellata di nero.

Rimanendo impassibile, Mario fece sparire e il video e chiuse il pc, poi si concedette un'ultima soffiata e spense la sigaretta nel posacenere. Ripose il cd nella giacchetta e, congiungendo le mani sopra il tavolo, si rivolse a Raffaele. "Sei la prima persona a cui l'ho fatto vedere. Ma è solo questione di tempo e dovrò consegnarlo ai miei superiori."

"Quindi è lei l'assassina..."

"A quanto pare..."

"Ora sai chi è il colpevole degli omicidi. Pensi che diramerete l'identikit o lascerete la gente all'oscuro di tutto?" volle sapere il giovane operaio.

"Probabilmente terremo il segreto e condurremo le indagini nella più totale segretezza." lo informò Mario, con lo sguardo ancora perso nel vuoto. "Ci sono troppe cose strane in questa faccenda."

"Per esempio il fatto che lei si sia accorta della telecamera e pare abbia volontariamente scelto di mostrare il suo volto?"

"Per esempio..."

Raffaele inarcò un sopracciglio. "Perché diavolo non ha distrutto il filmato? Non riesco a capirlo."

"E io che ne so?" rispose l'amico, con il tono di un vecchio poliziotto stanco in attesa della tanta agognata pensione.

Ha cercato di comunicare con me, pensò Raffaele, con la mente alle visioni che lo riguardavano direttamente. Lungi dal possedere manie di protagonismo, il giovane operaio era stato avvertito che presto le risposte sarebbero arrivate e una era già alla porta, anche se certo mai avrebbe immaginato che colei la quale ballava e saltellava sorridente potesse dimostrasi una efferata omicida. Mentre rifletteva. Mario gli disse qualcosa, ma era distante anni luce e non capì.

"Hai detto qualcosa?".

Mario gli gettò un'occhiata sospettosa. "Tu non sai proprio niente di tutto ciò?".

Sorpreso dall'inattesa domanda, Raffaele sbiancò. "No, assolutamente, per quale motivo dovrei saperne qualcosa?"

Il poliziotto non abbandonò il contatto visivo con il proprio interlocutore, sperando che quel gioco di sguardi terminasse con una sconfitta dell'amico, che forse avrebbe confessato tutto ciò che sapeva. Invece, contrariamente alle aspettative, l'interrogato resistette e Mario distolse gli occhi. Facciamo finta di crederci, avrebbe pensato. D'altro canto, Raffaele non aveva alcuna intenzione di spifferargli tutto e non solo per paura di essere considerato un pazzo, ma anche perché se era stato lui il bersaglio di messaggi e visioni era chiaro che doveva essere solo lui a indagare, senza fastidiose ingerenze che lo avrebbero bloccato.

La mia logica contorta, si rimproverò Raffaele, tuttavia deciso a seguire il proprio istinto.

Ripensò al sogno che lo ritraeva in riva al fiume Giordano, con una ragazzina bionda che gli era piombata alla spalle propinandogli una sorta di indovinello che ancora non era stato capace di risolvere. E se si era rilevata una feroce predatrice, pensava, per quale motivo era apparsa a lui sorridente? Forse voleva assicurargli di non avere nulla contro di lui e che poteva stare al sicuro. Lo stesso poteva valere per Samantha, la quale magari aveva visto proprio lei sulla sedia, a vegliarla nell'oscurità.

Vegliarla.

Quella semplice parola gli suggerì una verità troppo assurda per essere verosimile. Pensò a Lucia. Si erano conosciuti poco dopo la maggiore età, nonostante non conoscesse il suo aspetto negli anni della prima adolescenza, non riscontrava molta somiglianza tra la lei e la misteriosa fanciulla. Eppure, l'idea che fosse la defunta moglie ad apparirgli in sogno con le sembianze di una ragazzina, pronta a vegliare su di lui e su Samantha, era tutto ciò che la sua mente gli suggeriva. E, se ciò corrispondeva alla realtà, la questione diveniva ancora più assurda di quanto già non fosse.

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