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Un pizzico di serenità iniziò a insidiarsi nell'animo turbato di Raffaele il quale, per la prima volta dopo tanto tempo, cominciò a pensare che la fortuna stesse finalmente girando a suo favore. Certo, Geremia gli aveva intimato di stare molto attento, ma era qualcosa a cui era già preparato. La sera dopo, con Lucrezia, reinstallarono l'impianto avuto in dotazione da Proietti, con l'intento di sbirciare nuovamente nella vita personale di Fausto Pozzo, sperando di carpire una parola, una frase che potesse rivelarsi utile.

"Per caso ti ricordi il giorno in cui dobbiamo restituire tutta questa attrezzatura?" domandò Raffaele, trafficando con i cavi.

"Non ne ho idea." rispose Lucrezia, lasciandosi sfuggire un sorriso.

"Beh, suppongo che il buon Samuele non avrà nulla da ridire."

"Già. Difficile trovare qualcuno che odi tuo padre tanto quanto lui."

"Comincio a credere che non siano in pochi a detestarlo."

Indossarono le cuffie e terminarono di ottimizzare l'impianto prima dell'utilizzo, distribuendosi gli ultimi preparativi. Dopo aver controllato che cavi, prese e quant'altro fossero al loro posto, avviarono il macchinario, che introdusse il rumore fastidioso e forte che avevano udito la volta precedente.

"Riesci a sentire qualcosa?" volle sapere Raffaele, il quale provò a reinserire il cavo delle cuffie dopo che quel terribile fragore ebbe iniziato a fracassargli i timpani.

"No, assolutamente nulla." affermò Lucrezia.

"Forse abbiamo sbagliato qualcosa nel montaggio..."

"Proviamo a farlo ripartire."

"Mi sembra l'unica soluzione."

"Non c'è ne bisogno." esclamò una voce estranea. Raffaele cercò con gli occhi lo sguardo di Lucrezia, altrettanto sbigottita.

Era la voce di Fausto.

"Io non posso sentirti, ma tu si, quindi ascolta bene. Innanzitutto devo complimentarmi con te per il trucco della microspia e di come tu sia riuscito a installarla nel mio soggiorno con l'inganno. Lo ammetto, ti ho sottovalutato, credevo fossi un completo idiota. Se casualmente la mia domestica non l'avesse trovato, avresti continuato il tuo giochetto volto a scoprire i miei piani. Certo, hai già carpito molte informazioni, tra cui l'ubicazione del tofet."

"Dannazione!" imprecò Raffaele. "Ha scoperto che abbiamo parlato con Mirko."

Lucrezia sospirò. "Speriamo non gli sia successo nulla."

"Siamo andati a trovare il caro Mirko." annunciò invece Fausto. "E devo ammettere che ha recitato molto bene la sua parte, anche se ho capito fin da subito che ci fosse qualcosa di strano. Poi ho trovato la microspia e allora tutto è stato chiaro. Ci hai preceduto, riuscendo a parlare con lui. Non è stato facile farlo parlare, sai? Abbiamo dovuto utilizzare le cattive maniere, ma alla fine il nostro amico ha cantato."

"Bastardi..." sibilò Raffaele, affranto.

"Ti basti sapere che abbiamo scoperto tutto." lo informò Fausto. "La tomba vuota, la sospetta fuga. Quindi tutto ciò che hai fatto non solo è stato inutile, ma ha causato a Mirko una brutta fine che probabilmente ti rimarrà sulla coscienza. E già che siamo in tema, aggiungiamo Mario, Luca... quante persone ancora devono morire prima che tu ti arrenda? In tal caso ti prometto che non toccheremo la tua amichetta. Lei è lì con te, vero?".

Raffaele guardò Lucrezia, visibilmente spaventata. Riflettendo sulle parole del padre, il quale lo accusava poco velatamente delle tragedie avvenute nelle ultime settimane, le prese le mano e cercò di tranquillizzarla, ma lei si limitò ad abbassare lo sguardo, intimorita da tutte quelle minacce.

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