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Poche ore più tardi, Raffale si trovava già sul posto. Erano le otto di mattina e, nonostante avesse dormito per un discreto numero di ore, sentiva le palpebre pesanti. Il fuoristrada di Giorgio accosto pochi minuti più tardi. Raffaele si tolse lo zaino dalle spalle, lo posò nel baule, ove era sistemata la sacca del Parroco, poi si accomodò al sedile del passeggero. Per l'occasione di era rifornito di macchina fotografica, di un taccuino - nel caso avesse dovuto annotare qualcosa di importante - e alcune provviste.

Non sapeva cosa avesse portato con sé il Prete ma, nonostante potessero sembrare due amici che si godevano una camminata in montagna, il clima cupo che regnava in auto suggeriva l'opposto. Finalmente Giorgio mise in moto, abbigliato in borghese, con pantaloni e una maglia a maniche corte.

Quella notte aveva piovuto copiosamente e, nonostante il cielo plumbeo stesse lasciando spazio all'azzurro, la fresca aria mattutina lasciò presagire un percorso montano piuttosto bagnato. Ne andasse una bene, pensò Raffaele, chiedendosi anche se qualcuno li stesse seguendo e, dal momento che erano in auto, il potenziale inseguitore doveva per forza essere dietro di loro con un mezzo a due o quattro ruote.

Eppure, in scia non c'era nessuno.

Forse l'assassino di Luca aveva udito la parte della conversazione in cui parlava del appezzamento in montagna e magari li stava attendendo proprio lì. Era improbabile, ma non così tanto. I suoi familiari erano sicuramente disperati, in quanto il termine del sacrificio era oramai scaduto e sarebbero stati pronti a tutto per rinnovare la propria a fortuna.

Quando la strada si trasformò in una impervia salita, Raffaele considerò ufficialmente iniziata la propria ricognizione. Ricordava bene la stretta stradina ricolma di curve, fin da quando l'aveva percorsa da piccolo con i genitori. Era parecchio tempo che non tornava da quelle parti e, anche se non era un amante della montagna, di passeggiate e sentieri, tuttavia conservava dei bei ricordi.

Il tragitto durò poco meno di venti minuti, quando girarono il tornante che Luca aveva descritto nella propria narrazione, con annesso spazio. Lì vi parcheggiarono l'auto, dopo che Raffaele ebbe assicurato a Giorgio che da quel punto avrebbero dovuto proseguire a piedi.

In quel punto il sole giungeva a sprazzi, oscurato dalla folta vegetazione. Le strade, come ricordava, erano sgombre, specie a quell'ora di mattino.

"Ora dove dobbiamo andare?" chiese Giorgio, dopo aver indossato lo zaino. Raffaele fece mente locale, poi indicò un punto alla sua destra.

"Dobbiamo passare da lì, attraverso la boscaglia."

Se si fosse dovuto basare sulla propria memoria, non si sarebbe ricordato del punto preciso, ma grazie a Luca poté guidare l'amico con buona certezza. Si inoltrarono così tra i tronchi degli alberi, con le verdi foglie che regalarono loro una doccia d'acqua piovana indesiderata. Nessuno dei due si lamentò, nonostante il fastidio provocato dal sentire gli abiti fradici sulla propria pelle. Poco dopo trovarono uno stretto sentiero ghiaioso, che percorsero senza fiatare. Entrambi erano concentrati e poco propensi a distrarsi.

"La mia famiglia ha molti appezzamenti di terreno." disse Raffaele, interrompendo il silenzio dopo qualche minuto.

"La malvagità regala sempre doni sporchi di sangue."

Il giovane operaio camminò inarcando la schiena in avanti, faticando non poco a sostenere la salita che diveniva sempre più impervia, al contrario di Giorgio, il quale si sentiva a suo agio, dimostrando di non subire minimamente la fatica. Tuttavia Raffaele, per non apparire come un mollaccione, restò in prima linea, stringendo i denti. Chissà quanti posti in altura ha esplorato, pensò, giustificando così la perfetta forma atletica del Parroco.

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