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Tutto avvenne lentamente, forse troppo. Una forte luce bianca ne accompagnò la macabra uscita. Sulle prime parve una gamba, per giunta enorme. Poi fu la volta del braccio, alla cui estremità comparì una mano con lunghi artigli in fondo alle dita e poco dopo, in cima alla coltre, fece la sua apparizione qualcosa che aveva l'aspetto di un lungo corno. La creatura era altissima, forse proprio come la Statua che avevano trovato.

Un forte senso di orrore pervase Raffaele. Dunque Moloch esisteva davvero e stava uscendo allo scoperto per prendere Samantha. L'evocazione era riuscita alla perfezione. Fausto, finalmente ripresosi, guardò Katia tronfio. I due cugini, invece, erano tutt'altro che gioiosi. Nonostante ciò che avevano sentito riguardo all'evocazione, mai avrebbero creduto di assistere a tutto ciò e forse non ci avevano mai creduto, assecondando la pazzia dei genitori. Raffaele lesse il terrore puro nei loro occhi e lo stesso avrebbero visto nei suoi, se solo non si fossero voltati ad ammirare ciò che stava accadendo a pochi metri.

Giorgio, deluso dall'esito del sacrificio di sangue, riprese ancora a imbrattare con ritmo frenetico. Il sangue nella ciotola stava esaurendo e presto avrebbe dovuto cavarsene ancora, impedendo a Lucrezia di offrirsi volontaria. Era un compito che spettava esclusivamente a lui. La donna rimase in silenzio, lasciando al Parroco la tranquillità necessaria per agire. Poi, d'un tratto, l'uomo si fermò.

"Ora non dovrebbero più esserci spazi vuoti." disse Giorgio. "Almeno lo spero."

"Già. Il sangue è quasi finito." constatò tristemente Lucrezia.

"Me ne preleverò ancora."

"Sei pazzo? Potresti morire. Tocca a..."

"Guarda!" esclamò Giorgio, interrompendola, indicando la porta. Il simbolo intriso di sangue era diventato quasi fluorescente, emanante una forte luce accecante, che da rossa assunse un colore dorato.

Lucrezia e Giorgio, d'istinto, si coprirono gli occhi fino a che la luce scomparve, lasciando il simbolo insanguinato al precedente colorito. Quando riaprirono le palpebre, per poco non ebbero un mancamento. Maria era in piedi di fronte a loro, fuori dall'ingresso. Li guardò e sorrise, quasi volesse ringraziarli. Poi, senza perdere ulteriore tempo, svanì.

"Sta andando a salvare Samantha." asserì Giorgio, convinto.

"Ce la farà?" volle sapere Lucrezia.

"Si." assicurò lui. "Ne sono convinto."

Raffaele prese ad agitarsi. Non poteva permettere che quel mostro si avvicinasse a Samantha. Eppure, sapeva che doveva provare; non poteva più attendere Maria. In fondo, pensò, non aveva nulla da perdere. Scattò e si lanciò verso i due cugini, i quali non gli spararono, limitandosi a bloccarlo, ben consapevoli che Katia si sarebbe infuriata nel caso le avessero tolto il privilegio di eliminare personalmente l'odiato nipote. Nicholas e Gabriele cinsero per le braccia Raffaele, il quale tentò disperatamente di liberarsi, senza successo. Fausto si voltò qualche istante, ancora emozionato per ciò che stava accadendo.

"Lasciala stare, mostro!" gridò il giovane operaio alla creatura che stava oramai per uscire dalla coltre. "Non toccarla!".

Poi, improvvisamente, Lei comparve in mezzo a loro. Tutti si ammutolirono e l'Essere, con il volto ancora coperto dalla nebbia, si bloccò. Raffaele la vide e non riuscì a evitare di provare una sensazione di sollievo. All'ennesimo tentativo riuscì a liberarsi dalla morsa in cui era imprigionato, dal momento che i due cugini erano rimasti attoniti. Anche Fausto rimase di sasso, ma non ebbe il tempo di fiatare.

Il bagno di sangue iniziò qualche istante dopo.

Il primo fu Gabriele. Maria si avventò su di lui come una furia, addentandolo dapprima sul collo, mentre con gli artigli gli squarciò il petto.

"Aiu-ta...te-m..." -biascicò Gabriele, con la gola oramai recisa. Nessuno tuttavia mosse un dito. Maria non ebbe alcuna pietà e lo dilaniò con rabbia fino a che non cadde a terra privo di vita. Poi Maria, che in quel momento della bellissima e splendida fanciulla bionda non aveva nulla, si girò verso Fausto con la bocca sporca di sangue.

Un forte rumore li distrasse. L'anziano si voltò verso la coltre rossa e, con orrore, appurò che la creatura stava rapidamente rientrando nel suo nascondiglio. Evidentemente, l'arrivo di Maria aveva smosso qualcosa, arrivando pure a spaventare la malefica entità, che la temeva al punto di scappare. Quando fu rientrato completamente nella nebbia, questa cominciò rapidamente a ritrarsi. Fausto iniziò a gridare dalla disperazione, correndo verso l'oramai minuscolo cerchio di fumo che si restringeva a velocità vertiginosa.

Pochi istanti dopo, scomparve del tutto. Fausto si inginocchiò nel punto in cui poco prima stava per apparire il suo idolo, di cui non era rimasto più nulla. C'erano solo il fuoco all'interno di esso Samantha. Anche Katia era sconvolta, ma non proferì verbo.

"Non andartene!" lo scongiurò con rabbia Fausto Pozzo. "Abbiamo bisogno di te!".

"È finita." sentenziò con voce decisa Raffaele.

"Dici?" lo sbeffeggiò il padre, rialzandosi. "Non è finita. Lo rievocheremo e vi elimineremo, è una promessa."

"Ah, si? La tua preziosa divinità se l'è data a gambe. Cosa pensi di fare?".

Fausto sorrise. "Quello che devo."

Detto ciò corse verso Nicholas e gli prese la pistola dalla mano, poi si voltò e puntò l'arma verso Samantha. Raffaele rimase paralizzato, mentre Maria si limitò a fissare il padre con odio, quell'odio che era nato una notte di tanti anni fa e che probabilmente con il passare del tempo era cresciuto a un ritmo inarrestabile.

"Ora la eliminerò." promise l'uomo

"Non ce la farai." protestò Raffaele, cercando di mantenere la calma. "Maria ti fermerà prima che tu possa fare una sola mossa."

"Forse... o forse no. Magari sarò più veloce io. Vogliamo scommettere?".

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