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Si aspettava di trovare le risposte che cercava in un batter di ciglio ma, oltre alla ressa di persone che sbraitavano inferocite, null'altro lo aiuto a capire cosa stesse accadendo di fronte ai suoi occhi. Una quarantina di individui, donne e uomini la maggior parte dei quali armati di bastoni rinsecchiti, davano la spalle a Raffaele, il quale si ingegnò per tentare di capire cosa stesse scatenando quelle urla disperate.

Indossavano abiti sicuramente risalenti a un tempo passato, simili a quelli che vestiva il senzatetto apparso in una delle prime visioni. Raffaele restò in disparte qualche istante, cercando di capire cosa stessero gridando, ma l'unione di voci rese l'ascolto parecchio difficile. Che l'oggetto del contendere fosse qualcosa di serio era fuor di dubbio, ma non conoscendo i motivi di un tale caos doveva agire con prudenza.

Si guardò attorno, sperando che l'amico vagabondo lo attendesse, magari seduto in disparte dalla folla inferocita, nella sua aura di solitudine e meditazione nella quale si era sempre mostrato, persino quando era stato beccato all'atto di frugare nel cassonetto dell'immondizia. Tuttavia, a parte qualche foglia verde trasportata dal vento, di lui non c'era traccia. Dovrò agire da solo questa volta.

Non aveva idea di quanto ampio fosse il circolo di autoctoni presi a spintonare e minacciare, dunque decise di infiltrarsi in mezzo alla ressa per trovare l'apice, ove avrebbe scoperto il motivo di tanta agitazione. Si avvicinò e tentò di trovare un varco in cui infilarsi, ma senza successo. Sbuffò e, spazientito, decise di farsi strada da solo, allontanando con le mani coloro che gli sbarravano la strada.

"Scusate, scusate..." sussurrò Raffaele, avanzando nel groviglio di braccia e bastoni, al punto che temette che un gesto improvviso e involontario da parte di uno di quegli strani individui, che sembrava non non notarlo, finissero per colpirlo dritto in testa con una gomitata o un pezzo di legno. In disparte, vide una giovane donna che teneva in braccio un bambino, terrorizzato e piangente, cullandolo amorevolmente.

Con molta fatica riuscì a ottenere un posto in prima fila, giusto in tempo per assistere allo scontro tra due uomini, uno dei quali cercava di sopravanzare l'altro, che a sua volta lo teneva a debita distanza con le braccia. Quest'ultimo, puntando le mani al petto dell'avversario, manifestò tutta la propria difficoltà a contenerlo, mostrando i pochi denti che ancora gli rimanevano. Si lanciavano minacce e insulti in una lingua che Raffaele non conosceva ma, se si trovava ancora nella Terra di Caanan, allora poteva immaginare di quale idioma si trattasse.

A quel punto notò che la ressa di persone era effettivamente divisa in due fazioni. Alle sue spalle si trovavano coloro che presumibilmente parteggiavano per colui che cercava di sopravanzare il nemico e dietro quest'ultimo sbraitava e si agitava la restante parte del gruppo. Raffaele iniziò a pensare di trovarsi nel bel mezzo di una faida familiare, che aveva scelto due componenti in modo che si affrontassero per evitare un inutile bagno di sangue.

In che modo può aiutarmi ciò?

Quasi che i suoi pensieri fossero stati percepiti chi poteva aprirgli gli occhi, la risposta non tardò ad arrivare. L'ometto senza denti ebbe una reazione di orgoglio e, messo alle strette, riuscì ad approfittare di un momento di distrazione del suo avversario e lo scaraventò a terra. L'antica tifoseria esultò e, preso dall'entusiasmo, l'uomo prese al volto un bastone lanciatogli da un alleato e si gettò sul nemico, prendendo a percuoterlo. Fu a quel punto che, dietro di loro, fu visibile ciò che il caos e la ressa aveva nascosto. Raffaele rimase di sasso.

Il cerchio di fuoco.

Del tutto simile a quello rimirato sulle rive del Giordano, le cui fiamme lo avevano investito poco prima del risveglio. Ci siamo, pensò. La visione stava finalmente cominciando a mostrare qualcosa di interessante, che forse avrebbe aggiunto un tassello in più al mosaico.

Cercando di fare leva sull'effetto a sorpresa, Raffaele si vide passare davanti un uomo con in mano un secchio di legno e, con rapidità, approfittando della zuffa tra i due contendenti, gettò il contenuto sul fuoco. A quel punto fu chiaro che le due fazioni volevano l'opposto dell'altra; una intenta a spegnere il fuoco; l'altra presa a proteggerlo. Dalla fazione dei protettori della fiamma, un anziano uomo spintonò chi aveva osato tentare di profanare il circolo. Prima che il tutto potesse degenerare in una strage di massa, gli astanti si accorso di qualcosa di assolutamente inverosimile.

La fiamma non era spenta.

Raffaele osservò le reazioni di sgomento da parte di coloro che stavano alle sue spalle. Mentre si auspicava di non essere considerato parte di quella fazione e di essere assalito di conseguenza dai loro nemici - anche se nessuno pareva averlo notato- vide l'espressione di compiacimento dei protettori del Circolo. Se le leggi della natura non valevano in quello strano luogo, pensava il giovane operaio, allora non doveva stupirsi di ciò che accadeva intorno a lui.

Poco dopo, nello stupore generale, la situazione parve prendere una diversa piega. Le fiamme del Cerchio, lungi dall'essere state intaccate dall'acqua, si alzarono a dismisura, con i presenti che seguirono con lo sguardo l'imprevista elevazione, in una scena che Raffaele ricordava di aver già visto tempo prima e, memore della conclusione, si allontanò di qualche passo. Quando la vampata superò di diversi centimetri i capi dei presenti, fu chiaro che di lì a poco qualcosa di temibile sarebbe accaduto.

Senza dare il tempo a nessuno di rendersene conto, una parte della fiamma si staccò dalla fonte, schizzando in aria come una freccia infuocata, in direzione della fazione nemica, la cui guida gridò qualcosa che, a giudicare dall'intensità della pronuncia, poteva significare solo una cosa, il cui suggerimento Raffaele seguì. "Allontanatevi!".

La folla si disperse, ma la distruzione aveva deciso di prendersi la sua vittima. Un uomo di mezza età, dalla pelle olivastra, provò a scappare ma venne investito in pieno dalla palla di fuoco, che gli incendiò il volto. Qualcuno provò a intervenire in suo soccorso, ma la miccia era oramai innescata. Dal Circolo altri frammenti di fiamma, simili ai lapilli di un Vulcano in eruzione, si catapultarono nella medesima direzione, come un cecchino infallibile che non sbagliò nemmeno un colpo.

Raffaele trovò un varco tra la folla terrorizzata che si disperdeva per il villaggio, tra urla di paura e disperazione, e andò a nascondersi dietro la prima abitazione utile, osservando da lontano l'orrore che si stava consumando. Notò che la donna con il bambino era riuscita a fuggire, chiudendo la porta della propria casa alle sue spalle. Qualche vittima venne portata via dai familiari, nella speranza che le ferite fossero curabili ma i volti carbonizzati sembravano testimoniare l'esatto contrario.

I nemici della Fiamma si erano oramai rintanati nella propria magione e Raffaele, ancora nascosto, intuì che erano proprio loro gli abitanti del villaggio, invaso dai nemici che avevano installato il Circolo e questi, compiaciuti, risero per la vittoria schiacciante, che aveva posto fine alla piccola guerriglia. Poco dopo presero a parlottare, indicando l'abitazione dove si era nascosta la donna con il proprio figlioletto e fecero per avviarsi verso di essa.

Eppure, le stranezze non erano finite. La fiamma, lungi dal ritrarsi, era ancora alta e, inspiegabilmente tornò a far esplodere la propria pioggia di fuoco. I membri del Clan, i quali certamente non si aspettavano una simile reazione, presero a fuggire rapidamente, ignorando coloro che trovarono la stessa fine subita dagli avversari pochi minuti prima.

Il massacro non era terminato.

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