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Arrivato alla fine della pagina, Raffaele appoggiò la lettera e rimase in silenzio a contemplarla, trattenendo involontariamente il fiato. Non sapeva cosa pensare di tutto ciò che aveva letto. Eppure, la lettera non era ancora finita e non osava nemmeno immaginare cos'altro potesse esserci scritto. Voltò il foglio. Una volta terminata la lettura, il rapporto con sua madre sarebbe nuovamente decaduto nell'ombra, com'era stato per tutti quegli anni, che lei aveva ben pensato di compensare con due paginette di inchiostro nero. Resistette alla tentazione di stracciare la lettera perché forse tra le righe avrebbe avuto le informazioni che cercava.

Dunque, riprese la lettura.

Non so se potrai capirmi e non ti chiedo nemmeno di giustificare il mio comportamento, sarebbe davvero troppo. Ti dico solo che sono sprofondata nell'orrore e ciò mi ha fatto perdere la testa. Ho cercato di rifarmi una vita perché era l'unica maniera per sopravvivere ma oggi finalmente mi rendo conto che senza di te non ha alcun senso. Sei tu la mia vera famiglia e nessuno può cambiare ciò.

Sai, ho conosciuto un uomo. È davvero una bravissima persona e sono sicura che resterà a mio fianco fino alla fine dei miei giorni; eppure, nonostante ciò, dopo essermi fatta ingannare da tuo padre, ci sono momenti in cui sono costretta a tenere un'occhio aperto anche nella notte. Non riesco più a fidarmi di nessuno.

Quando ho scoperto tutta la verità ho sperato che tutto fosse un incubo, un brutto sogno dal quale avrei potuto svegliarmi e tutto si sarebbe risolto con un semplice spavento. Ma come ben sai, non è andata così. Le ombre si sono insinuate nella mia vita e da allora non se ne sono più andate. Prima mi sembravano fioche, sterili e quasi evanescenti, poi si sono manifestate in tutta la loro terribile veridicità.

Pensavo che scappare mi avrebbe allontanato da loro, ma anche oggi le vedo. Camminano sulle pareti, sul soffitto, compaiono quando accendo una semplice luce e a volte rimangono lì, ferme a osservarmi. Lo ammetto, prima ne ero terrorizzata ma con il tempo ho iniziato ad abituarmi e oggi mi fanno compagnia, ricordandomi che madre vigliacca sono stata.

E saranno vicino a me, per sempre, a ricordarmi ogni giorno la crudeltà di ciò che avvenne quei terribili giorni che mi hanno sconvolto la via. Credimi, ho tentato in ogni modo di portarti via da quell'orrore, scappando con te, ma non me l'hanno permesso. Non so come, mi hanno scoperta e tuo padre mi ha minacciato di morte ed è stato proprio in quel momento che mi sono resa conto che l'uomo che credevo mi amasse non aveva mai provato un reale sentimento per me.

Ero una copertura, un'immagine che si era creato per apparire una persona rispettabile, invece del mostro che in realtà è. Ma non si tratta solo di lui; nessuno dei suoi fratelli o sorelle o nipoti è capace di amare, nessuno. Tranne te, Raffaele. Tu sei diverso, eri la gioia della mia vita e lo sei ancora, nonostante la lontananza che ci divide.

Tuttavia, anche tu non sei stato esente dall'orrore. Quella notte ti è stato fatto qualcosa di davvero terrificante e la tua vita è cambiata per sempre. Hanno cancellato i ricordi di quei terribili giorni, convinti che non sarebbe successo nulla; in realtà ben presto sei cambiato, la rabbia ha iniziato a impossessarsi di te, ribellandosi al muro dei tuoi ricordi cancellati. Forse, però, è stato un bene con il senno di poi, l'unica cosa saggia che tuo padre abbia fatto per te da quando sei nato.

Ciò ha dato perlomeno una parvenza di normalità alla tua vita, che in caso contrario sarebbe stata avvolta dal dolore. Proprio per questo motivo non posso svelarti nulla, sarebbe troppo da sopportare per te. Spero mi perdonerai per questo, ma nel momento in cui ti raccontassi tutto i tuoi ricordi, con ogni probabilità, si materializzerebbero nuovamente, portandoti in uno stato di sofferenza dal quale non so se riusciresti a riprenderti.

So di non averne alcun diritto, ma mi permetto di darti un consiglio e ti prego, ascoltalo attentamente. Scappa, scappa lontano. Prendi tua figlia, prendi Lucrezia e vai più lontano che puoi, dove nessuno ti potrà trovare, nemmeno tuo padre. Non sarà facile, ma se ce l'ho fatta io puoi farcela anche tu. Sei sempre stato un ragazzo sveglio, so che riuscirai. Mi dispiace solo che non potremo mai vederci ma solo il pensiero di sapere che sei al sicuro con la tua famiglia mi tranquillizza. A questo punto non ho altre parole da scriverti. Sappi solo che ti adoro più della mia stessa vita e non ti ho mai dimenticato.

Buona fortuna, figlio mio.

Angelina.

Raffaele provò a restare calmo ma, proprio come sua madre aveva detto, la rabbia si impossessò di lui. Era dunque quello il motivo per il quale era sempre stato così arrabbiato? Avrebbe voluto urlare, spaccare ogni cosa. Prese la lettera e la stracciò, lanciandola il più lontano possibile. Poi si alzò. Prese in mano una sedia e fece per distruggerla sul tavolo ma, in un momento di lucidità, riuscì a prendere un respiro. Si calmò e abbassò la seggiola, la posò a terra e vi si sedette. La rabbia era ancora insita in lui lo spinse a rifilare un forte pugno al legno, procurandosi un dolore indicibile, che provocò anche un forte rumore.

Difatti, poco dopo giunse Lucrezia, ancora vestita per il giorno. Evidentemente aveva solo finto di andare a letto, lasciando a Raffaele il tempo di leggere e di sfogarsi. "Ti senti bene?".

"No, per nulla. Nessuno della mia famiglia si salva. Nessuno."

Lucrezia abbassò lo sguardo. "Già..."

Raffaele scosse la testa. "Non parlavo di te, lo sai."

"Stai tranquillo." disse lei. Il giovane operaio si alzò e la abbracciò. Aveva bisogno di quella stretta calorosa.

Il giovane si staccò. "La odio. La odio davvero."

"Non lo credi davvero."

"Si, invece. Poteva portarmi con sé, scappare da questo schifo, ma non l'ha fatto."

"Sono sicura che ci ha provato."

Il giovane operaio distolse lo sguardo. "Avrebbe potuto fare molte cose. Ma si è arresa subito."

"Raffaele..."

"Giustificala pure. Io non non cambio idea su di lei."

Lucrezia serrò le labbra. "Hai scoperto qualcosa di interessante?".

"Solo che è una vigliacca."

"Allora siamo punto a capo."

"No, invece. Li fermerò e salverò Samantha. E una volta finito tutto non chiederò a mia madre di tornare. Che resti pure dov'è."

Le sue parole crearono un istante di silenzio.

"Mi serve il numero di telefono del tuo amico medium." proruppe nuovamente Raffaele.

Lucrezia sgranò gli occhi. "Davvero? E a che ti serve?".

"Pensavo che mia madre mi avesse scritto una lettera per svelarmi alcuni dettagli oscuri del mio passato, ma non l'ha fatto."

"E sei convinta che lui possa farlo?"

"E tu pensi che lui non possa?"

"Non so... mi sembra assurdo."

"Tutto è assurdo. Ma devo assolutamente sapere alcuni aspetti del mio passato. È necessario." affermò il giovane, che poi cinse dolcemente per le spalle Lucrezia, guardandola negli occhi. "Mi aiuterai?".

OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora