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Quella sera, mandarono Samantha a letto più presto del solito, dato che Raffaele era impaziente di origliare le conversazioni in casa Pozzo, nella speranza che rivelassero dettagli interessanti. Nel pomeriggio era giunto Samuele, con il quale avevano concordato di vedersi proprio il giorno del primo incontro. Si era fermato nel piazzale di fronte al condominio con un furgoncino bianco e bisunto, più simile a quello che poteva scarrozzare un serial killer piuttosto che un ex tecnico dei servizi segreti. Senza lasciare fuori dalla porta il proprio carattere burbero, aveva preso a lamentarsi di qualsiasi cosa, a partire dalle difficoltà incontrate nel trovare la Via.

Proietti aveva portato con sé due scatoloni, contenenti complesse apparecchiature, che avevano richiesto diverso tempo per il delicato assemblaggio. Poi si era premurato di spiegarne a Raffaele e Lucrezia il funzionamento, lasciando sul tavolo alcuni fogli contenenti le indicazioni necessarie nel caso si fossero dimenticati qualche passaggio elementare. Infine, se ne andò, dicendo loro che da quel momento avrebbero dovuto arrangiarsi, in quando non voleva avere problemi con la giustizia. A quel punto Raffaele non poté che chiedersi se Samuele avesse ottenuto quell'aggeggio in modo legale o al contrario fosse ricorso a scorciatoie criminose. D'altro canto non poteva lamentarsi, da un lato perché era stato lui stesso a chiedere il suo aiuto, dall'altro perché anche intercettare conversazioni in abitazioni privati esulava dalla legalità.

Dopodiché, la sera i due si sedettero attorno al tavolo, pronti a cominciare. Collegarono delle cuffie all'impianto, di modo che potessero ascoltare senza svegliare Samantha, la quale dormiva beatamente nella sua stanza, come non accadeva da tempo, ritrovando quella tranquillità che nel corso delle ultime settimane sembrava persa. Raffaele, invece, tranquillo non lo era per nulla. Ciò che stava per fare era l'unico modo che aveva per proteggerla. Entrambi si versarono una tazza di caffè, convinti che non sarebbe stata l'unica, non sapendo quanto tempo sarebbero rimasti a origliare; magari anche tutta la notte.

"Bene." affermò Raffaele, sfregandosi le mani. "Cominciamo."

"Sei proprio sicuro che si trovino in casa in questo momento?".

"Credo di si. Sono con l'acqua alla gola e se vogliono riprendersi la propria ricchezza devono riunirsi per discutere."

"Speriamo. Altrimenti tutti i rischi che hai corso si rivelerebbero inutili." ricordò la donna, che poi lanciò un'occhiata al complicato impianto. "Sicuro di ricordare come funziona?"

"Beh... penso di si. Da come ho capito dobbiamo azionare questo pulsante per collegarci alla microspia."

"Perfetto. Siamo messi bene."

"Non preoccuparti. Mal che vada abbiamo gli appunti di Proietti."

Ricordando le indicazioni ricevuti da Samuele, Raffaele schiaccio il pulsante e i primi suoni in cuffia suggerirono che aveva fatto la scelta corretta. Eppure, oltre ad alcuni rumori, simili a interferenze, null'altro riuscì a udire. Inizialmente pensò avesse sbagliato qualcosa oppure semplicemente Proietti avesse sbagliato il montaggio dell'apparecchiatura. Prima di dare un'occhiata agli appunti lasciati dallo strambo uomo, qualcosa balzò nelle loro orecchie. Era un vociare basso e confuso in cui, con il passare dei secondi, entrambi riconobbero chiaramente una voce maschile e una femminile.

Erano Fausto e Katia.

Non molti secondi dopo la nitidezza del segnale si fece evidente, consentendo di sentire chiaramente cosa si stessero dicendo e, a giudicare dalla qualità dell'audio, suo padre si trovava molto vicino alla microspia.

"Beccati!" esclamò Raffaele, soddisfatto.

"Abbiamo avuto fortuna." replicò Lucrezia, ancora scettica sulla bontà del piano.

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