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Rimasto solo nella quiete della riva del fiume, credette che da un momento all'altro si sarebbe ridestato, ma così non fu. Il rumore dell'acqua che scorreva era l'unica compagnia in quello strano sogno, così vivido e preciso. Che qualcuno stesse utilizzando il luogo delle sue visioni notturne come tramite per comunicare con lui? Se cosi era, cosa c'entrava la Terra Promessa? Perché si trovava sulle sponde del fiume Giordano?

Nella mente di Raffaele, strane idee iniziarono ad ammucchiarsi. La paura che la pace regnante in quel magnifico luogo potesse essere interrotta da qualcosa di terribile gli causò un lieve tremolio, che cercò di lenire respirando profondamente. Chiudere gli occhi e sentire il venticello che tendeva a scompigliargli i chiari capelli, riuscì a restituirgli parte della tranquillità che l'incontro gli aveva rubato.

Nessun trambusto scosse l'oasi di quella bellissima e verde visione. Iniziò a chiedersi quanto tempo avrebbe dovuto trascorrere in quel luogo e l'unica spiegazione che riusciva a darsi non lo convinceva appieno; forse il vagabondo era solo il primo di coloro che avrebbe dovuto incontrare e di lì a poco qualcun altro avrebbe fatto la sua apparizione, aggiungendo particolari nuovi a una vicenda che diveniva sempre più misteriosa.

A parziale conferma dei propri sospetti, qualcosa di strano attirò la sua attenzione. Un sottile fragore promanò dalla sinistra, sulla sponda opposta del rio, in quel punto non così largo da impedire la visuale. Raffaele si voltò di scatto, ma oltre ai fili d'erba alta che venivano fatti ballare dalla soave brezza, null'altro comparve. Fece spallucce e decise di fare due passi, mani in tasca e sguardo basso.

Poco dopo, un altro suono lo destò dai suoi pensieri e stavolta non si trattava di un rumore appartenente alla natura, ne era certo. Sembrava una risata. Un brivido gli percorse il corpo, anche se la voce che aveva udito non era affatto tenebrosa o stridula, ma tuttalpiù sembrava appartenere a una ragazza; molto giovane per giunta. Cercò di localizzarne la provenienza, ma la zona circostante era vastissima e la misteriosa presenza poteva celarsi ovunque.

Tuttavia, qualche istante più tardi intuì che, chiunque fosse, voleva essere trovato. Dietro al tronco di un albero, sulla sponda opposta, un viso giovane fece la sua parziale comparsa. Raffaele sgranò gli occhi per tentare di capire chi fosse la misteriosa figura nascosta dietro alla palma. Grazie all'ottima vista, l'uomo poté appurare che si trattava di una fanciulla molto giovane, dagli occhi azzurri, ma non riuscì a scorgere altro, in quanto la ragazza scomparve.

"Aspetta!" gridò Raffaele. "Non nasconderti! Voglio solo parlare!".

In tutta risposta, un'altra sonora risatina, molto dolce, echeggiò attorno a lui. A quel punto fu chiaro che la ragazzina non era affatto spaventata. Si stava nascondendo perché stava giocando con lui. Raffaele si mise le mani sui fianchi, scuotendo la testa, tra il divertito e il confuso. Non sapeva per quale motivo stesse giocherellando con lui ma, se quello era il suo scopo, doveva imitarla. Era l'unico modo per agganciarla.

"Giochi a nascondino, eh?" disse Raffaele, sorridendo. "Facciamo così, se ti trovo parleremo un po', ok?".

"Tanto non mi troviiiiiiii!" affermò convinta la voce della fanciulla, nascosta chissà dove.

Quella scena gli fece a tornare in mente i momenti in cui, pochi anni prima, passava diversi pomeriggi a giocare a nascondino con Samantha, la quale, crescendo, aveva iniziato a trovare quel gioco tedioso per una "della sua età." Sta diventando grande troppo in fretta, pensò Raffaele, che poi tornò a concentrarsi sul proprio scopo. Sapeva che la sfuggente ragazzina stava aspettando una sua mossa.

"Attenta, sto venendo a cercarti!"

Il gioco, sulle prime, rivelò particolarmente ostico. Lungi dall'incolparsi di inesperienza nell'ambito di un divertimento da bambini, Raffaele non si dichiarò esente da imbarazzo, dal momento che pareva che la giovane fanciulla si stesse beatamente facendo beffe di lui. La vastità della zona avrebbe consentito un ampio raggio di azione della giovane, che avrebbe potuto nascondersi ovunque, scegliendo invece di celarsi non troppo lontano da colui che cercava invano di trovarla.

Trascorse alcuni minuti di silenzio, la biondina iniziò un nuovo gioco, mediante il quale si premurò di comparire ora davanti ora dietro i tronchi, prima lungo una sponda e poi lungo l'altra, rischiando di causare il mal di testa al proprio inseguitore, che stava impallidendo all'idea di dover dispensare ancora a lungo le proprie energie. Essendo in un sogno, tale problema non avrebbe dovuto porsi, ma la stanchezza pareva reale e la confusione in testa ancora di più.

Raffaele si protese avanti e indietro per un lasso di tempo che apparve infinito, quando la giovane, forse resasi conto che la sfida non aveva storia, decise di mostrarsi alla luce del sole, uscendo dal sicuro nascondiglio rappresentato da una palma secolare. Il giovane operaio la osservò, appurando che colei che aveva di fronte non era altro che la giovane fanciulla apparsa in sogno diversi giorni prima. Era scalza e indossava la stessa lunga vestaglia verde corallo, con i capelli biondi leggermente mossi che le scendevano lungo la schiena.

Sorrideva divertita e tale particolare era stato notato da Raffaele la notte della prima apparizione; la prudenza non era mai troppa, ma quella ilare ragazzina non appariva affatto minacciosa. Il giovane uomo era l'inconsapevole visitatore di quello strano luogo e, con la pazienza che iniziava lentamente a scemare, iniziò a pensare che forse non avrebbe cavato nulla da una possibile conversazione con lei. Eppure, a discapito di ciò, non riusciva ad arrabbiarsi con lei, che trasmetteva un senso di serenità inatteso, a differenza del primo inquietante incontro.

"Perché stai facendo tutto questo?" le chiese finalmente Raffaele, rimasto a pochi metri di distanza. "Cosa vuoi da me?".

"Avevi detto che mi avresti presa." si limitò a rispondere la giovane. Raffale cercò di dare un senso a quelle parole, a suo parere pronunciate senza un significato logico, ma ancora una volta assecondò le bizzarrie della giovane e le sorrise dolcemente. La giovane, d'altro canto, non si mosse di un centimetro, divertita.

"Voglio solo parlare con te." tentò nuovamente Raffaele. "Chi sei?".

La giovane parve riflettere qualche istante, facendosi improvvisamente seria. Deludendo nuovamente le aspettative del suo interlocutore, il sorriso ricomparve nuovamente sul suo volto e la sua sagoma scomparì rapidamente dietro al tronco vicino. Senza perdere tempo, Raffaele accelerò il passo, lanciandosi nuovamente all'inseguimento ma, giunto dietro all'albero, della fanciulla non v'era alcuna traccia. Sconsolato, il giovane operaio fece un forte respiro, domandandosi per quanto tempo ancora sarebbe durata quella farsa.

Qualche istante più tardi, qualcosa alle sue spalle gli coprì gli occhi, precludendogli la vista. Prima che Raffaele potesse reagire, preso alla sprovvista, si rese conto di cosa era accaduto. Ciò che in quel momento stavano toccando il suo volto erano due mani. Sapere che la giovane e giocherellona fanciulla era alle sue spalle gli creò un certo senso di inquietudine, dal momento che non aveva ancora intuito le sue intenzioni, ma la dolcezza e la finezza con cui aveva adagiato i propri palmi davanti agli occhi, fece desistere Raffaele dal divincolarsi. Vediamo dove vuole andare a parare, pensò.

"Cucù!" esclamò la voce della giovane dietro di lui. "Chi è?".

Raffaele sorrise. "Sei una ragazza pazzerella e divertente, lo sai?".

La fanciulla sorrise. Aveva una risata gaudente, gioiosa, che gli ricordava molto quella di Samantha, ma c'era dell'altro. Non era un gioco che era solito a fare con la figlia, ma l'idea di aver vissuto quel momento in prima persona scatenò in Raffaele una caccia ai ricordi che non diede alcun risultato.

"Parla con me, ti prego." la supplicò il giovane operaio, oramai sfiduciato.

"Chi..." disse finalmente la ragazza, interrompendo immediatamente la frase.

"Chi cosa? Cosa vuoi dirmi?".

"Chi si nasconde... nei pressi del ruscello?".



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