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Tenendo fede alla promessa fatta a Geremia, Raffaele l'indomani tornò alla Parrocchia, anche se non era convinto di uscire vincitore dall'incontro con il coriaceo Pastore. Difatti l'eventualità di un rifiuto non sembrava impossibile, nonostante il Profeta avesse garantito il contrario. Provava un senso di rabbia nei confronti di Geremia, proprio come la sera prima, non capendo perché non potesse parlare lui con Padre Giorgio, dal momento che si erano già incontrati, così come non comprendeva il motivo di tutti quegli enigmi.

Varcando la soglia della Chiesa, ripensò a quando il Profeta gli aveva annunciato di essere stato scelto da Dio in persona per svolgere la sua missione. Ancora non riusciva a credere a ciò che aveva sentito, sognato oppure immaginato. Si considerava una persona qualunque, che non aveva mai fatto nulla per meritare una simile considerazione, senza tenere conto che non era un fervente praticante. Dunque, non aveva la presunzione di considerarsi degno di tale scelta.

Forse non sto semplicemente sognando, pensò Raffaele. Magari sono pazzo, in preda ad attacchi di schizofrenia. Si immaginò in camicia di forza in una stanza di un manicomio, accucciato in un angolo, con lo sguardo perso nel vuoto, risucchiato dal vortice di una vita parallela dal quale non c'era via di uscita. E cosa poteva essere meglio, la realtà o la permanenza in una casa di cura? Ignorò la risposta e, pazzo o no, avanzò nel Sacro edificio.

Girò la Parrocchia in lungo in largo alla ricerca di Padre Giorgio, immaginando che a quell'ora del pomeriggio dovesse trovarsi lì. Eppure, dopo una manciata di minuti di ricerche, di lui non v'era traccia. Provò a cercarlo nel confessionale, ma inginocchiato di fianco a esso non c'era nessuno e le tendine aperte gli fecero intendere che magari il Prete era altrove, impegnato in altre faccende.

Invece, il Pastore apparve poco dopo dalla sacrestia. Raffaele lo vide pensieroso, con lo sguardo verso il basso, rivolto a chissà quali problemi. Nel momento stesso in cui Padre Giorgio incrociò lo sguardo del suo ospite, gli si fece incontro con fare deciso, forse nella speranza di intimorirlo. Ma Raffaele, di essere spaventato, non aveva alcuna intenzione.

"Pensavo di essere stato chiaro." esordì il Pastore, dando un'impronta ben decisa alla conversazione.

"Forse non troppo." replicò sarcasticamente il giovane operaio.

"Che cosa vuole da me?".

"Abbiamo una chiacchierata in sospeso, se non sbaglio."

"Si sbaglia, non abbiamo assolutamente niente da dirci."

"Mi chiedo per quale motivo si scalda in questo modo."

"Se ne vada!" sbraitò l'uomo. "Altrimenti..."

"Altrimenti?" lo bloccò Raffaele. "Che cosa ha intenzione di fare? Vuole fare a botte con me? Non mi sembra decoroso per un Prete."

Padre Giorgio, alle strette, sospirò. "Per favore, mi lasci in pace."

"No, mi dispiace. Non me ne vado."

"Non ha idea di cosa vuole sapere. Si tratta di qualcosa di troppo pericoloso."

"Invece lo so eccome. Ci sono dentro da qualche tempo ormai." ribatté Raffaele. "E ho buone argomentazioni per parlarne."

"Magari si sbaglia. Forse non c'entra nulla con questa vicenda."

"Ho ragioni per credere il contrario, purtroppo."

"E quali sarebbero?".

Raffaele fece una pausa. "Ho parlato con Lui. Mi è apparso."

"No, ti prego..." sibilò con voce rauca Padre Giorgio. "Non lui..."

Il giovane operaio non lo risparmiò. "Dunque sa di chi parlo. Geremia."

Il Prete sembrò imitare i sintomi di un mancamento, ma Raffaele non fece nulla, sospettando fosse una mossa tentata allo scopo di dissuaderlo dal proseguire. Giorgio raggiunse una panca e vi si sedette. Poco dopo, Raffaele si adagiò di fianco al Pastore il quale, incapace di aprire bocca, congiunse le mani di fronte al volto. Il suo sgradito ospite lo contemplò, lasciandogli il tempo di riprendersi da quello che poteva essere stato un forte shock.

Qualche secondo dopo, il Pastore liberò il proprio volto. Pareva avesse trattenuto il respiro a lungo, fino al momento in cui aveva sentito il bisogno di riprendere fiato. Poi fissò il vuoto davanti a sé, pensando a come fare per fuggire da quella fastidiosa situazione. Alla fine, si rivolse finalmente a Raffaele, che attendeva con calma, lasciando intendere che non se ne andava da nessuna parte. Fu allora che Padre Giorgio, arrendendosi, annuì.

"E va bene. Parliamo."

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