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Raffaele ricevette la telefonata da parte della Polizia quando ancora si trovava al ristorante, poco prima di prendere il caffè. Non ricordava nulla del breve frangente che dalla sedia lo aveva portato al sedile della propria automobile, eppure sfrecciò rapidamente verso casa, senza dare importanza ai limiti di velocità. Aveva la certezza che Samantha stava bene, ma il terrore che aveva provato quando era stato informato che qualcuno era entrato in casa sua non lo abbandonava. Lucrezia, egualmente preoccupata, rimase a suo fianco senza dire una sola parola per tutto il tragitto.

L'esterno dell' abitazione era invaso da curiosi e vicini di casa in veste da notte, che nemmeno si accorsero del suo arrivo, intenti a rimirare ciò che avveniva di fronte a loro. Parcheggiata di fronte all'edificio sostava un'ambulanza e di fianco v'erano due volanti della Polizia che bloccavano il passaggio verso la stradina adiacente. Raffaele si bloccò una volta varcata la soglia del parcheggio, assalito da una paura mai provata in vita sua. Lucrezia gli prese la mano, tentando di infondergli la tranquillità che nemmeno lei possedeva.

Il giovane operaio superò l'ingresso e cercò la figlia, trovandola seduta al tavolo del soggiorno, di fianco a un paramedico che le stava ripulendo il volto con dei fiocchi di cotone. Appena lo vide, la bambina gli corse incontro, abbracciandolo. "Papà! Sei arrivato!".

"Non sarei mai dovuto andare." si scusò Raffaele, stringendola. "Sei ferita?".

"Sto bene, non mi sono fatta nulla."

"E questo sangue?" le chiese il padre, toccando le residue gocce rosse sul suo viso stanco.

"Non è mio..."

Poco dopo Daria giunse alle loro spalle, con una borsa del ghiaccio bene appoggiata sul capo. Una volta incrociato Raffaele, si fermò, quasi avesse paura della sua reazione e d'istinto indietreggiò. "Mi dispiace, sono stata colpita alle spalle e..."

"Tranquilla, so che hai fatto tutto il possibile per proteggere Samantha." la tranquillizzò Raffaele. "L'importante è che entrambe state bene."

"Stiamo bene, per fortuna." disse la ragazza che, ancora scossa, scoppiò in un pianto nervoso e si allontanò, odiando essere vista in simile momento di fragilità.

"Papà, vieni qui." lo chiamò la bambina.

"Che c'è tesoro?"

"Io so chi è stato... lei."

"Lei chi?.

"La ragazza bionda. Mi ha salvato la vita."

Raffaele annuì, affatto sorpreso. Poi adocchiò la barella appoggiata a terra, con un telo coperto di sangue che nascondeva un corpo senza vita. Grazie alle brevi deposizioni di Samantha e Daria, le Forze dell'ordine avevano ricostruito la vicenda; qualcuno era entrato in casa e aveva cercato di rapire la bambina, mettendo prima fuori gioco la baby-sitter.

Forse, pensò il giovane operaio, il Medium aveva ragione e la misteriosa ragazza dai capelli d'oro era una presenza benefica. Inoltre, dalle parole della figlia aveva avuto l'ulteriore conferma che non si trattava di Lucia, in quanto aveva parlato di una ragazza bionda, senza alcun riferimento alla madre e, se di lei si fosse trattato – e Raffaele ne era certo- Samantha lo avrebbe saputo.

La tranquillità che aveva da poco ritrovato scoprendo che Samantha stava bene lasciò spazio a un sentimento molto simile alla rabbia. Chiunque si trovasse avvolto in quel telo insanguinato aveva avuto ciò che si meritava, pensava Raffaele. Vedendo la barella passargli accanto, realizzò che il tentato rapimento e l'apparizione tempestiva della spirito della fanciulla non potevano essere una conseguenza. Le cose dovevano per forza essere collegate.

"Fatemi vedere chi è." ordinò con decisione il giovane operaio, avvicinandosi al corpo dell'aggressore.

"Si allontani." lo redarguì una corpulenta paramedica, mostrandogli il palmo della mano. "Non è possibile!".

Rimasto inebetito dalla reazione della donna, Raffaele lasciò che la salma avanzasse fuori dall'appartamento, poi cercò lo sguardo di Lucrezia che, con un cenno del capo gli consigliò di seguire il proprio istinto. Dunque, il giovane operaio si catapultò fuori dall'appartamento. "Devo sapere chi è! Subito!".

I vicini parlottarono, ma Raffaele non ci fece caso, interessato solo a superare la solida barriera di paramedici. Quasi l'avesse invocato, l'Ispettore – nonché amico d'infanzia - Mario Tempo apparì sul piazzale, ancora in giacca e cravatta, mostrando di non essere mai a riposo.

"Sono venuto appena ho saputo." lo informò Mario, tirando il fiato dopo l'estenuante corsa dall'auto. "Stanno tutti bene?".

"Certo, tutti bene." confermò Raffaele, che poi adocchiò il corpo adagiato a terra. "A parte lui."

"Dunque è lui che si è introdotto in casa tua."

"Proprio così. Vorrei sapere di chi si tratta, ma non me lo consentono." bofonchiò Raffaele, fulminando con lo sguardo la donna che poco prima lo aveva bloccato.

"Sono Ispettore di Polizia." affermò Mario, mostrando il proprio distintivo ai paramedici e ai colleghi poco distanti "Lo autorizzo io."

La donna alzò le braccia al cielo in segno di resa, scocciata, poi fece segno ai suoi collaboratori di allontanarsi. Raffaele si avvicinò al cadavere e si chinò e poco dopo Mario lo imitò. Il giovane operaio afferrò con la mano l'unica parte alta del telo non colorata di rosso, ma ebbe un attimo di esitazione. Mario se ne accorse subito.

"Cosa ti turba?".

"Ho un sospetto terribile."

"Quale?".

Raffaele lo guardò. "Quello di conoscere esattamente chi si nasconde dietro questa coperta."

Mario inarcò un sopracciglio. "E ciò dovrebbe costituire un problema?".

"Si, perché se così fosse, avrò appurato un sospetto."

"Che la tua famiglia c'entra qualcosa?".

Raffaele annuì, senza lasciare la presa dal telo. Rimase immobile qualche istante, poi si convinse che non poteva attendere oltre. "Facciamolo."

Senza troppe cerimonie, scostò il telo quel tanto che bastava per vedere il volto che, come sospettava, era orribilmente deturpato. Eppure, Raffaele sapeva esattamente chi egli fosse.

"Un momento." affermò Mario, colmo di sorpresa. "Ma questo è..."

"Esatto. Si tratta di Patrizio. Mio cugino."

OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora