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Approfittando del fatto che Samantha e Lucrezia dormissero, Raffaele si buttò a capofitto nelle sue ricerche che, grazie all'assiduità e la costanza, lo stavano rendendo pratico di qualcosa in cui si era sempre considerato estremamente negato. Prese il PC e, ancora furioso per l'incontro con Padre Giorgio, cercò le informazioni utili per proseguire nell'oramai pericolosa indagine.

Erano due le parole chiave che avrebbe impostato sul motore di ricerca. Premette l'indice sulla tastiera, sperando di non incappare nell'ennesimo buco nell'acqua. Fortunatamente erano diverse le pagine web dedicate al tema e cliccò il primo link dell'elenco, dove a centro pagina c'era una citazione biblica attribuita allo stesso Geremia. Raffaele la lesse.

"Hanno edificato degli alti luoghi a Baal, per bruciare nel fuoco i loro figli come offerte a Baal: cosa che io non avevo comandata, della quale non avevo parlato mai, e che mai mi era passata per la mente".

Bruciare nel fuoco i loro figli? Pensò Raffaele, rabbrividendo al solo pensare a quella orribile tradizione. Eppure quella frase non aggiungeva nulla a ciò che in linea teorica aveva già intuito; occorreva qualcosa di più. Digitò culto di Baal nello spazio dedicato alla trascrizione, appurando come l'argomento religioso su Internet avesse notevoli siti dedicati e le discussioni sulla Bibbia erano all'ordine del giorno.

La pagina in cui si ritrovò parlava del Libro dei Re. Non ricordava molto dei propri studi, in quanto l'ora di religione e di catechismo erano un lontano ricordo ma, incuriosito, si immerse nella lettura dei passi biblici.

Si parlava di un tale Geroboamo, il quale divenne Re di quasi tutto il Regno che un tempo era appartenuto a Salomone. La capitale Gerusalemme, invece, era in mano a Roboamo, figlio del precedente sovrano. Geroboamo volle impedire al proprio popolo di recarsi presso la Capitale, altrimenti Roboamo avrebbe fatto di tutto per annettere il popolo di Israele al suo. Per evitare ciò, Geroboamo fece costruire svariati Santuari ai confini del paese e nominò altrettanti Sacerdoti. Dopodiché presentò al proprio popolo i nuovi Dei, coloro che li avevano fatti fuggire dall'Egitto e per fortificare la propria volontà, creò la tradizione di festeggiare ogni anno nei due Santuari. Presto il Culto del Signore in Israele venne abbandonato e vennero imitate le abitudini cruente di chi nel paese adorava il Culto di Baal. Il racconto proseguiva narrando la punizione per Geroboamo e tutta la sua famiglia per aver disobbedito al volere di Dio, costruendo e adorando altri idoli.

Anni dopo Acab salì al trono, anche se il potere in realtà era nelle mani della moglie Gezabele, la quale aveva portato da Sidone, dove proveniva, un centinaio di profeti di Baal e per compiacerla il marito fece costruire un Tempio di Baal in Samaria. La Regina voleva sbarazzarsi del Culto del Signore in Israele e attuò tale piano mettendo a morte parecchi Profeti.

Fu a quel punto che Dio, il quale non aveva mai smesso di amare il suo popolo, scelse Elia per risolvere la situazione.

Elia era un Profeta, che non aveva alcun timore di testimoniare la parola di Dio. Il giovane disse ad Acab che il Signore non avrebbe fatto più piovere per due anni, come punizione per aver scelto il Culto di Baal. La divinità adorata da Acab era il dio della Pioggia e nonostante i fedeli lo pregassero assiduamente dal cielo non cadeva nemmeno una goccia e l'intero paese sprofondò in una temibile siccità.

A quel punto Acab e Gezabele decisero di uccidere Elia, ritenendolo responsabile, ma il Signore salvò il suo Profeta intimandogli di nascondersi presso il torrente Cherit, ove si sarebbe potuto dissetare e i corvi gli avrebbero portato da mangiare. Rimase nascosto a lungo e quando il torrente fu prossimo a prosciugarsi, Dio gli ordinò di recarsi a Zarepta, ove una vedova si sarebbe presa cura di lui. Con lei e il figlio, Elia avrebbe soggiornato a lungo.

Seppure colpito dalla narrazione, Raffaele aveva fretta di sapere e saltò una buona parte del racconto, fermandosi al punto in cui forse avrebbe avuto qualche informazione aggiuntiva. Ecco, pensò. Tre anni dopo la siccità in Israele aveva raggiunto il suo culmine. Fu allora che Acab ottenne un incontro con Elia, accusandolo di essere il responsabile di tutti quei mali. Il Profeta si difese asserendo che la colpa era sua, che si era allontanato da Dio per scegliere Baal.

Poi, il giovane intimò Acab di portare il popolo di Israele sul monte Carmelo, insieme a tutti i profeti di Baal, sostenendo che li avrebbe sfidati. Il sovrano acconsentì all'insolita richiesta e, una volta giunti sul luogo, Elia annunciò al popolo israelita di prendere una decisione, ossia scegliere tra il culto del Signore e quello di Baal. Aggiunse che quel giorno si sarebbe sancito chi fosse il vero Dio.

A tal scopo, Elia ordinò ai Profeti di Baal di erigere un altare alla loro divinità, collocandovi sopra un animale sacrificale, ma senza accendere il fuoco. Essi avrebbero dovuto chiedere al loro idolo di creare dal nulla la fiamma. I Profeti lo fecero, ma non accadde nulla. Questi ben presto iniziarono i disperare, eccedendo in un delirio fatto di strane danze attorno all'altare e alcuni di essi si strapparono finanche i capelli.

Elia prese subito a sbeffeggiarli, sostenendo che forse il loro idolo non rispondeva perché stava dormendo. Alla fine i profeti si arresero. A quel punto, Elia fece riparare l'altare di Dio, ponendovi sopra legname e della carne e poi vi scavò una fossa attorno. Poi, versò una notevole quantità d'acqua sul sacrificio, inzuppando la carne e l'altare fino a che il liquido si riversò in gran parte nel fossato.

La sfida che Elia lanciò ai seguaci di Baal consisteva nel dimostrare che, nonostante l'apparente impossibilità che il fuoco vincesse la resistenza dell'acqua, le fiamme avrebbero invaso l'altare. E, sotto gli occhi sbigottiti dei presenti, il rosso bruciò la legna e le pietre. Allora, tutti iniziarono ad annunziare che il Signore vero era Dio. Alla fine della vicenda, Elia sancì la messa a morte di tutti i profeti di Baal, sostenendo fosse l'unica maniera per smantellarne il culto.

Non credo proprio, pensò Raffaele. Considerava la morte come un'eventualità estrema del tutto evitabile. Lesse nuovamente e scoprì che nonostante la vittoria, Elia aveva dei nuovi grattacapi da affrontare, ma non proseguì oltre, convinto che non avrebbe trovato nulla di utile tra quelle righe. Certo, aveva trovato la narrazione interessante e coinvolgente, nonostante le sfumature macabre relativa a sacrifici umani e uccisioni forzate.

Eppure, nonostante fino quel momento si fosse parlato solo ed esclusivamente di Baal, Raffaele ricordò che con tutta probabilità il nemico che doveva affrontare era un altro. Padre Giorgio non aveva voluto parlarne, ma aveva assicurato che si trattava di qualcosa, se possibile, di peggiore. Cosa poteva esserci di peggio rispetto a sacrifici umani e macabri rituali?

La suoneria del cellulare lo fece sobbalzare. Prima che Samantha si potesse svegliare rispose e andò all'ingresso. In futuro non avrebbe ricordato molto di quella telefonata, ma di lì a poco si rivestì e svegliò Lucrezia, chiedendole di badare a Samantha, che si era destata per il frastuono. Pochi minuti dopo il giovane operaio era già in auto, diretto in ospedale, dove sarebbe giunto a discapito dei limiti di velocità.

Qualcuno aveva sparato a Mario.

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