Spinto dalla curiosità e sentendosi ancora più vicino alla verità, corse rapidamente a Tirano. Parcheggiò malamente, ma non se ne curò. L'unica cosa che temeva era che qualcuno l'avesse seguito e dopo ciò che era accaduto a Mario non costituiva più una fantasia. Per quanto ne sapeva, i sicari che avevano agito erano molto esperti nel pedinare e non avrebbe potuto fare nulla per accorgersi di loro.
Con le mani in tasca si incamminò lungo il viale principale del paese, con le due file di alberi ai bordi della strada che proteggevano il suo cammino, reso gelido dalla brezza notturna. Qualcuno lo stava affiancando ben nascosto dietro ai tronchi? Raffaele appurò che forse stava facendo qualcosa di eccessivamente rischioso, ma occorreva un ulteriore tassello, un indizio per rendere più chiari il chiaro degli eventi. E, se ciò significava compiere mosse avventate, allora così avrebbe fatto. Occorreva agire fuori dagli schemi ordinari.
Sul proprio volto era dipinta un espressione di terrore che lo stava accompagnando dal momento in cui era sceso dall'auto. Provò a mascherare le proprie emozioni, anche se a quell'ora di notte non c'era nessuno a cui potesse interessare vedere un uomo di trent'anni in preda all'orrore. Pensò che in quel momento avrebbe avuto bisogno di qualcuno a fianco che assorbisse parte delle sue paure. qualcuno come Padre Giorgio. Si sentiva vulnerabile come non mai e detestava questa sensazione, contro la quale aveva sempre sperato di non dover mai combattere.
Proseguì la camminata verso il parco in cui sarebbe avvenuto l'incontro, rallentando poco prima dell'ingresso, tra due piccoli blocchi di marmo che sembravano essere stati messi lì casualmente. Alzò lo sguardo e notò, nell'abitazione adiacente, un uomo che fumava su un terrazzino. Si fissarono qualche istante, poi l'inquilino spense la sigaretta e rientrò immediatamente in casa. Raffaele si raffigurò potesse trattarsi di una spia assunta da Fausto, la quale avrebbe preso il telefono e informato chi di dovere dove si trovava il figlio impiccione. Questa si che può chiamarsi paranoia, si disse Raffaele. Aveva cominciato a sperimentarla da un po' e non era per nulla piacevole.
Fece spallucce ed entrò nel parco, rischiando di inciampare su un pezzo di legno bagnato. Imprecò sottovoce, preda di un nervosismo prossimo all'esasperazione, poi fece un respiro profondo e si guardò attorno. Un deserto composto da un quadrato di abeti che ricopriva l'area, qualche vecchia panchina dalla vernice scrostata e una fontanelle, mentre due altalene e un piccolo scivolo terminavano l'arredamento. L'inquietudine che trasmetteva quel luogo, reso angusto dal silenzio e dalla foschia, entrò nelle membra di Raffaele, tremante per il gelo e l'oscurità.
Resosi conto di essere in netto anticipo, ne approfittò per studiare la zona circostante. Forse il misterioso messaggero che lo stava aiutando lo stava spiando ben nascosto tra la vegetazione. Certo, era libero di andarsene in qualsiasi momento, nessuno lo costringeva a restare, ma ovviamente non fuggì. Ripensò ai numerosi quotidiani sfogliati in biblioteca in seguito alla ricezione della strana lettera, trovando incredibile che ogni sparizione fosse stata insabbiata, non lasciando spazio a minimi sospetti o indagini basilari. Forse la verità si trovava in una zona sovrannaturale? Difficile a dirsi, ma forse lo stava per scoprire.
Qualche minuto più tardi udì un rumore. Sobbalzò, pronto al peggio. Da ragazzino non avrebbe provato alcun timore in quella situazione, gettandosi in faccia al pericolo senza alcuna remora ma la spavalderia, unita a una generosa dose di stupidità. lo avrebbe portato a gesti avventati e molto probabilmente fatali. Ora, raggiunta una certa maturità, era lucido abbastanza da sapere che doveva agire con prudenza.
Il fragore gli rivelò che si trattava di passi, che si avvicinavano alla zona in cui stava attendendo. Mario era stato aggredito in una circostanza del tutto simile, ma certo non se l'aspettava, mentre Raffaele poteva utilizzare la consapevolezza a proprio vantaggio. Si trovava nel peggior posto possibile, nel momento peggiore. Quando identificò la fonte del rumore, riuscì finalmente a scorgerla.
Un ombra fece la propria apparizione sul suolo coperto da terriccio e la debole luce di un lampione mostro a Raffaele la sagoma. Che sia lei. pensò, ricordando quante volte la parola ombra era apparsa in quella storia. Non poteva essere la fanciulla, non aveva alcun senso. Difatti, chi si era premurato di offrirgli quell'incontro, apparve pochi istanti dopo.
"Ciao, Raffaele."
Il giovane operaio sgranò gli occhi, basito."Tu?!".
Certamente mai avrebbe pensato proprio all'uomo che era apparso all'improvviso di fronte a lui. Si era fatto una lista mentale delle persone che sarebbero potute presentarsi, ma lui non vi appariva. Eppure, in un certo senso, molte cose si spiegavano. Luca, il marito di Sonia, si era finalmente svelato.
Restarono in piedi a osservarsi, senza dire una parola. Raffaele lo studiò attentamente. Lo sguardo vuoto e assente, i pochi capelli retaggio di una antica chioma che con il tempo si era persa proprio come la sua voglia di sopravvivere. A ciò si aggiungeva un espressione triste, forse troppo, appartenente a ciò che restava di quello che un tempo poteva definirsi un uomo. Difatti, era storia nota quella che raccontava di una moglie che nel corso degli anni aveva fatto di tutto per distruggergli l'esistenza.
"Dunque c'eri tu dietro quegli strani messaggi." appurò Raffaele.
"Proprio così."
"Per quale motivo lo hai fatto?".
"Perché sono stufo." annunciò Luca, abbassando lo sguardo. "Stufo di tutto questo orrore, della morte che aleggia intorno a noi. Per troppi anni sono stato testimone di atrocità senza fine ed è giunta l'ora che tutto ciò finisca."
"E tu cosa ci ricavi da tutto ciò."
L'uomo alzò lo sguardo. "La mia redenzione. So di non aver nessun diritto al perdono. Ho visto cose orribile e non ho mai mosso un dito per cambiare le cose. Mi convincevo di non potere fare nulla, ma erano le convinzioni di un povero vigliacco. Eppure, una parte di me spero che Lassù qualcuno trovi la forza di perdonarmi."
Raffaele osservò il povero uomo. Sembrava davvero distrutto, al limite della sopportazione. Provò una forte compassione per lui e proprio per questo temette di essere incorso in una trappola. Forse la stessa Sonia lo aveva mandato travestito da agnello per guadagnarsi la sua fiducia ma, istintivamente, Raffaele sentiva che non era così. Scelse di fidarsi, non aveva alternativa.
"Sai, se sapessero che sono qui, mi ucciderebbero." disse Luca, quasi leggendo nella mente del nipote acquisito, rasserenandolo sulla bontà delle sue intenzioni.
"Sei sicuro di non essere stato seguito?".
"Sono stato molto discreto. Ho atteso che mia moglie e mia figlia andassero a letto prima di venire qui."
Oramai convinto del fatto che Luca non stesse cercando di beffarlo, si accomodarono su una panchina. Luca appoggiò le braccia sul bordo dello schiena le e sospirò. Il silenzio che regnava nel parco era terrificante ed entrambi ne stavano subendo i nefasti effetti.
"Hai qualche informazione per me, dunque." volle sapere Raffaele, impaziente.
"Si. Ti racconterò ogni cosa."
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Ombre
Mystery / ThrillerNelle tranquille montagne della Valtellina una misteriosa furia omicida si abbatte sui membri di una famiglia influente. Sulle prime si crede all'attacco di una belva feroce, ma in seguito le indagini porteranno a credere si tratti di un essere antr...