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Il fuoco aveva preso di mira i suoi adepti e Raffaele pensò che dopotutto, nonostante non trovasse una spiegazione razionale a ciò, c'era stata una sorta di giustizia che aveva punito gli invasori. Le urla di terrore tra le vittime della furia della Fiamma si dispersero rapidamente. Dopo pochi istanti su quello che fino a poco prima era stato teatro di una tetra battaglia era completamente sgombro, a eccezione della decina di corpi di chi aveva avuto la sfortuna di soccombere.

Raffaele uscì dal proprio nascondiglio e avanzò verso la terra bruciata, osservando incuriosito la distruzione disegnata sul suolo. Il minuscolo scenario apocalittico ove si era abbattuta una misteriosa forza esplosiva pareva aver terminato il suo ciclo e anche le fiamme si erano placate, tornando alla consistenza originaria. Poco distante da circolo, le salme con il volto carbonizzato degli adepti riposavano sopra il terriccio ma Raffaele le ignorò, forse pensando che avevano meritato una tale sorte.

Studiò il suolo, osservando che alcuni frammenti di Fiamma avevano mancato il bersaglio, andando a cozzare contro il terriccio, che pareva quasi alimentare le minuscole vampate, stampate a terra come piccoli fuocherelli da bivacco. Le fiammelle stavano allineate, l'una di fianco all'altra e, se dapprima Raffaele credette che tale successione fosse solo un frutto del caso, dovette subito ricredersi. Qualcosa di strano si era materializzato sotto i suoi occhi. Si abbassò e, dopo aver esaminato la perfetta riga composta dai Rossi elementi, capì finalmente di cosa si trattava.

Il fuoco aveva composto una parola.

Tuttavia, per quando si sforzasse, non riusciva chiaramente a capire cosa vi fosse scritto. La propria capacità di lettura era stata lenita da un'improvviso annebbiamento della vista. Appoggiò le mani al suolo, avvicinando il suo sguardo alle lettere rosse, fino a quando poté percepire il calore della fiamma sulla propria pelle, che gli causò una sensazione di benessere. Convinto di trovarsi di fronte al vero indizio, il succo dell'intera visione, non si arrese e serrò le palpebre, cercando di mettere a fuoco – mai gioco di parole fu più pertinente – la scrittura, ma ciò che lesse furono solo quattro lettere tra loro sconnesse.

MLCH.

Che diavolo vuol dire? Si domandò il giovane operaio, tornando ritto sulla schiena, con le ginocchia ancora appoggiate al suolo. Prima che potesse pensare a una risposta significativa, l'annebbiamento della vista aumentò a dismisura, precedendo una fase di forte nausa e di giramenti di testa, quasi avesse compiuto un immane sforzo nel tentare di leggere una parola apparentemente senza senso. Sentì i propri sensi che lo abbandonavano e, quando anche l'equilibrio lo lasciò, cadde a terra, svenuto.

Si risvegliò nel proprio letto, come nelle precedenti visioni. Nonostante fosse ancora assonnato, cercò di riordinare le idee, prima che le immagini del sogno svanissero nei meandri della memoria. Si alzò, cercando di non svegliare Samantha che riposava beatamente accanto a lui e prese una minuscola torcia. Dopodiché afferrò un blocchetto di fogli e una penna, si sedette al tavolo e scrisse rapidamente le quattro lettere apparse nella visione. MLCH.

Qualcuno gli aveva detto che nel sonno era impossibile leggere e ciò avrebbe spiegato il motivo per cui non era riuscito a decifrare l'indizio, ma le visioni che lo avevano colpito erano più nitide di un semplice sogno, per cui qualcosa non tornava. Fece spallucce e cercò di farsi bastare ciò che il clochard, la bionda ragazzina o chi per loro gli aveva fatto trovare. Staccò il foglietto dal blocchetto, lo piegò e lo mise al sicuro nel portafogli. Dopodiché tornò a letto e richiuse gli occhi.

L'indomani avrebbe provato a svelare l'enigma.

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