89

27 4 0
                                    

Senza troppe cerimonie, Vincenzo attese il momento in cui Raffaele si fosse ripreso del tutto, prima di andarsene. Nonostante quest'ultimo avesse insistito per pagare il disturbo, il Medium tagliò corto, asserendo di non volere alcun compenso, forse per aver preso davvero a cuore quella vicenda dalla quale sembrava volere inizialmente prendere le distanze.

Quel pomeriggio Raffaele ne approfittò per riposare, spossato dall'esperienza onirica che gli aveva prosciugato ogni energia. Verso sera tornò Samantha, che nel vedere il padre disteso sul divano con il volto pallido e gli occhi rossi, si preoccupò seriamente. Lui la tranquillizzò, sostenendo di essere semplicemente stanco a causa del troppo lavoro e, per rendere più credibile la recita, invitò Daria a cenare con loro.

Quella sera, fortunatamente, Samantha non chiacchierò più di tanto e Raffaele la considerò una fortuna, dal momento che, nonostante il profondo amore che provava per lei, non era dell'umore per sopportare la sua parlantina. Fu Lucrezia a reggergli la parte, facendo apparire tutto nella norma, non lasciando adito a sospetti.

Mandata a letto Samantha, Raffaele si adagiò in soggiorno in compagnia di Lucrezia, con lo sguardo fisso nel vuoto e le labbra serrate. La donna lo contemplò con un filo di malinconia e gli prese la mano, cercando di alleviare la sua tensione.

"Scusami, stavo pensando." si giustificò Raffaele, ridestandosi.

"Lo capisco." lo rassicurò lei. "Quello che hai scoperto oggi avrebbe traumatizzato chiunque."

"Mi sembra ancora così incredibile..."

"Lo so."

"Avevo una sorella. E mio padre l'ha uccisa."

"Sai" sviò il discorso Lucrezia"Ci hai fatto davvero preoccupare qualche ora fa."

"Per quale motivo?" volle sapere Raffaele.

"C'è stato un momento in cui hai preso a urlare e a dimenarti come un ossesso. Abbiamo cercato di tenerti fermo ed è stato davvero difficile. Hai pure tirato un manrovescio involontario a Vincenzo mentre cercava di afferrarti il braccio."

"Davvero?" esclamò lui, ipotizzando che Lucrezia potesse riferirsi al momento in cui si era ritrovato di fronte alla parete di nebbia, quando stava letteralmente soffocando.

"Stava per svegliarti. Ma poi ti sei dato una calmata, così, da un momento all'altro."

"Per fortuna non l'ha fatto. Avrebbe rovinato tutti i miei sforzi. È stato molto difficile riuscire a resistere."

"Che cosa è successo?".

"Mi sono trovato in un luogo molto strano, pieno di fumo, chiuso da un grosso muro che mi impediva di passare. Era una forza potentissima."

"E come hai fatto a sconfiggerla?".

"Non lo so..."

"Hai visto lei e hai finalmente scoperto la sua identità." sentenziò Lucrezia. "Era quello che desideravi."

"Io e lei... e quel misterioso indovinello. C'è solo una cosa che non capisco."

"Che cosa?".

"Per quale motivo mia madre non ha voluto dirmelo?".

"Io non la voglio giustificare." premise Lucrezia. "Ma forse non voleva causarti la stessa sofferenza che ha provato lei nel perderla."

"Non spettava a lei la scelta."

"Mi dispiace moltissimo."

Raffaele la scrutò intensamente. "Ci sei tu per fortuna."

Sentendo quelle parole, Lucrezia si avvicinò e, sfiorandogli la spalla, gliela accarezzò. Raffaele la lasciò fare, adorando il modo in cui le passava le dita sulla maglia di lana, senza staccargli gli occhi di dosso. Non sapeva se ciò fosse solo un modo per rincuorarlo, ma il modo in cui lei lo guardava e la sensualità dei suoi gesti gli diedero il coraggio necessario.

Avvicinò così il suo viso a quello di Lucrezia e le sfiorò le labbra.

Lei non si oppose né si mostrò sdegnata e ricambiò quell'inatteso gesto con passione, mostrando come probabilmente attendesse quel momento da molto tempo. Senza accorgersene si ritrovarono in camera da letto, dove consumarono il primo atto di quello che forse sarebbe stata una bizzarra storia d'amore e l'incertezza per ciò che stavano vivendo rese tutto ancora più intenso.

Raffaele la mordicchiò dolcemente, senza farle alcun male. Aveva una voglia irrefrenabile di lei, la sentiva sua come mai avrebbe immaginato, promettendo a sé stesso che non l'avrebbe mai lasciata andare.

Mezz'ora dopo Lucrezia si addormentò al suo fianco. Raffaele appoggiò un gomito sul cuscino e la rimirò. Era bellissima. L'aveva desiderata così a lungo, per così tanto tempo. Eppure, presto il senso di colpa prese a tormentarlo. Neanche per un attimo aveva pensato a Lucia, ma solo alla donna alla quale aveva donato sé stesso. Certo, era stata proprio la defunta moglie che, prima di morire, gli aveva chiesto di rifarsi una vita, di non struggersi per lei. Tutto ciò non importava; le aveva promesso che non ci sarebbe mai stata un'altra donna nella sua vita.

Quanto si era sbagliato.

Raffaele sperò che dopo quella notte Lucrezia avesse cambiato idea e non volesse più andarsene, ma i troppi interrogativi che balzavano tra le pareti della sua mente lo indussero a ad alzarsi dal letto. Andò in bagno, accese la luce e si guardò allo specchio. A torso nudo scrutò la propria pelle, colorata da lunghi graffi. Lucrezia si era mostrata passionale e aggressiva, nonostante i suoi modi di fare pacati e gentili lasciassero intendere il contrario.

Ma presto tornò a pensare a ciò che la passione aveva messo da parte temporaneamente. Maria era sua sorella. Non era stato certo un caso la scelta di proteggere lui e Samantha, così come si spiegava il fatto che apparisse sempre sorridente nelle sue visioni. Tutto molto strano, si disse.

Nel ricordo della propria infanzia a cui aveva avuto accesso era riuscito per qualche istante a immedesimarsi nei sentimenti provati da sé stesso in tenera età, ricordando di averle voluto un bene dell'anima e lo stesso valeva per Maria, i cui occhi brillavano ogni volta che il suo fratellino era di fianco a lei. Ora queste sensazioni lo tormentavano, ma non si pentiva di aver voluto scavare così a fondo; era qualcosa che doveva sapere.

Andò in soggiorno e accese l'abat-jour, puntando la luce sulla parete di fianco al divano. "Sei qui?" domandò al vuoto. "Purtroppo non ricordo nulla, ma ora so chi sei e non hai idea di cosa farei per poter cancellare il passato. Ti chiedo solo una cosa; stammi vicina, Maria. In questo momento ho bisogno di te più che mai. Ora che ho scoperto chi sei vorrei che restassi qui e non te ne andassi mai."

Passarono i secondi, ma Maria non rispose. C'era solo una fioca luce gialla sul muro, vuota e silenziosa. Raffaele si sedette sul divano, dopodiché appoggiò le mani al volto e iniziò a piangere. Fu allora che un'ombra apparve nel cerchio di luce alle sue spalle. Il giovane operaio se ne rese conto nel momento in cui percepì il calore di una mano che gli accarezzava i capelli. Si voltò di scatto ma non vide nulla, credendo di aver sognato tutto. Tornò a guardare di fronte a sé e solo allora ebbe la certezza che non fosse stato solo frutto della sua immaginazione.

Una sagoma scura si muoveva tra le pareti.

OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora