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Seguendo le istruzioni di Geremia, mi recai nel villaggio indicatomi nella visione. Una volta giuntovi, appurai che si trattava di una semplice cittadina, colma di povertà e abitazioni fatiscenti, i cui abitanti vivevano di economia rurale, dalla quale ottenevano quei pochi soldi sufficienti a malapena per vivere. Tutto mi sembrava tranquillo, anche perché nonostante le parole dello strano anziano apparso in sogno, non mi aspettavo di trovare nulla di ché. Già dopo poche ore dal mi arrivo mi convinsi una volta di più del fatto che si era trattato di un semplice sogno.

Nel villaggio giungemmo in poche persone, alle quali personalmente avevo chiesto di accompagnarmi. L'arrivo in quel luogo non era previsto dall'itinerario delle missioni in corso e sembrava quasi sconosciuto anche a coloro che vivano a pochi chilometri da esso. Ovviamente non avevo avuto il permesso ufficiale per la missione, ma avevo ignorato le raccomandazioni e mi ci ero recato ugualmente.

Come detto, avevo fatto una lista di persone di cui avevo bisogno nel viaggio e di queste ben poche decisero di seguirmi. Di certo non potevo svelare loro il vero motivo della nuova tappa, dicendo loro solamente che dovevano fidarsi di me, senza dare ulteriori spiegazioni, asserendo che laddove saremmo dovuti andare c'era reale bisogno di sostegno. Probabilmente agii in modo sbagliato, ma allora non me ne resi conto.

All'appello risposero solamente due giovani volontari italiani, cui proprio la voglia di aiutare il prossimo era stato il motivo del loro fidanzamento. Si unirono un medico di base e due giovani Suore. E infine, c'era Enzo, il mio migliore amico. Prendemmo i voti a distanza di pochi mesi, dopo alcuni anni di intensa amicizia, nata proprio dall'iscrizione al Seminario, dove ci conoscemmo. Quando gli proposi di recarci nel villaggio sconosciuto, mi seguì senza fiatare, dandomi tutto il sostegno di cui avevo bisogno.

Al nostro arrivo, tuttavia, non ottenemmo l'accoglienza speranza. Fummo accolti con molta diffidenza, con atteggiamenti che ci lasciavano intendere di non essere graditi. A ciò si aggiunse la problematica riguardante gli aiuti; non c'erano strutture adeguate per una missione, per cui ci sentimmo fin da subito fuori luogo e nel gruppo, com'era inevitabile, l'entusiasmo si smorzò rapidamente. Enzo mi riportò il malcontento dei nostri compagni di viaggio e mi propose di levare le tende. Io, stupidamente, rifiutai e lui senza controbattere convinse tutti a rimanere.

Durante la prima notte riflettei sul perché mi trovassi in quel luogo, ma non riuscii a darmi una risposta accettabile. E, nemmeno a farlo apposta, Geremia mi apparve di nuovo. Sapendo che le mie convinzioni stavano vacillando, mi chiese di fidarmi di lui, assicurandomi che presto avrei avuto le risposte che cercavo. Ovviamente chiesi delucidazioni ma, come tu ben sai, non ne ottenni alcuna.

La mattina dopo avrei voluto parlarne con Enzo, stufo di tenere dentro di me quel segreto che tanto pesava ma temevo che non mi avrebbe creduto, incrinando quel rapporto di amicizia che tanto ci legava. Oppure pensavo che lo avrei persuaso a credermi, ma non lo feci e di ciò ancora oggi mi pento amaramente. Se fossi stato sincero con lui fin dall'inizio forse le cose sarebbero andate diversamente.

Il giorno dopo, forse non casualmente, iniziarono ad accadere fatti molto strane. Alcune persone del luogo iniziarono a morire in modi molto misteriosi. Ci consentirono con riluttanza di ispezionare i cadaveri, che sembravano portare i segni di un attacco da parte di qualche animale feroce. Non passò molto tempo prima degli insulti e delle minacce da parte degli indigeni, che davano a noi la colpa degli improvvisi decessi, iniziati proprio con il nostro arrivo.

Eravamo giunti in quel luogo per aiutare, almeno così giustificavo il nostro viaggio, e invece la gente, inspiegabilmente, moriva. Allora non capivo il motivo di tutto ciò, ma poi tutto mi fu chiaro e la spiegazione mi fece rabbrividire. L'Angelo della Morte aveva viaggiato con noi per tutto quel tempo, attendendo il momento giusto pe agire. E, sotto i nostri occhi, stava portando a termine il suo agghiacciante compito.

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