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L'orrore pervase ogni muscolo di Raffaele. La statua del temibile idolo che da più di un secolo infestava quella terra si trovava proprio di fronte a lui. Non ricordava, in vita sua, di aver mai visto qualcosa di più terrificante. La statua era imponente, alta più di due metri e la testa, simile a quella di un toro, era visibile solo a metà a causa dell'eccessiva altezza.

Due lunghe e grosse braccia erano protese in avanti, con i palmi delle mani ben rivolti verso l'alto e Raffaele capì che erano state quelle dita a toccarlo sul collo. Non c'era che dire, era una costruzione molto elaborata e complessa. Sulla superficie di bronzo erano incisi molteplici e misteriosi simboli, legati agli oscuri rituali compiuti in suo nome. Intravide anche le possenti corna, nonostante fossero parzialmente nascoste dalla vegetazione.

Il gigantesco toro se ne stava seduto su una sedia regale, mentre sotto di essa c'era struttura dalla forma rettangolare, con una apertura ampia sul davanti, che aveva tutta l'aria di essere una sorta di fornace. L'enorme creatura aveva il volto abilmente scolpito, con due enormi occhi e il muso allungato. Come gli era stato spiegato, Moloch, tra i vari epiteti riferiti alla sua immagine, veniva definito come la divinità toro e, trovarsi di fronte quell'imponente scultura dava l'idea di un vero mostro. Il giovane operaio rimase di sasso, incapace di muovere un muscolo, al contrario di Padre Giorgio il quale, soddisfatto per il ritrovamento, lo contemplava senza battere ciglio.

"Come facevi a sapere che avremmo trovato la statua?" volle sapere Raffaele.

"Dopo aver combattuto contro Baal, prima di ritirarmi a vita sedentaria ho avuto modo di informarmi sul mondo degli idoli pagani, scoprendo che gli adepti di Moloch sono sempre stati soliti a fare uso di questa terribile macchina delle morte."

"Macchina della morte?".

"Ho avuto modo di esaminare nuovamente la Bibbia." proseguì Giorgio. "E mi sono imbattuto in Geenna."

"Ossia?".

"È un'antica valle, che si narra sia stata creata dal fiume Hinnom, alle pendici del monte Sion, in Israele. In quella terra due famosi Re di Giuda, Acaz e Manasse praticarono con assiduità il culto di Moloch. Dio comunicò con il nostro amico Geremia, annunciando che quella Valle, in cui venivano sacrificati innocenti in nome altre divinità, sarebbe dovuta servire per eliminare in massa corpi senza vita e non certo per macabri rituali. Re Giosia, famoso per aver combattuto a lungo il culto di Baal, fece profanare Geenna, facendo creare una sorta di fuoco perpetuo che sarebbe servito a cremare i corpi di tutti coloro i quali non avevano potuto avere una sepoltura tradizionale. Difatti, nell'Antico Testamento, Geena significa mucchio di immondizia."

"Non si finisce mai di imparare." - disse Raffaele, senza perdere di vista la scultura. "Cosa intendevi poco prima con macchina della morte?".

Padre Giorgio guardò l'amico, poi sospirò. "Prima o poi avremmo dovuto parlarne. Come ben sai, Moloch in molte tradizioni antiche è una sorta di divinità solare. In suo nome vennero costruite in molte parti del mondo delle enormi statue in bronzo, con una parte simile a un grande forno, nel quale veniva acceso il fuoco. Sulle enorme mani, rivolte verso l'alto, veniva riposto la vittima sacrificale. Attorno alla scultura, i Profeti danzavano e cantavano, per fare in modo che le grida del fanciullo non indussero i genitori a ripensamenti. Dopo un certo tempo dall'accensione del fuoco, la Statua iniziava a divenire di un rosso incandescente. A quel punto le braccia, grazie a sistema di sollevamento formato da catene, sollevavano la vittima verso la bocca, gettandola al suo interno, simulando la macabra scena di una divinità che divora il sacrificio. E quest'ultimo, a questo punto, veniva gettato tra le fiamme."

Raffaele trasalì. "Stai cercando di dirmi che venivano arsi vivi?".

"Già. E se avevano fortuna – se così si poteva dire – veniva tagliata loro la gola preventivamente, ponendo fine subito alle loro sofferenze."

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