37

26 4 1
                                    

In sincronia con il corso degli eventi, Fausto Pozzo pensò fosse giunto il momento di organizzare una cena di famiglia, per celebrare il ricordo della recente dipartita di quattro membri della famiglia, tre dei quali vittime di orribili morti. L'innata capacità del Patriarca di fare buon viso a cattivo gioco e rendere cerimoniale ogni vento, come si confaceva alle tradizioni di famiglia, aveva fatto si che i membri più importanti della famiglia Pozzo si recassero a Lovero indossando i loro abiti migliori, chi fingendo compassione e chi, come Raffaele e Lucrezia, avrebbero desiderato essere altrove.

Fausto, durante il banchetto, ricordò con nostalgia ciascuno dei parenti caduti, con aneddoti che nelle sue intenzioni avrebbero dovuto strappare qualche malinconica risata. Samantha sedeva di fianco a Raffaele, con lo sguardo perso nel vuoto, forse ripensando ancora allo spiacevole incontro notturno con... con chi? Con la ragazzina bionda? Forse il giovane operaio non l'avrebbe mai scoperto, ma sapeva che lo shock era stato tremendo per lei, quindi provò a toccarle la mano per darle un minimo di conforto. La bambina rimase seria, ma strinse le dita attorno a quelle del padre, segno che non cercava che un minimo di calore.

Era giunto poco dopo le 20.00 e Lucrezia era arrivata circa venti minuti dopo. Quel pomeriggio, si erano accordati sul fatto che non fosse conveniente presentarsi insieme, specie dopo la morte di Rogerio, per cui avevano scelto di presentarsi separatamente, per allontanare chiacchiere e sospetti. La donna si sedette lontana, in cima alla tavolata al cui capotavola sedeva Fausto e alla sua sinistra stava Katia la quale, dopo la dipartita dei tre fratelli, era sempre più vicina al capofamiglia; letteralmente.

Se non avesse conosciuto la verità, Raffaele avrebbe potuto pensare che era stata lei a farli assassinare per correre in testa all'azienda e, se così fosse stato, il prossimo della lista era senza dubbio Fausto. Per quanto ne sapeva il giovane operaio, la ragazzina bionda poteva essere lo strumento utilizzato da Katia per il suo diabolico piano, ma c'erano troppe incongruenze in questa storia, che rendevano tale ipotesi totalmente assurda. Probabilmente Katia era innocente, ma di certo godeva della situazione, con quel sorrisino stampato in faccia che faceva venire voglia di schiaffeggiarla.

Gabriele, come previsto, non si presentò alla cena, forse impegnato a sperperare il patrimonio dei defunti genitori anche se sarebbe corso strisciando dal nonno nel momento in cui fosse riuscito a dilapidare ogni centesimo. Dunque, completavano la tavolata Nicholas e Patrizio, gli odiati cugini, che non mancavano di lanciare occhiate irrisorie a Raffaele, il quale li ignorò e aiutò Samantha a tagliare la fettina di carne sul suo piatto. Lucrezia li guardava tristemente, preferendo restare accanto a loro piuttosto che di fianco a Fausto, che seguitava a raccontare i suoi aneddoti anche se, forse, di tutti quei ricordi, nessuno ne sentiva realmente il bisogno.

E, come se ciò non bastasse, Lucrezia, da novella vedova, dovette sorbirsi il mare di condoglianze e sguardi falsamente comprensivi, con quella domanda che a fine serata rischiò di farla sbottare. "Stai bene?".

"Sto bene." si limitava a rispondere lei. Avrebbe voluto alzarsi in piedi e gridare con tutta la voce che aveva in corpo che era felice che quel porco fosse morto in modo orribile e sperava che pagasse le sue pene all'inferno, temendo però che questo l'avrebbe sputato fuori, troppo subdolo e malvagio persino per il regno delle fiamme eterne.

Terminata la cena, Fausto propose il ritiro in salotto per il classico bicchiere della staffa. Raffaele, con la scusa di dover portare a letto Samantha, declinò l'invito e salutò distrattamente i presenti, tenendo per mano la figlia. Senza perdere tempo, Lucrezia si alzò e lo raggiunse. "Raffaele, mi daresti un passaggio a casa? Sono venuta a piedi e ho paura di tornare da sola."

"Ma certo..." affermò il giovane operaio, studiando l'espressione guardinga. "Vieni pure."

"Vi accompagno all'uscita!" intervenne Fausto, abbandonando per qualche istante il ruolo di padrone di casa. Raffaele rabbrividì, temendo che avesse capito tutto e fosse intenzionato a cantargliene quattro. E, difatti, sull'uscio, chiese a Lucrezia di aspettare in macchina con Samantha, in quanto voleva parlare due minuti con il figlio.

"Sistemerò tutto." esordì Fausto, lasciando di stucco Raffaele.

"Come, scusa?".

"Lo so che sei teso, come so che Samantha è spaventata, lo leggo nei suoi occhi."

"Papà, che sta succedendo?".

L'uomo sospirò, allontanando lo sguardo dal figlio. "È complicato. Tutto quello che posso dirti è che tra non molto tutto si risolverà. È solo questione di tempo."

"Solo questione di tempo..." gli fece il verso Raffaele. "Ciao, papà. Buonanotte."

Dettò ciò abbandonò la magione. Dalla finestra, Fausto lo guardò andarsene, pensieroso.

OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora