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Un complotto per gettare fango sulla famiglia Pozzo.

Questa voce iniziò a circolare l'indomani dell'ennesimo omicidio, l'ultimo della serie che stava colpendo come una maledizione i componenti della Casata di imprenditori più importante dell'Alta valle. Decine di persone con gli sguardi inebetiti si presentarono al funerale di Rogerio Pozzo, dando seguito all'ormai consueto rituale di presentarsi a distanza di pochi giorni nella stessa Chiesa.

Se questo poteva essere un incubo per i dipendenti dell'azienda, costretti nuovamente a mettersi in ghingheri, lo stesso si poteva dire per Raffaele il quale, nonostante avesse desiderato evitare di fingere compassione per colui che considerava una persona orribile, dovette ingoiare il rospo e accompagnare Lucrezia per dare l'estremo saluto al defunto marito.

Quando la funzione cominciò, i due parlottarono sottovoce, convenendo che la loro presenza non sarebbe stata giudicata sconveniente, in quanto Rogerio era deceduto prima che potesse dare risalto alla storia dell'aggressione, della quale erano a conoscenza il suo avvocato e Mario e dubitavano che il legale avrebbero spiccicato la benché minima parola al riguardo. Anche senza dirlo apertamente, Raffaele e Lucrezia sapevano che il tragico evento aveva risolto un gran numero di grattacapi.

Fausto, poco lontano, li osservava. Raffaele temeva che il padre potesse sapere qualcosa, riguardo all'aggressione e al fatto che Lucrezia vivesse a casa sua, ma dopo la cerimonia, a parte i saluti di rito, null'altro fu discusso e fu chiaro che non c'era nulla da temere. Poi, una volta al cimitero, la bara fu calata nel terreno e il giovane operaio, quasi ironicamente, realizzò che il loro segreto era al sicuro. Rogerio se l'era portato nella tomba; letteralmente.

All'uscita del camposanto, Mario attendeva pazientemente. Lanciò uno sguardo di intesa a Raffaele il quale, atteso che il padre se ne fosse andato, si avvicinò a Lucrezia, di fianco al flusso di persone che sorpassava il cancello. "Prendi Samantha e aspettami a casa. Ecco le chiavi della mia auto."

"Che è successo?".

"Niente di importante, devo scambiare due parole con Mario."

"Va bene..." sibilò Lucrezia, non del tutto convinta. Poi, prese per mano la bambina e si allontanò. "Vieni, Samantha, andiamo a prenderci un gelato..."

Raffaele lasciò che si allontanassero, poi raggiunse Mario controllando che nessuno li stesse osservando. Ma chi potrebbe avere interesse a controllarmi, si chiese. Giunse così alla conclusione che la paranoia si era impadronita di lui ma, dopo visioni, incubi e omicidi, credeva di non essere da biasimare. Si sedettero sui sedili dell'automobile di Mario, il quale mise in moto, senza pronunciare una parola. Raffaele si rese conto che qualcosa lo turbava.

"Che succede, Mario?".

"Nulla di buono, amico. Questa storia diventa sempre più intricata. Se davvero abbiamo a che fare con un serial killer, deve trattarsi di un professionista. È stato maledettamente bravo a non lasciare nessuna traccia sulle scene del crimine".

"Nulla di nulla?" chiese Raffaele, facendo finta di nulla. Certo, forse è stato qualcuno che conosce un vecchio clochard capace di comunicare attraverso i sogni. Ah, c'è anche una ragazzina sorridente che mi prende in giro. Può servire ai fini delle indagini?

"Ci sono novità?" domandò poi il giovane operaio, cambiando discorso.

"Che tipo di novità?" -

"Lo sai... la denuncia."

"Ancora ti preoccupi?!". esclamò Mario, adagiandosi al volto gli occhiali da sole. "Ormai Rogerio è morto e di conseguenza nessuno ha più interesse a proseguire la vicenda."

"Ne sei davvero certo?".

"Assolutamente. Senza contare che l'avvocato di Rogerio Pozzo è a conoscenza delle abitudini manesche del suo cliente e non credo riferirà questa brutta storia a tuo padre, ben sapendo di incorrere in una pesante sconfitta in Tribunale. E non dimenticare che Lucrezia è con te e ha promesso che testimonierà a tuo favore. Quindi, stai tranquillo. Non hai più nulla da temere."

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