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Percorsero quel breve tragitto, con l'oscurità ad accompagnare il loro lento cammino, reso impervio dalla fitta vegetazione. Pareva quasi un portale per un altro mondo, anche se si trattava di un luogo umido e pieno di insetti che probabilmente non gradivano l'intrusione. Giorgio era in prima fila e si faceva strada con le mani, cercando spazio tra le strette fronde. Poco dopo, un ramo rimbalzò sul volto di Raffaele, il quale fece finta di nulla, dato che il Parroco non l'aveva fatto apposta. Per qualche istante, nel giovane operaio si balenò il timore di perdersi là dentro, visto che il buio non accennava a lasciare spazio alla luce.

Finalmente giunsero dall'altra parte, con un enorme spiazzo verde che li accolse sotto un cielo oramai sgombro da nuvole. Raffaele si guardò attorno; tutto corrispondeva alla descrizione offerta da Luca. Un semicerchio di alberi circondava i due compagni di viaggio, in silenzio ad ammirare ciò che la natura aveva creato, notandone la perfezione dei dettagli.

"Questo posto non mi convince." osservò Padre Giorgio.

"Neanche a me."

"Sento un forte odore di morte."

Raffaele si limitò ad annuire, domandandosi al contempo quale odore potesse avere la Morte. Poi camminarono distrattamente verso il centro dello spiazzo, senza una precisa idea sul da farsi.

"Direi che siamo al punto di partenza." disse il Parroco, scuotendo la testa.

"Beh, questo è il luogo dove si sono svolti i sacrifici." lo informò Raffaele.

"Speravi di trovare qualche traccia?".

"Certo che no. Sicuramente hanno fatto sparire tutto ciò che può ricondurre alle loro malefatte, anche se la vastità della zona obbligherebbe a una strenua ricerca."

"Quindi cosa dobbiamo cercare esattamente?".

Il giovane operaio alzò le spalle. "Qualsiasi cosa che possa aiutarci ad andare avanti con le nostre indagini."

Giorgio alzò le sopracciglia. "Qui non vedo nulla che possa aiutarci."

"Già." biascicò Raffaele, recuperando la macchina fotografica dallo zaino. "Mentre pensiamo a cosa fare, scatto qualche foto, non si sa mai."

"Il momento adatto per fare i naturalisti."

"Magari studiandole potremo ricavarci qualcosa di utile."

"Fai pure, allora." tagliò corto, lasciando intendere che fosse un'idea stupida. Raffaele non ci fece caso; notò un particolare nervosismo nell'amico ed era comprensibile dal momento che i buoni auspici di quella ricognizione si stavano spegnendo.

Poco dopo si separarono, gironzolando per l'esteso spiazzo, con la consapevolezza che se non fossero usciti dal cerchio verde non si sarebbero persi di vista. Raffaele seguitò a scattare foto, scegliendo soggetti casuali riconducibili più a un appassionato di fotografia piuttosto che a un indagine con risvolti sovrannaturali. Aveva portato con sé una vecchio apparecchio digitale, che aveva uno scarso valore economico, nonostante fino al giorno prima avesse contenuto le foto più significative dell'infanzia di Samantha, che erano state preventivamente salvate su un altro dispositivo.

Tuttavia si accorse di non essere neppure capace di utilizzare le impostazioni più elementari dell'oggetto e, anche se non avrebbe avuto un futuro da fotografo, si impegnò nella propria inutile – a suo dire – attività volta a catturare elementi di indagine. Catturò immagini nella pineta, nella vegetazione e in alcune di esse venne inquadrato anche Giorgio, il quale camminava a vuoto, come un automa.

Sembrava cercare qualcosa e, a dire il vero, fin dal momento in cui erano giunti in quel luogo Raffaele aveva avuto l'impressione che l'amico fosse rimasto deluso per non aver scovato ciò che sperava di trovare. Costeggiò buona parte della vegetazione poi, seccato, si sedette sull'erba bagnata, incrociando le gambe in una posizione molto simile a quella assumibile in un corso di meditazione. Raffaele non perse tempo a chiedersi il motivo di tanta stranezza e lo lasciò fare. Riprese il proprio lavoro, mentre nella sua mente balenava la convinzione che quel piccolo viaggio si stesse rivelando un buco nell'acqua.

Ne approfittò per cercare, tra le verdi foglie degli altri, qualcosa che gli ricordasse la notte di venticinque anni prima. Luca, difatti, prima di spiare aveva detto quella notte ti è stato fatto qualcosa. Che cosa aveva voluto dire? All'epoca aveva solo cinque anni, troppi per una totale assenza di memoria. Tuttavia, anche i ricordi della propria infanzia iniziarono a sembrargli futili.

Iniziava a credere che tutta la prima parte della sua vita fosse stata solo una bugia, vissuta in mezzo a perfidi attori che avevano cercato di controllare la sua esistenza. Forse aveva fatto bene a fuggire da quella famiglia, dalla quale non aveva ricevuto niente se non rabbia e dolore. Dentro di sé, qualcosa lo aveva avvertito che la soluzione migliore era lasciare la casa paterna.

Poco dopo, Giorgio si rialzò. Aveva i pantaloni completamente bagnati, ma sembrava non importargli. Raffaele, incuriosito, gli fece una foto, poi adocchiò la punta dell'albero di fronte a sé, che disegnava una riga perfetta in mezzo al sole. Non sarebbe servita per le indagini, certo, ma non riuscì a farne a meno e catturò l'immagine. La rivide sul display, notando l'imprecisione dell'inquadratura. Ero troppo vicino, pensò, motivo per cui indietreggiò, cercando di prendere l'immagine nella sua interezza. La sue spalle finirono contro le foglie di un arbusto, ma non ci fece caso. Fece ancora qualche passo indietro e, dopo la sensazione fastidiosa provocata dalle gocce d'acqua sulla felpa, udì qualcosa che lo toccò all'altezza del collo.

Senza darsi il tempo di capire di cosa si trattasse, scattò in avanti e un goffo mugulio uscì dalla sua bocca. Giorgio, poco distante, sobbalzò. "Che ti prende? Perché hai visto?".

"C'è qualcosa tra i cespugli! Ha cercato di afferrarmi per il collo."

"Sei sicuro? Magari era solo un ramoscello..."

"No" lo interruppe Raffaele, parlando sottovoce. "Non era un ramo. Era una mano, ne sono sicuro. Quelle che mi hanno toccato erano delle dita."

Giorgio rifletté, guardando nella direzione indicata dal compagno. "Credi che qualcuno si nasconda lì?".

"Ci hanno seguito... andiamocene, siamo in campo aperto, siamo vulnerabili!".

"Non credo... mi sembra improbabile che qualcuno abbia cercato di afferrarti il collo tra la vegetazione. Ti avrebbero semplicemente sparato."

"Allora di che si tratta?".

"Andiamo a controllare."

"Ma è pericoloso."

"Stai tranquillo. Se c'era qualcuno tra i cespugli – e ne dubito fortemente – sicuramente è scappato."

Raffaele lo fissò, pensoso. "C'è qualcosa che vuoi dirmi? Mi sembra che tu mi stia nascondendo qualcosa."

Il Parroco fece per dire qualcosa, ma poi si blocco. "Forse c'è davvero qualcosa che si nasconde. Ma non ciò che pensi tu."

"Cosa intendi dire? Spiegati meglio."

"Ho un sospetto, qualcosa che mi tormento dal momento in cui mi hai parlato di questo posto. E se i miei sospetti sono fondati, ciò che ti ha toccato è proprio quello che mi auguravo di trovare qui."

"E perché non me ne hai parlato?".

"Te l'ho detto, è solo un sospetto." si difese Giorgio. "Ora seguimi."

Pur non convinto della sobrietà del piano, Raffaele acconsentì e i due si avvicinarono all'arbusto con circospezione. Il giovane operaio rimase di fianco al Parroco, rifiutandosi categoricamente di restare dietro. Giorgio invece, sembrava non avere il minimo timore; evidentemente era sicuro che in mezzo alle foglie non si nascondesse nessuno. Una volta di fronte al cespuglio, si fermò, vi infilò entrambe le mani e, con gesti decisi, iniziò a staccarne ramoscelli e fogliame. Raffaele lo fissò, basito.

"Che stai facendo?!".

"Dammi una mano!" si limitò a dire Giorgio. Raffaele scosse la testa e lo imitò. Velocemente, l'arbusto venne spogliato fino al punto in cui il giovane operaio poté notare qualcosa che emergeva in luogo della vegetazione. Sembrava un colorito bronzeo, ma non poteva esserne sicuro. Giorgio accelerò notevolmente i propri momenti, desideroso di conferire attendibilità ai propri sospetti. Raffaele aumentò il ritmo a sua volta, fino a quando l'immagine di ciò che il cespuglio proteggeva divenne nitida e chiara. Fu a quel punto che Raffaele sobbalzò.

"Lo sapevo... lo sapevo!" affermò Giorgio, mostrando il primo sorriso della giornata.

"Ma questa è... una statua."

"Non una statua qualunque." disse il Parroco. "È la statua di Moloch!".

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