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"A un certo punto", raccontò Lucrezia, "Rogerio si è innervosito e ha cominciato a inveire contro Fausto e ti assicuro che non l'ho mai visto così agitato. È sempre così freddo e calcolatore..."

"Cosa lo ha fatto innervosire, secondo te?".

"Blaterava di sospetti infondati e di qualcosa che andava fatto al più presto e questo è pressapoco tutto quello che ho sentito. Mi spiace, ma a quanto pare sono stati entrambi molto cauti nel comunicare tra loro e non ho capito molto."

Raffale inarcò un sopracciglio. "Non capisco. Non mi sembra che ciò che hai sentito possa essere sconvolgente a tal punto da farti tremare. Sei sicura di avermi detto proprio tutto?"

Lucrezia esitò qualche istante poi, rassegnata, scosse la testa. "Se te lo dico, mi prenderai per pazza."

"Ne dubito fortemente. la tranquillizzò il giovane. "Di cose strane ne ho viste parecchie ultimamente, fidati."

"Non strane come ciò che ho visto io, temo."

"Provaci." la sfidò Raffaele, appoggiando i gomiti sul tavolino.

"E va bene." si convinse alla fine la donna. "Mentre ascoltavo la telefonata, ho avvertito una strana sensazione, quasi che una presenza oscura si trovasse vicino a me." fece una pausa. "E poco dopo ne ho avuto la prova."

"Lucrezia, che hai visto?".

"Non ne ho la certezza." disse la donna, fissando il bordo del tavolino. "Ma davanti a me, sul pavimento si è materializzata qualcosa che sembrava..."

"Sembrava?!".

La donna alzò lo sguardo verso il proprio interlocutore. "Sembrava proprio un'ombra."

L'ombra. Quella parola non appariva più come sintomo di un delirio collettivo che pareva aver infettato il buon senso di un gruppo di persone unite da un legame di parentela, ma se la prima volta che ne aveva sentito parlare Raffaele avrebbe voluto o potuto regalarsi una risatina, questa volta non aveva alcuna intenzione di ridere. Forse il misterioso assassino era molto esperto nell'agire con l'oscurità e le luci soffuse, pensò.

"A cosa stai pensando?" gli domandò Lucrezia, notandolo assorto nei suoi pensieri.

"A nulla." mentì il giovane. "Dicevi che hai visto un'ombra."

"Si, assurdo vero?".

"Non saprei.. immagino che tu non sia riuscita a scoprire a chi appartenesse quell'ombra."

"Purtroppo è così. Mi sono girata di scatto, terrorizzata, ma alle mie spalle non c'era nessuno. Poi ho guardato nuovamente davanti a me e la sagoma era sparita. Per un momento ho pensato che mio marito fosse uscito dal retro della stanza mentre parlava al telefono e, dopo avermi visto spiare, sia tornato in sala senza dire nulla."

"Quindi." analizzò la situazione Raffaele. "Sostieni che l'ombra che hai visto appartenesse a Rogerio?"

La donna scosse la testa. "Non saprei. È l'unica risposta razionale che sono riuscita a darmi."

Raffaele ripensò a quella sera in cui, dopo essere uscito di casa per gettare l'immondizia, aveva visto una sagoma oscura sul terreno. Il pensiero lo fece rabbrividire. Nella sua testa miriadi di pensieri e paure si materializzarono, portandolo a credere che magari il killer era giunti nei pressi della sua abitazione per osservare la zona e pianificare l'ennesimo omicidio, che avrebbe coinvolto lui e forse anche Samantha. Se davvero fossero andate così le cose, rifletté l'operaio, era chiaro come l'assassino avesse fatto lo stesso con Lucrezia e prima ancora con le vittime, in un macabro sopralluogo le cui conseguenze sarebbero state nefaste.

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