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Di quale ruscello sta parlando? Si chiese Raffaele, con la vista ottenebrata dai palmi della mano. Dubitava fortemente che si stesse riferendo all'enorme fiume che scorreva alla sua sinistra, in quanto definirlo ruscello era un eufemismo. D'altro canto, leggendo una sconnessione tra le frasi pronunciate dalla giovane, Raffaele credette che ciò fosse dovuto alla natura dei sogni, non sempre lineari e coerenti con la visione notturna.

"Non capisco di cosa parli. Chi si nasconde nei pressi del ruscello?".

L'ennesima risatina echeggiò alle sue spalle. Oramai era chiaro, pensava il giovane operaio, la ragazza non stava semplicemente giocando con lui; lo stava prendendo in giro. La disperazione iniziò a impossessarsi del suo corpo, dopo qualche rapido istante in cui la rabbia vi aveva fatto capolino. La giovane aveva smesso di ridere, ma sentiva chiaramente il suo lieve respiro, reale o meno.

"Ti prego, dimmi cosa vuoi da me!" la scongiurò Raffaele. "Sono qui per un motivo, ne sono conscio. Dammi una mano a capire!".

Nessuna risposta. L'ennesima delusione di quella inutile visione gli fece venire voglia di gridare e percuotersi per svegliarsi e porre fine a quello che, dopo la scomparsa del vecchio, aveva iniziato ad assumere i connotati di un incubo. Forse c'è qualche particolare che mi sfugge, pensò, qualcosa che lei sta cercando di farmi capire e che non riesco a cogliere.

Prima di chiedersi quali elementi incolti vi fossero nei minuti precedenti passati nello strano luogo, le mani della fanciulla scomparirono dal suo viso. La prima cosa che i suoi occhi incrociarono fu l'oscurità più totale. La luce aveva fatto posto al buio, rendendo quello che fino a poco prima era un luogo limpido armonioso in un'ambiente tetro e tenebroso. Si voltò rapidamente e, come aveva immaginato, la ragazzina era sparita.

Adocchiò le acque nere del Giordano e si guardò cautamente attorno. Iniziò a provare brividi di freddo e, indossando una leggera giacchetta beige, non aveva altro modo per proteggersi dal gelo. Dunque, provò a scaldarsi abbracciandosi e sollevando le spalle, in un espressione sofferente, appartenente a una persona senza più alcuna soluzione.

Eppure, pensava, doveva esserci un segnale, un indizio. La luce di una luna semi-piena illuminava un tratto di fiume e Raffaele approfittò della fioca visibilità per avanzare ulteriormente e osservare qualcosa che aveva attirato la sua attenzione. Dopo qualche passo si fermò, lanciando un'occhiata al terreno. Sgranò gli occhi, piegò le ginocchia e si chinò verso il suolo.

Un cerchio perfetto composto da una strana polverina grigia era stato creato a pochi centimetri dalla riva, sovrastando il verde. Raffaele inarcò un sopracciglio, cercando di scoprire quale nesso vi fosse con quella scoperta e il motivo per cui si trovava lì.

"Cosa stai cercando di dirmi, ragazzina?" chiese ad alta voce Raffaele, supponendo che la gioiosa fanciulla fosse ancora nelle vicinanze e stesse giocando nuovamente a nascondino con lui. La giovane, come previsto, non rispose, e il giovane operaio si trovò da solo a tentare di comporre un'enigma appartenente a un mosaico di inizi frammentato e sconnesso, come se le misteriose figure che lo avevano approcciato stessero tentando di metterlo alla prova.

Non ho il talento del detective, pensò.

Ebbe l'impulso di toccare la polverina, ma si trattenne, preoccupato di poter rovinare l'unica pista utile. Con il senno di poi, mai decisione fu più azzeccata. Una leggera coltre di fumo iniziò a levarsi dallo strato di povere, seguendo i bordi del cerchio per poi innalzarsi. Raffaele rimase qualche istante a fissare quel bizzarro spettacolo e, avuto il sentore che non fosse saggio restare troppo vicino a esso, si allontanò.

Nel momento in cui un lampo di luce, accompagnato da un forte rumore, tramutò il pulviscolo in un cerchio di fuoco, Raffaele cadde all'indietro, spostandosi dall'incendio con uno scatto repentino, con le fiamme che lo lambirono rischiando di raggiungere i suoi vestiti. Quasi sdraiato, vide la vampata sollevarsi, senza però fuoriuscire dal circolo disegnato al suolo, figura geometrica che lo protesse dal rischio di divenire una sorta di torcia umana.

Osservò le fiamme agitarsi un un macabro balletto di fronte a lui, che con le i palmi della mani si aiutò per darsi la spinta necessaria ad allontanarsi da quel tetro focolare. Tuttavia, il rogo pareva aver assunto vita propria e, accorgendosi che il proprio osservatore se la stava dando a gambe, pensò di avvicinarsi, cercando di avvolgere il suo corpo con un bacio infuocato. Raffaele se ne accorse e fece per alzarsi, pronto a fuggire e non voltarsi più, ma il fuoco non era dello stesso avviso in pochi secondi lo raggiunse, cingendolo di arancione.

Gridò, dimenandosi come un ossesso. Si svegliò pochi istanti dopo nel proprio letto, sollevandosi di schiena con le stesse mani con le quali poco prima, nel sonno, si era alzato da terra. Accese subito la luce, come accade a un bambino terrorizzato dopo aver avuto uno spaventoso incubo. Senza pensarci, si guardò i palmi, credendo di trovarvi qualche traccia di terra o erba in grado di testimoniare la veridicità dei propri sogni. Invece, a parte un po' di sudore, presente in quasi tutto il corpo, non v'era alcun segno di sporco. Eppure, rifletteva, la limpidezza della visione lasciava pensare che ci fosse qualcosa di importante da ricordare.

Prese fiato, si alzò dal letto e si asciugò via il sudore, poi indossò nuova biancheria e si infilò sotto le coperte, spegnendo la luce. Ricordava ogni minimo particolare del sogno, del quale dunque non aveva perso memoria. Cosa posso estrapolare da esso? Si chiese, appoggiando il viso sul guanciale del cuscino. Guardò l'ora sulla radiosveglia appoggiata sulla scrivania di fianco al letto. Le 4.00. Significava che aveva dormito molto, tutto sommato e, dal momento che non avrebbe ripreso sonno facilmente, poteva ritenersi soddisfatto del riposo.

Pensò all'incontro con il vecchio, incontrato la prima volta mentre rovistava tra la spazzatura e in seguito in vesti antiche, sulle rive del Giordano. Già, il Giordano. Cosa c'entravano quel fiume e la Terra Santa in quella vicenda? Il clochard gli aveva detto di avere pazienza, che presto tutto sarebbe stato svelato, aggiungendo che lo stesso Raffaele doveva essere bravo a cogliere gli indizi. Già, ma oltre al fiume israeliano e il misterioso focolare, cos'altro c'era da esaminare?

Lei. La fanciulla.

Lei che giocava con lui, nascondendosi dietro le piante. Lei che rideva, saltellava, con una voce dolce e innocente, che non nascondeva alcuna malignità, rendendo stupidi i suoi timori, risalenti al primo sogno e alle sensazioni di inquietudine provate in sua presenza. E poi c'era quella frase, che gli faceva roteare le meningi. Chi si nasconde nei pressi del ruscello? Sveglio nel proprio letto, appurò come non fosse la prima volta che udiva quelle parole, ma non riusciva a ricordare esattamente dove le avesse sentite.

Prigioniero della propria stanza, avrebbe voluto alzarsi e andare a cercare le risposte che cercava, spaventato ma al contempo eccitato. Tuttavia pensò che qualche ora di riposo in più non avrebbe guastato e, dopo il turno di lavoro mattutino, avrebbe avuto buona parte del pomeriggio libera, che avrebbe dedicato interamente alle investigazioni.

Presto scoprirò tutto.

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