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Prima di riaddormentarsi promise che si sarebbe alzato presto per avere il tempo di carpire informazioni sulla strana visione grazie alle proprie – scarse – conoscenze informatiche. Tuttavia, la difettosa radio-sveglia lo svegliò a malapena per fare colazione, preparare Samantha per la scuola e recarsi al lavoro. Se smanettare tra i macchinari lo distraeva dai problemi, quella mattina Raffaele non fece altro che pensare a quelle quattro lettere. MLCH. A parte il fatto che non ci sono vocali, pensò, quale altro indizio mi è sfuggito?

Ammesso che nei sogni non si potessero leggere le vocali – e per quanto ne sapeva, non era affatto vero – forse doveva concentrarsi proprio su questo. Aggiungere le lettere mancanti. Terminato il turno di lavoro, si precipitò verso casa come una furia e Lucrezia, intenta a preparare il pranzo, quasi saltò per aria, presa alla sprovvista dalla brusca apparizione di Raffaele.

"Che succede?" domandò lei, ma Raffaele non la degnò di uno sguardo. Senza nemmeno cambiarsi gli abiti da lavoro prese il proprio PC,e lo appoggiò sul tavolo, spostò le stoviglie e iniziò la propria ricerca. Lucrezia lasciò la propria occupazione e si avvicinò, spiando lo schermo del computer, sorpresa dalla velocità in cui le dita di Raffaele si muovevano sulla tastiera, non sempre precise.

"Che cosa stai cercando?".

"Risposte." disse Raffaele, senza distogliere lo sguardo dal display.

"Hai avuto un'altra delle tue visioni, vero?".

"Si e questa volta ho un indizio più concreto, ma non è molto chiaro, quindi devo provare a risolvere l'enigma."

Senza distrarlo ulteriormente, Lucrezia osservò la parola digitata sul motore di ricerca. "MLCH? Cosa vorrebbe dire?"

"Non ne ho idea. Mi sono ritrovato catapultato in una specie di villaggio ebraico e sul suolo è comparsa questa scritta. Ma mentre provavo a leggerla avevo la vista offuscata e quindi è probabile che manchino delle lettere. Tuttavia, per completezza, voglio vedere se queste quattro lettere, prese a sé, hanno un qualche significato."

Come previsto, la ricerca non diede alcun risultato significativo. A parte alcuni siti italiani e stranieri dedicati a materassi e alla vendita di skateboard, null'altro stuzzicò la loro attenzione. "È evidente che hai ragione tu." suggerì Lucrezia. "Mancano delle lettere."

"Delle vocali." - precisò Raffaele. "Ma quali? Sono solo cinque, ma chissà quante combinazioni di lettere possono esserci."

"E se provassi Malachia?".

Per la prima volta da quando aveva messo piede in casa, Raffale la guardò. "E chi sarebbe questo Malachia?".

"Un profeta. Se osservi bene, ci sono ben quattro vocali che si incastrano alla perfezione."

"E tu come sai queste cose?".

Lucrezia fece spallucce. "Quando ti forzano ad andare a Catechismo, qualcosa impari per forza."

"Direi che è un buon inizio. Proviamo." affermò Raffaele, il quale digitò il nome del Profeta e cliccò sulla prima pagina dell'elenco risultante dalla ricerca. "Eccolo qui. San Malachia. Nato a Gerusalemme, è uno dei Profeti dell'Antico Testamento, noto per il Libro di Malachia."

"Di cosa tratta?".

Raffaele fece scorrere la pagina, fino a scorgere la voce che gli interessava. "Ecco qui. I temi portanti del volume sono lo scandalo dei matrimoni misti e dei divorzi, nonché le colpe culturali dei sacerdoti."

I due si guardarono, scuotendo la testa. "Non vedo come ciò posso riguardare la nostra situazione. Mi sa che abbiamo fatto un buco nell'acqua bello grande."

"Non è detto. Forse c'è qualcosa tra le righe che non abbiamo colto. Proviamo a cercare altre informazioni. È pur sempre un punto di partenza."

Seguitarono nelle ricerche per una buona ora, ma i risultati furono piuttosto oscuri. Lucrezia aiutò Raffaele reperendo informazioni sul misterioso Profeta, accelerando il lavoro. Eppure, quando si fermarono per analizzare il materiale reperito – che Raffaele si era premurato di stampare - nulla fece intuire un collegamento tra Malachia e tutto il male che stava colpendo la loro cittadina. Deluso e pensieroso, Raffaele si concesse una breve doccia. Lucrezia si offrì di preparargli il pranzo, ma il giovane operaio rifiutò, asserendo di non essere affamato, ripiegando solo su uno striminzito frutto.

Un'ora dopo Lucrezia uscì di casa per un colloquio di lavoro. Dopo il fallimentare matrimonio con Rogerio, che le aveva assicurato una vita da Regina, aveva smesso da lavorare senza però celare il malcontento per aver rinunciato alle proprie ambizioni in cambio di un illusorio futuro radioso, con un mostro che aveva pagato per i suoi orrori. Certo, aveva ereditato un mucchio di soldi, con i quali avrebbe potuto vivere di rendita, ma ricordava da dove proveniva e quanta fatica aveva dovuto fare per realizzarsi e non avrebbe mai accettato il ruolo di vedova inconsolabile.

Raffaele le augurò buona fortuna e si sedette sul divano, con la testa orientata a quella specie di anagramma che non riusciva a risolvere. Avrebbe voluto avere a fianco Samantha, che l'avrebbe intontito di chiacchiere, distraendolo dai suoi pensieri. Tuttavia, la piccola sarebbe rientrata un paio d'ore dopo e, annoiato, optò per portare fuori la spazzatura, per spezzare la monotonia di quel tenebroso pomeriggio.

Attraversò il piazzale con l'enorme sacco, pensando che forse Malachia non era una soluzione scorretta; bisognava solo trovare il giusto collegamento. Svoltò l'angolo, con lo sguardo chino verso il basso. Vide le gambe di un uomo davanti ai cassoni e si fermò pazientemente. Malachia, Malachia. Quel nome continuava a ronzargli nella mente, Doveva rivolgersi a qualcuno che si intendesse di quel genere di cose.

Già. Ma chi?

Poco dopo Raffaele, sempre intento a fissare l'asfalto, notò che quel compaesano stava impiegando più del dovuto per gettare l'immondizia. Fece un forte respiro, prima che la rabbia lo portasse a inveire contro un innocente uomo che stava solo cercando di liberarsi dei rifiuti. Quando questi si voltò, Raffaele lo riconobbe, rimanendo paralizzato dallo stupore. Era proprio lui.

Il clochard.

Non gli interessava sapere se fosse una coincidenza o se il vagabondo lo attendesse, ma questa volta non lo avrebbe lasciato andare, come era avvenuto nel loro primo incontro. Voleva delle risposte e le avrebbe avute. "Ehi, tu!" esclamò Raffaele, avanzando verso l'anziano. "Dobbiamo parl..."

Le sue parole vennero interrotte da una brusca caduta. Forse per l'eccessiva foga, Raffaele inciampò su un gambo del cassonetto e capitombolò, riuscendo a evitare l'impatto con il suolo grazie all'aiuto delle braccia. Si rialzò rapidamente, dolorante per la forte botta alle ginocchia, ma pronto a riprendere la corsa.

Tuttavia, del clochard non c'era più traccia.

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