Prologo

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Saverio stava iniziando a cedere. La stanchezza si era impadronita dei suoi muscoli, che imploravano un momento di stop. Aveva sperimentato sulla propria pelle cosa significasse correre a perdifiato, spinto dalla paura e dall'adrenalina; la resistenza, tuttavia, era un serbatoio limitato che iniziava a prosciugarsi.

Quando l'ombra aveva fatto la sua inaspettata apparizione, circa dieci minuti prima, era cominciata una lunga corsa scandita da una fugace pausa. Ma l'oscura sagoma era ricomparsa poco dopo, costringendolo a riprendere la fuga, con il fiato grosso e le gambe che tremavano come gelatina a causa dell'immane sforzo.

Il secondo tempo della rapida marcia durò una manciata di minuti. Com'era prevedibile, il corpo decise di rivoltarsi alla mente, intenta a spingere il fisico oltre limiti non consentiti. L'uomo si fermò di scatto, rischiando di cozzare contro la parete di un vecchio edificio una volta adibito alla produzione di latte. Si appoggiò al muro, piegato sulle ginocchia e con i lunghi riccioli neri che gli ricadevano sulla fronte. Boccheggiò e ansimò a lungo, fissando il terreno illuminato dalla luce del lampione che lo osservava come un curioso passante.

Poi, quando l'oscurità invase il suo campo visivo, capì che era giunto il tempo di filarsela. Pareva che l'ombra si stesse prendendo gioco di lui e questo pensiero accompagnava i goffi tentativi di muoversi, che bruciavano le energie residue come un incendio inarrestabile. Chiunque lo stesse inseguendo era intenzionato a scherzare, in un sadico teatrino dove il protagonista era una marionetta terrorizzata con spessi fili tirati da un burattinaio ghignante.

Saverio aveva poco meno di sessant'anni e il suo fisico, tutt'altro che snello, era in quel momento il più grande limite. Decenni or sono poteva definirsi un tipo sportivo, amante della competizione e del footing, ma si era ben presto lasciato andare, consentendo all'ingordigia di influenzare le proprie abitudini giornaliere, rendendolo pigro e incontrollabile a tavola, non aiutato dai lauti banchetti preparati dalla domestica, l'unica persona insieme a lui a frequentare la sfarzosa abitazione. Rimpianse in quegli istanti il repentino abbandono dell'attività fisica anche se, per quanto ne sapeva, non sarebbe potuto bastare per sfuggire alla misteriosa furia che di punto in bianco aveva deciso di perseguitarlo.

E pensare che era solo uscito di casa per bersi un bicchierino o due al bar del paese; mai decisione fu peggiore nella sua esistenza.

L'ombra era nuovamente comparsa, avvolgendo buona parte della zona circostante. Dapprima Saverio pensò si trattasse di un paio di compaesani che stavano percorrendo la medesima strada a passo spedito, ma pochi istanti più tardi il misterioso persecutore riprese la sua avanzata.

Dunque, si voltò e ripartì.

Sfortuna volle che la terribile esperienza si svolgesse in piena notte, in un rione del paese isolato e in cui nessuno poteva - o voleva - udire le sue disperate richieste di aiuto. La tenebra primaverile, caratterizzata da un'insolita calura, gli fece arrossire la pelle e lo rese madido di sudore; temeva che la maratona forzata, se si fosse protratta ancora a lungo, lo avrebbe portato alla totale disidratazione.

Alla fine, stremato, si lasciò cadere a terra, camminando per qualche metro a carponi e strisciando con le pesanti ginocchia, che non tardarono a sbucciarsi a contatto con l'asfalto. Trattenne i gemiti di dolore che esternò solo con gridolini soffocati, tentando di raggiungere la barricata dietro cui si nascondeva il parchetto comunale. Vi si adagiò con la schiena, allungando la mano verso lo scroscio originato dal foro di una fontanella, approfittando della frescura dell'acqua montana.

Socchiuse le palpebre, ansimando con foga nel disperato tentativo di quietarsi. Passarono diversi secondi prima che il suo respiro tornasse a essere regolare, ma la spossatezza non voleva abbandonare il ruolo di inseparabile compagna di viaggio e, sotto il chiarore della luna, ebbe modo di riflettere sul proprio lavoro, che era convinto di odiare a morte. In quanto socio dell'impresa di famiglia, aveva avuto diverse occasioni per sfuggire dai doveri al vertice della dirigenza, coperto dal silenzio del fratello, ma promise a sé stesso che semmai fosse riuscito a scamparla, l'indomani si sarebbe presentato con gioia alla riunione mensile della società.

Ma ora non poteva riposare.

Doveva alzarsi e scappare, senza voltarsi.

Prima che potesse fare una qualsiasi mossa, la tenebrosa entità apparve a pochi metri. Non aveva idea di chi si celasse dietro di essa e non aveva intenzione di scoprirlo, ma alla fine incrociò lo sguardo dell'inseguitore, il quale aveva deciso di rivelarsi. Un espressione di terrore comparve così sul volto paffuto dell'uomo.

"Tu?! Non può essere!" sbraitò Saverio, colto da improvvisa isteria. Cercò di riprendere il controllo di sé stesso, provando ad aggirare l'ostacolo e fuggire, ma non ebbe il successo sperato. Le urla precedettero i suoi ultimi respiri.

L'ombra si era abbattuta su di lui.

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